Nell’anno in cui la pandemia è stata un’impasse per la grande maggioranza delle istituzioni culturali nazionali, la Gamec non si è mai fermata. Questa capacità di reinventarsi, di tenere accesi i motori e procedere su strade inesplorate con l’aiuto del web – seminando passione e curiosità ben oltre i confini locali – si è fatta notare. E il Giornale dell’Arte oggi incorona la Gamec museo-simbolo nell’epoca del virus per le incessanti e innovative attività on line messe in campo in queste difficili stagioni.
Oltre alle mostre che hanno animato gli spazi di Palazzo della Ragione (Daniel Buren – illuminare lo spazio) e di via San Tomaso (TI BERGAMO – una comunità, mostra collettiva, e In the Forest even the Air Breathes, curata dall’indiano Abhijan Toto vincitore del X premio Bonaldi), Gamec ha dispiegato un dinamico fronte di interazione con le istituzioni locali, con gli attori della radiofonia nazionale, con gli enti culturali del territorio provinciale e regionale.
E da marzo ad oggi, con eventi ancora in progress, ha scandito il balletto dei lockdown e delle riaperture con altrettante fasi di progetto-azione, da Radio Gamec (22 marzo-26 maggio) a Gamec Real Live (18 giugno – 23 luglio) a Radio Gamec PopUp (dal 17 ottobre), fino ai nuovi incontri online, partiti il 28 novembre, per studenti e adulti del ciclo Aula Magna – Arte Cittadinanza Costituzione, con trasmissioni ogni sabato dall’aula magna dell’Università di Bergamo.
Ne parliamo con Lorenzo Giusti, direttore Gamec,che ci restituisce il senso di un impegno per un’arte più popolare, che è insieme una sfida ai tempi incerti che stiamo vivendo.
Il fatto che il Giornale dell’Arte vi abbia scelto come migliore museo del 2020 che effetto vi fa?
Siamo grati per questo riconoscimento, che giunge a conclusione di un anno complesso, e felici di poterlo condividere con Bergamo e la sua comunità, primi destinatari del nostro lavoro. Abbiamo operato di squadra, insieme, consapevoli dei nostri limiti prima ancora che dei nostri mezzi, ma sapendo di potere contare sulla fiducia di tante persone. Sappiamo però di dover fare ancora molto per crescere e dare continuità al nostro lavoro.
Dopo Radio GAMeC l’esperienza di Radio GAMeC Pop Up: ce ne parla in breve?
In concomitanza con la mostra Ti Bergamo abbiamo deciso di avviare una collaborazione con il programma Pop Up di Radio Popolare portando il camper di Alberto Nigro e Andrea Frateff-Gianni nei paesi della Bergamasca. Abbiamo iniziato da Alzano e Nembro e poi siamo arrivati a Dalmine, Clusone, San Pellegrino, Arnosto… Sabato prossimo saremo a Crespi d’Adda e continueremo così fino alla metà di febbraio. Abbiamo sviluppato il primo format cercando di adeguarlo alle nuove fasi della pandemia. Continuiamo a ospitare testimonianze dal territorio e storie dal mondo, oltre a trasmettere buona musica in FM. Ci hanno già “fatto visita” Michela Murgia, Myss Keta, Gad Lerner, Daria Bignardi, Paola Antonelli, Letizia Battaglia, Cecilia Alemani e tanti altri ospiti. La radio continua a riscuotere interesse e a portare l’arte visiva a contatto con altri mondi. Questo ci spinge ad andare avanti. Il prossimo passo sarà aprire una Web Radio vera e propria.
Il panorama dei musei d’arte contemporanea sul web. Quale la specificità di GAMeC?
La nostra specificità è stata e continua a essere quella di utilizzare il Web e i social non per promuovere le nostre attività in sede, ma per creare nuovi contenuti specifici, costruiti appositamente per la rete e i suoi diversi canali. L’altro elemento che ci distingue è la ricerca di un rapporto intimo e collaborativo con la comunità. Prima di sviluppare un progetto cerchiamo sempre di chiederci perché lo stiamo facendo, ma soprattutto per chi. Siamo una galleria civica, e come tale cerchiamo di mettere il senso civico al centro dei nostri progetti.
Altri eventi web in progetto?
Abbiamo in serbo altri due progetti digital, oltre a Radio GAMeC e ad Aula Magna, il nostro programma di lezioni online per le scuole superiori, tra arte, cittadinanza e costituzione. Stiamo però aspettando di capire se i musei potranno riaprire a dicembre oppure no, perché da questo dato dipenderà la loro declinazione. Un progetto riguarderà direttamente gli artisti, l’altro getterà dei ponti di comunicazione tra diverse istituzioni culturali.
Sarà la strada da percorrere anche quando si tornerà alla “normalità”?
Non si potrà fare a meno di utilizzare il web, ma dovremo anche rieducare il pubblico a frequentare dei luoghi della cultura. Continueremo a muoverci su un doppio piano, cercando sempre maggiori intersezioni. Il rapporto del pubblico con l’opera d’arte è cambiato e continuerà a cambiare. Lavoreremo per un sempre maggiore coinvolgimento della nostra “utenza”, una parola brutta che però rende abbastanza bene l’idea di come sia necessariamente cambiato il modo di identificare il pubblico del museo, che non è più soltanto quello che il museo lo frequenta fisicamente, ma una più vasta comunità che con il museo interagisce e scambia
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