Tredici partite in due mesi sono un carico troppo pesante anche per la super Atalanta di Gasperini. Se a queste, poi, si aggiungono anche gli impegni con le nazionali (con tanto di viaggi internazionali) che mai come quest’anno vedono protagonisti quasi tutti i nerazzurri, si può avere un’idea di quanto pesante sia questa prima parte di stagione per gli attori di Zignonia.
Il Covid e la scorsa stagione conclusa ad agosto inoltrato stanno rendendo il tutto ancora più complicato, perché il tecnico piemontese non ha avuto molto tempo per preparare la nuova annata.
Contro il Verona, sabato sera, Gomez e compagni hanno giocato il tredicesimo match dal 26 settembre ad oggi (nazionali escluse). In pratica una partita ogni quattro giorni.
Numeri che non incidono solo sulla stanchezza dei giocatori, ma che non permettono anche al tecnico e al suo staff di mettere a punto quegli allenamenti minuziosi che caratterizzano il metodo di lavoro del Gasp.
Inoltre, l’infermeria da settembre ad oggi non è mai stata vuota: Caldara è l’unico lungodegente (sperando che il guaio al ginocchio di Gollini sia di poco conto, lunedì in giornata si dovrebbe sapere di più), ma in questi due mesi si sono fermati Gosens (due volte), poi de Roon, Pasalic, Romeo, Hateboer. A questi vanno aggiunti i casi di Covid riscontrati a Toloi (a ottobre), Malinovskyi e Miranchuk.
Basterebbe questo a spiegare il momento poco brillante dell’Atalanta. Anche se viene difficile parlare di momento poco brillante quando meno di una settimana fa i nerazzurri sono tornati con i tre punti da Anfield Road, casa del Liverpool campione del mondo e d’Inghilterra.
A mancare è infatti la continuità, quella che ha contraddistinto le quattro stagioni passate di Gasperini sulla panchina bergamasca. Il perché, è facile da capire.
Martedì sera si torna in campo: al Gewiss Stadium c’è il Midtjylland per la quinta giornata di Champions League. Vietato sbagliare.
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