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Bergamo segreta

All’ombra del Diluvio: l’Albero della Vita e la storia dell’affresco nascosto

Nuova puntata della rubrica domenicale di BGY che fa tappa nella Basilica di Santa Maria Maggiore

La verità si nasconde spesso dietro pochi centimetri di tessuto.

È il caso dell’ “Albero della Vita”, il celebre affresco situato nella Basilica di Santa Maria Maggiore e per secoli celato alla vista dei fedeli dal “Diluvio Universale” di Pietro Liberi.

La storia del dipinto si lega principalmente a quella di Guidino De’ Suardi, figlio del conte paladino di Bergamo Teutaldo e membro di una principali famiglie della città.

Particolarmente affascinato dalla figura di Bonaventura da Bagnoregio, il primogenito del nobile orobico decise di commissionare nel 1342 la grande opera prendendo ispirazione dal brano “Lignum Vitae” scritto dal teologo francescano.

Concluso nel 1347, l’affresco rivoluzionò l’interno della chiesa in quanto i fedeli, accedendo dal transetto a nord, avevano modo di osservare davanti a sé l’immagine del Cristo crocefisso posto al centro di un immenso albero da cui partono dodici rami.

Da ognuno di loro pende un medaglione, come un frutto dell’albero, dove è raffigurata una scena della vita di Gesù, mentre la parte superiore contiene i versi di un sonetto tratto dal testo del Bonaventura.

Partendo dal basso le prime quattro diramazioni rappresentano la Nascita ed Infanzia di Gesù; salendo è invece possibile scorgere la Passione nella fascia centrale e in quella superiore la sua Glorificazione.

Parte di quanto descritto scomparve a partire dal 1661 quando gran parte del dipinto venne coperto dalla tela del Liberti che rimase nella sua posizione sino al 2015 quando la Fondazione Mia decise di rimuoverlo per un restauro.

Nonostante l’“Albero della Vita” venne comunque preservato, l’inserimento di una cornice in stucco causò la cancellazione di una decina dei quarantotto medaglioni.

Il quadro realizzato dal pittore padovano lasciò libera la parte inferiore dove ancora oggi sono notabili a sinistra la Madonna, Santa Chiara, San Francesco, quest’ultimi accompagnati da un cartiglio con scritto in lettere maiuscole “EGO STIGMATA DOMINI IESU IN CORPORE MEO PORTO”.

Alla base della Croce sono invece riconoscibili san Bonaventura, riconoscibile per la presenza, in mano, della mitra e anch’egli con un cartiglio, mentre a fianco è presente Guidino De’ Suardi genuflesso, la cui figura venne inserita a secco su di uno strato di intonaco successivo probabilmente di qualche anno.

A destra dell’albero compaiono San Giovanni, San Ludovico di Tolosa e sant’Antonio di Padova, affiancati dall’iscrizione “VESTIGIA “EIUS SECUTUS EST PES MEUS”.

Benchè siano ormai trascorsi oltre settecento anni, l’”Albero della Vita” conserva in sé ancora un mistero.

Gli studi svolti nel corso del tempo da numerosi esperti non hanno consentito di rivelare l’identità dell’autore che viene così convenzionalmente chiamato “Maestro dell’Albero della Vita” e le cui tracce sono sparse nei diversi edifici sacri in cui ha operato.

Fonti

Mauro Zanchi, L’Albero della Vita, Bergamo, Gruppo Guide città di Bergamo MIA, 2003

Foto Lombardia Beni Culturali

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