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L’intervista

Nell’ultima settimana solo un ricovero in terapia intensiva a Seriate: “Ma temo le feste di Natale”

Il dottor Keim, direttore del dipartimento Urgenza Emergenza Accettazione, di Anestesia e Rianimazione dell’Asst Bergamo Est, racconta come è stata vissuta questa seconda fase

“L’arrivo della seconda ondata, lo ammetto, ci ha un po’ demoralizzati: ce lo aspettavamo dopo un’estate da quasi liberi tutti, ma gli operatori si portavano ancora addosso lo stress post traumatico della prima”: Roberto Keim, direttore del dipartimento Urgenza Emergenza Accettazione, di Anestesia e Rianimazione e del Blocco operatorio dell’Asst Bergamo Est, racconta così il ritorno ad alto ritmo dei contagi che, fortunatamente, non ha investito la Bergamasca con la stessa veemenza di questa primavera.

Una sensazione che, però, è rimasta poco nella mente e nel fisico dei medici: “Tutti si sono messi subito a disposizione – continua Keim – aiutando, come era giusto fare dal punto di vista deontologico innanzitutto ma poi anche etico e morale, le altre province che non erano abituate a una simile mole di accessi Covid”.

L’Asst Bergamo Est ha dato immediatamente la propria disponibilità ad accogliere pazienti provenienti da fuori provincia: fino a una decina di giorni fa il 70% dei ricoverati Covid non era bergamasco, proveniente soprattutto dalle zone del Varesotto e della Brianza, mentre negli ultimi giorni il trend sta mutando.

“La pressione sugli ospedali di quelle zone sta diminuendo – spiega -, e le strutture riescono a gestire molto meglio in loco i propri pazienti. Oggi noi contiamo uno o due accessi Covid al giorno in pronto soccorso, provenienti dalla Bergamasca e nell’ultima settimana solo un malato tra i nuovi accessi ha necessitato di cure respiratorie intensive”.

Dall’ultimo aggiornamento disponibile, oggi sono 123 i pazienti ricoverati negli ospedali della Asst Bergamo Est: 55, di cui 6 in terapia intensiva, al Bologini di Seriate, 14 ad Alzano Lombardo, 10 a Piario, 21 a Lovere e 23 a Gazzaniga.

Un numero che in questa seconda ondata ha toccato un picco di 150, ma sempre molto lontano da ciò con cui l’azienda sanitaria ha dovuto fare i conti in primavera, quando tutti i letti erano stati riconvertiti in modo da poter accogliere pazienti positivi all’infezione da Sars-Cov-2.

“Se guardiamo a due parametri che ci consentono di tenere sotto controllo la situazione, il numero dei letti di terapia intensiva occupati e dei caschi Cpap attivi, possiamo notare come la tendenza stia andando sempre più verso un lento deflusso – spiega – Abbiamo 6 pazienti Covid sottoposti a cure intensive e altri tre con terapia Cpap: in più come Asst Bergamo Est gestiamo anche 3 pazienti nella struttura in Fiera. Nella prima ondata, invece, siamo arrivati ad avere fino a 23 letti in terapia intensiva, 4 volte tanto la normale capacità, ed è stato uno sforzo enorme. Oggi riusciamo a gestire molto meglio i pazienti: durante la prima ondata ne abbiamo trasferiti 58 in altre strutture lombarde, italiane o addirittura estere, nella seconda al massimo 7”.

Se nelle aree intensive il decorso della malattia è pressochè identico a livello temporale a quello della prima ondata (tra i 15 e i 20 giorni), appare invece leggermente più veloce il turnover dei pazienti Covid che occupano letti di normale degenza: “Ma è altrettanto vero che il 50% dei malati arrivati da noi avevano una sintomatologia sfumata e la risposta alle terapie canoniche è stata immediata. Abbiamo avuto anche tre decessi, tutti pazienti venuti da fuori, arrivati da noi in condizioni precarie dopo un ricovero in altre strutture”.

Anche l’utilizzo dei caschi Cpap è sensibilmente diminuito: dai 60 della prima ondata ai 12 della seconda, con tre pazienti tra questi ultimi che hanno necessitato di un trasferimento in rianimazione.

Nella cura del paziente la “palestra” primaverile ha formato in modo importante il personale dell’azienda sanitaria: “Sicuramente un’esperienza importante, di cui abbiamo fatto tesoro – evidenzia il dottor Keim – Dobbiamo dire anche che la situazione oggi è molto diversa: abbiamo sempre mantenuto il doppio percorso, Covid e non Covid, assicurando la cura anche agli altri pazienti, dai parti alla chirurgia d’urgenza. Nella prima ondata tutti i reparti erano stati convertiti, oggi il Covid impegna il 45% della nostra capienza ospedaliera”.

Sulla possibile evoluzione della pandemia il dottor Keim esprime, come molti colleghi, una forte preoccupazione: “La curva ora è arrivata a una situazione di sostanziale plateau, raggiunta con l’applicazione di misure non eccessive di contenimento che potrebbe portarla presto a deflettere verso la discesa. Ma sono abbastanza preoccupato per il periodo tra Natale e la Befana, credo che potremo pagare una ripresa dei contatti: non dimentichiamoci che è il periodo in cui si interfaccia anche più chiaramente l’influenza stagionale. Mi auguro di no, ovviamente, ma mi aspetto una recrudescenza della pandemia a gennaio: molti la chiamano terza ondata, ma la seconda non si è mai avvicinata ancora allo zero come era successo in estate. Questo è un pensiero comune di tutti gli operatori, di chi ha il polso della situazione ogni giorno: non abbiamo mai avuto la sensazione che fosse finita. Per molti italiani, invece, sembra essere così: non i bergamaschi, tra i quali noto sempre una grande attenzione e maniacalità nella prevenzione”.

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