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Cosmetici: naturali, certificati, bio, ecobio, vegan… come districarci

Attualmente non esiste alcuna normativa ufficiale che definisca precisamente come e quando definire un cosmetico “ecobio”, “bio”, “naturale”, “naturale certificato”, “vegan”: a farne le spese il consumatore e tutta la filiera.

Doverosa premessa: che cosa è un cosmetico? Grazie al Regolamento Europeo 1223/2009 il concetto di cosmetico è stato ben definito e chiarito. Per cosmetico si intende una sostanza applicabile sulla pelle sana e integra e sulle mucose accessibili (bocca, naso, genitali, occhi) privo di effetti terapeutici e innocuo nell’utilizzo appropriato e quotidiano.

Da prodotti di nicchia reperibili solo in qualificate bioprofumerie oppure online, i cosmetici “green” sono sempre più diffusi, sia nella Grande Distribuzione che nelle grandi catene di profumeria. Bene direte voi.

Male, dico io, perché quando una gamma di prodotti non ancora precisamente normata (né a livello italiano, né a livello europeo) viene gettata in pasto alla grande distribuzione, si apre un mare magnum dove i bravi produttori/distributori/rivenditori si trovano a combattere contro aziende molto più potenti e – talvolta – (eco)furbe e con consumatori confusi da mille diciture spesso fuorvianti frutto, appunto, di una normativa lacunosa, e di un marketing decisamente aggressivo, per voler essere gentili.

Ma andiamo per gradi…

Attualmente non esiste alcuna normativa ufficiale che definisca precisamente come e quando definire un cosmetico “ecobio”, “bio”, “naturale”, “naturale certificato”, “vegan”: a farne le spese il consumatore e tutta la filiera.

Come difenderci? Capendo il VERO significato di ciò che leggiamo, controllando sempre l’INCI e verificando se il prodotto ha le sue brave e affidabili certificazioni.

Cominciamo a fare un poco di chiarezza, approfondiremo ogni singola tipologia in post dedicati.

Cosmetici naturali

Un cosmetico è naturale quando contiene una quota di ingredienti di origine vegetale. Non essendo quantificata la percentuale minima di questa quota, la definizione ha ZERO valore per il consumatore. Paradossalmente, un prodotto composto al 99% di petrolati e siliconi e dall’1% di derivati vegetali, rientra comunque nella categoria di prodotti naturali e può vantare tale scritta!

Cosmetici naturali certificati

Cosmetici contenenti una quota di ingredienti di origine vegetale e materie prime lavorate con processi naturali (es. spremitura a freddo, estrazione a vapore etc.). Per poter ottenere la certificazione di prodotto naturale, inoltre, non devono contenere derivati del petrolio, conservanti sintetici, coloranti sintetici, siliconi, OGM.

Cosmetici ecobio e bio

Cosmetici contenenti un’alta percentuale di materie prime derivate da produzione biologica. Possono contenere anche ingredienti di sintesi provenienti da “green chemistry”: chimica buona per la pelle e innocua per l’ambiente.

I cosmetici ecobio si distinguono dai prodotti bio in quanto viene prestata la massima attenzione da parte del produttore anche all’ecodermocompatibilità di tutta la filiera produttiva. Quindi, scegliere un cosmetico ecobio significa scegliere un prodotto che limita il più possibile l’impatto ambientale, pur garantendo alte performance ed efficacia. Dalla scelta delle materie prime a km0, al packaging (e qui massimo rispetto ai produttori che investono in pack a basso impatto perché è una voce che incide pesantemente sul costo industriale del prodotto finito), al controllo delle emissioni, fino all’inchiostro usato per stampare etichette e packaging… se vogliamo abbracciare una filosofia di vita “low poo” dobbiamo fare attenzione a tanti aspetti legati al prodotto. Forza, non è difficile!

Cosmetici Vegan

Se non accompagnati dalla dicitura “bio”, “ecobio” o “naturale certificato”, da certificazioni adeguate e soprattutto da un INCI pulito… dire solo che un prodotto è Vegan è “La grande truffa del Rock ‘n Roll”, per dirla con i Sex Pistols.

Infatti, può fregiarsi dell’appellativo “Vegan” un prodotto che non contiene derivati animali (cere, latte, miele etc.) ma che è interamente composto da petrolati, essendo il petrolio un derivato naturale e non di origine animale! Piccola chiosa: le sostanze “vegan” ma non bio o ecobio, possono avere una loro tossicità e quindi arrecare potenzialmente danni all’ambiente e, in particolare, all’ambiente acquatico. Doppio fail.

L’INCI

Sappiamo tutt* che l’INCI è l’elenco degli ingredienti contenuti in un prodotto, elencati in ordine decrescente. Da notare che, sotto l’1%, gli ingredienti possono essere riportati in ordine sparso.

La capacità di leggere un INCI e valutarne la bontà è a mio parere l’elemento fondamentale per una scelta consapevole.

Non tutti siamo chimici, io per prima, quindi vi invito a consultare sempre strumenti quali Ecobiocontrol.bio (aggiornato anche sui disturbatori endocrini, di cui sapremo di più a livello normativo nel 2020) per verificare la natura, la funzione e la compatibilità di un ingrediente con l’ambiente e con la vostra pelle.

Le Certificazioni

A parziale copertura del buco legislativo, i produttori possono rivolgersi a proprie spese a enti certificatori privati, preposti a controllare la composizione del cosmetico.

Tuttavia, è importante sottolineare come non esista uno standard certificatore unico, nemmeno a livello europeo: ogni ente certificatore definisce i propri parametri e criteri standard grazie a un proprio comitato scientifico.

Attenzione: esistono ottimi produttori che non possono o non vogliono pagare una certificazione, quindi prima di scartare a priori un prodotto perché non certificato, diamo sempre un’occhiata all’INCI.

Tra gli enti certificatori più conosciuti annoveriamo:

Cosmos, Cosmos Natural (che appunto certifica i prodotti naturali certificati), Natrue (che propone due tipi di certificazione, una più ferrea e una più light), CCPB (Consorzio Controllo Prodotti Biologici), AIAB (Associazione italiana per l’Agricoltura biologica), EcoCert (Ente certificatore indipendente francese, accreditato a livello internazionale), ICEA.

Esistono poi altre certificazioni, rilasciate da vari enti/laboratori accreditati che determinano la percentuale di sostanze potenzialmente pericolose quali nickel, cromo, cobalto, piuttosto che l’assenza di sostanze irritanti per gli occhi, di sostanze pericolose per chi soffre di problemi di tiroide (pensiamo ai prodotti contenenti alghe), etc.

Ad ogni modo, se avete dubbi, contattate SEMPRE i produttori, che se seri, vi risponderanno in brevissimo tempo.

Conoscenza è libertà

*Simona Rivetta è una “consumatrice attenta” che si muove nel mondo della sostenibilità da oltre 25 anni

La potete trovare anche qui:
www.simonafunand50.it
Instagram: simona.rivetta
Facebook: @simonafunand50

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