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L'intervista

Matteo: dal coming out al Pride, per mostrarsi senza paura

"Tanti ragazzini si sentono sbagliati, diversi e vulnerabili quando non sanno che, per fortuna, oggi la situazione sta cambiando. Essere gay e una cosa del tutto normale. La società deve capire che per quanto noi vogliamo essere tutti uguali, in realtà siamo tutti diversi l’uno dall’altro".

Oggi, dopo il primo varo della legge Zan, sembra che il tema dell’omosessualità abbia superato ogni ostacolo. Ma è proprio così?

A questo proposito, ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Matteo Besana, classe 1998, residente ad Osio Sotto, che ha deciso di aprirsi con me e di raccontarmi la sua “scalata” verso questa scoperta, l’accettazione e il normale scorrere della vita. Abbiamo sfatato alcuni tabù.

Pensi che ci sia un “qualcosa” che faccia innamorare un uomo di un altro uomo, piuttosto che di una donna?

Io non credo sia tanto quanto un uomo faccia innamorare un altro uomo, o quanto un uomo si possa innamorare di una donna. Semplicemente è una condizione che capisci crescendo e quindi non puoi cambiare quello che tu provi per una persona. Non ho scelto io di amare un altro uomo, come non ho scelto di essere omosessuale, come al tempo stesso, non ho scelto io di definirmi uomo. Biologicamente io mi identifico nella figura maschile, poi che sia eterosessuale o omosessuale, quello è un discorso diverso.

Sei mai stato innamorato/attratto da una donna?

Da buon stereotipo gay, e amante del trash mondiale, posso dirti che il mio unico amore e la mia unica attrazione sono Beyoncè e Lady Gaga. A oggi, non sono mai stato innamorato di una donna. Mi attraggono molto il corpo femminile e la fisicità della donna. Nonostante vedo la donna come un bellissimo essere vivente, non credo comunque di riuscire ad arrivare fino all’atto sessuale.

Quando e come hai scoperto di essere omosessuale?

Ho scoperto di esserlo un po’ alle medie, a 12 anni e l’ho tenuto nascosto fino ai 13. Avevo capito che effettivamente mi piaceva stare in compagnia di tantissime ragazze e infatti ero circondato di amiche femmine! Ma quell’amicizia si fermava lì. Non riuscivo a vedere accanto a me una donna o una moglie in un futuro… perché non mi sarei sentito realizzato fino in fondo. Ho scoperto di esserlo da piccolo, anche in tanti piccoli accorgimenti che poi crescendo impari a capire e mi sono sempre reso conto di essere particolare rispetto alle altre persone: le fidanzatine non sono mai state il mio forte!

Cosa ti ha spinto a dichiararti?

Mi sentivo effettivamente molto a disagio a parlarne, anche perché non conoscevo ancora cosa volesse dire “essere gay”, ma ho conosciuto due ragazze che hanno deciso di raccontarmi la loro storia e parlando mi dissero di aver avuto relazioni con persone del loro stesso sesso. Al che, mi sono detto tra me e me “ma allora non sono strano!”. Mi informai e iniziai a guardare parecchie serie TV che trattassero questo tema, cercai il significato e che cosa volesse dire per davvero essere omosessuale, e poi, una volta capito, decisi di dirlo a tutti, perché io sono quello che sono. Sono nato così, ho capito di esserlo e non vedo motivo per cui dovrei nascondermi o comunque di mantenere nascosta una cosa che per me è tranquillamente normale. Cosa c’è di male nel passeggiare mano nella mano con il mio fidanzato? Io non ci vedo nulla di così sbagliato.

matteo besana ok

Come l’ha presa la tua famiglia?

Beh, la mia famiglia, essendo relativamente cristiana, inizialmente ha avuto un po’ uno shock iniziale, dovuto al fatto che forse non conoscevano ancora questo mondo… c’erano ancora parecchi tabù e per un ragazzino di 13 anni c’era molta preoccupazione all’epoca, sia per come si sarebbe posto che per come sarebbe andato in giro. Secondo me c’era molta paura negli occhi dei miei genitori quando ho dichiarato il mio orientamento sessuale. C’è stata anche molta ignoranza, che comunque era più che lecita in quel momento, dato che non conoscevano l’ambito, il mio bene stare, il mio stare psicologico. Effettivamente loro non potevano capire quanto disagio io avessi in corpo in quel momento, tanto da sentire il bisogno di dovermi dichiarare. Attualmente la mia famiglia la vive bene e sono più consapevoli, oltre ad essere pro al mondo LGBT, però all’inizio c’è stata molta paura e credo sia anche abbastanza normale.

C’è qualcuno che si è allontanato da te per questo motivo?

Non mi ricordo di qualche persona in particolare, semplicemente perché evidentemente non saranno state così importanti. Le mie cerchie più strette no. Sono sempre stato fortunato, mi hanno sempre capito e soprattutto accettato sin dal primo momento senza mai rivolgermi alcun insulto, critica o altro. Alcuni si sono meravigliati, altri mi hanno abbracciato dicendomi che ci sarebbero stati nonostante tutto e tutti e ad oggi posso confermare che è stato davvero così.

Per te è stato facile accettarsi e accettare di esserlo? Ti sei mai chiesto il perché?

No. Non è stato facile accettarmi, io ci ho messo un anno scolastico per capire che effettivamente non avevo nulla di sbagliato, niente di anormale… tutta colpa della società che ancora oggi ci impone degli standard che purtroppo sono quello che sono, ovvero il solito maschio alfa, alto, bianco, eterosessuale e cis gender, è considerato più forte e potente, e viene considerato come “normalità”. Io mi vedevo anormale perché comunque ero piccolo, non conoscevo ancora gli ambienti LGBT e persone LGBT. Non conoscevo questi ambiti e queste comunità.

Mi sono chiesto il perché tante volte e la risposta è che purtroppo c’è ancora tanta chiusura mentale, ignoranza e disinformazione sin da piccoli, poiché non insegnano queste cose nelle scuole. Lì ti insegnano la sessualità, ma non ti insegnano cos’è e soprattutto quali sono le diverse sessualità! Come ci sono io omosessuale, ci sono anche le lesbiche, i bisessuali, asessuati, asessuali… ci sono tante sfumature che non ci vengono insegnate e che quindi siamo costretti ad imparare da soli o tramite i nostri amici, che però possono anche non essere informati al 100% su determinati argomenti e quindi possono arrivare informazioni errate. Anche per questo motivo tanti ragazzini ad oggi si sentono sbagliati, diversi e vulnerabili quando non sanno che, per fortuna, oggi la situazione pian piano sta cambiando. Essere gay e una cosa del tutto normale. La società deve capire che per quanto noi vogliamo essere tutti uguali, in realtà siamo tutti diversi l’uno dall’altro.

Sei mai stato vittima di qualche insulto omofobo? Se sì, hai voglia di raccontare un episodio?

Sì, di insulti omofobi perché sono gay sì. Sia tramite social che dal vivo, ma per qualsiasi cosa facessi. Vivo in un piccolo paesino della bergamasca e credo sia abbastanza normale da parte di ignoranti, quando la loro vita diventa inutile, giudicare quella degli altri. Un episodio in particolare non c’è l’ho di preciso se non una volta che sono stato accerchiato da dei ragazzi (solo perché omosessuale). Ho ricevuto qualche spintone, ma alla fine nulla di che. Sono sempre stato una persona abbastanza sulle mie, combattendo mille battaglie però… quindi sempre forte e sempre a testa alta ho superato ogni ostacolo possibile e immaginabile. Anche dopo quell’episodio non mi sono abbattuto e ho continuato per la mia strada. Non mi sono mai arreso, specialmente di fronte all’ignoranza”.

Questa situazione per te è mai stata la causa delle tue lacrime?

Si, è stata causa di lacrime, ma non tante per fortuna. Perché viviamo in un paese ancora bigotto e retrogrado che pian piano si sta evolvendo. All’epoca avevamo anche pochi diritti e si sentivano sempre più episodi di bullismo e omofobia e molti ragazzi si sono suicidati perché non riuscivano ad accettarsi. Persone venivano denigrate, licenziate e allontanate, solo per la loro omosessualità e quindi molto spesso quando leggevo storie di miei coetanei o persone che mi capitava di conoscere nel mio percorso, piangevo… anche perché non avevamo diritti. Adesso nel 2020 grazie alla DDL ZAN (proposta di legge che propose Alessandro Zan un anno fa e attualmente è stata accettata alla camera). Stiamo riuscendo, finalmente, a ottenere diritti, come ad esempio le unioni civili, grazie anche alla deputata Cirinnà.

Pensi che le manifestazioni siano un aiuto?

Sì, per molti motivi. Conosci un sacco di gente e conosci il mondo dell’attivismo… che è una delle cose più corrette di questo mondo. Si scoprono un sacco di cose belle. E poi combattere (pacificamente) per i diritti delle persone, è la scelta migliore per un futuro migliore! Non solo per noi, ma anche per le generazioni future.

Cosa consiglieresti ai ragazzi che ancora non hanno deciso di rivelarsi per quello che sono?

L’unico consiglio che mi viene da dare alle persone che ancora non si sono dichiarate, è di cercare dentro loro stessi il coraggio di ammettere a se stessi (scusate il gioco di parole) innanzitutto quello che si è, e che siamo NOI. Trovate il coraggio di dirlo a qualcuno e di parlarne con persone fidate e con chi ne ha le competenze! Ad oggi sul territorio bergamasco c’è il “Bergamo pride” che ha una serie di figure educative e con la quale si può sempre avere un confronto. Ci sono tante associazioni che aiutano e che ci supportano. Il mio consiglio è quello di approcciarsi a loro che sono persone all’interno della società disposte ad aiutarci in ogni momento. Disponibili sempre per parlarci. Io ora sono all’interno del comitato Bergamo pride. Sono uno degli organizzatori del pride e di tutti gli eventi possibili.

Ad oggi Matteo, a soli 22 anni, è un attivista, in quanto combatte pubblicamente per i diritti della comunità LGBT+, (oltre che organizzare e partecipare ai pride).

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