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L'intervista

Stromberg sicuro: “Maradona il più forte di tutti, a Liverpool un’Atalanta da sogno”

Parla il capitano delle storiche imprese nerazzurre degli anni '80: "Il Pibe de oro trattava la palla in modo unico, speciale. Forse per questo poi gli rispondeva e andava dove voleva lui"

“Maradona? Aveva un talento incredibile, mai visto uno così”. Glenn Stromberg ha incontrato più volte da avversario il Pibe de Oro, ma anche tanti altri campioni, nel corso della sua carriera. Eppure non ha dubbi: “Diego era il migliore del mondo”.

Glenn arriva in Italia nel 1984 e in poco più di un mese affronta prima Platini (e la Juve batte 5-1 l’Atalanta con doppietta di Roi Michel) e poi Maradona. Non è stato uno shock, subito contro questi due fuoriclasse? Lo svedese sorride: “Ma no, sapevo che sarei venuto a giocare nel campionato più bello, allora in Italia e in Serie A c’erano tutti i giocatori più forti. E quindi ero preparato, ma anch’io avevo già giocato la Coppa dei Campioni col Benfica”.

Tra l’altro, contro Platini avevate perso e invece avevate battuto il Napoli, il 28 ottobre 1984 a Bergamo, con un gol di Soldà: “Eh, vuol dire che allora il Napoli non era ancora così forte, perché poi ha vinto due scudetti, anche la Coppa Italia nella doppia finale contro di noi”.

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Ma perché era così speciale, Maradona, visto da Stromberg? “Era un grandissimo talento. Con la palla faceva quello che voleva, non so se avete presente gli artisti come al circo, ecco lui faceva cose… mai visto uno così. Sapeva accarezzare la palla come non ho visto mai fare da nessun altro, forse anche per questo la palla poi rispondeva e andava dove voleva lui, perché lui la trattava in un modo speciale. Poi non era nemmeno questione di allenamento, se ricordiamo quanto e come si allenava Diego: la differenza rispetto agli altri…normali era che lui aveva un talento incredibile, un dono di natura”.

Ma quando affrontavate il Napoli pensavate: se fermo Maradona, fermo anche il Napoli? “Sapevamo che lui poteva decidere la partita in qualsiasi momento, lo marcavamo a uomo e cercavamo di impedirgli le giocate che sapeva fare solo lui. Però contro certi giocatori così forti usi le armi che hai, puoi anche studiare a tavolino tutte le mosse che vuoi ma quando te li trovi di fronte non puoi sapere se riuscirai a fermarli. E lui era il migliore del mondo. Potevi anche pareggiare la partita, se ti andava bene, ma non era semplice”.

Tutti ricordano soprattutto le sue punizioni spettacolari. Ma poi? “Diego aveva tutto, non solo le punizioni. Il dribbling, anche il colpo di testa, saltava bene e la palla era sempre incollata ai suoi piedi, era un problema toglierla”.

Oltre al talento e alle sue giocate, il suo comportamento in campo? “Mah, lui faceva magari la vita che voleva, però sul campo, negli spogliatoi, con la sua squadra era esemplare: tutti i suoi compagni che ho sentito hanno sempre parlato bene di lui, tutti gli volevano bene. E gli avversari che gli davano dei calci, beh non era per cattiveria, era l’unico modo possibile per provare a fermarlo, perché anche loro l’hanno sempre rispettato per la sua correttezza. Maradona era il più grande”.

Ma Glenn Stromberg avrebbe mai pensato che l’Atalanta andasse a conquistare Anfield? “Fantastica Atalanta, complimenti! Veramente mercoledì sera quando ho visto la formazione del Liverpool, con tanti cambi, ho iniziato ad avere un po’ di ottimismo. Io stavo seguendo in telecronaca Inter-Real Madrid e capivo dalle espressioni del mio collega vicino come andava la partita di Liverpool. Gli chiedevo, l’Atalanta? E lui: bene… allora pensavo, almeno un punto lo facciamo. Poi ho sentito un grido e ho capito… e poi un altro grido più forte. No, non avrei immaginato, che soddisfazione!”.

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Che cosa vuol dire, vincere a Liverpool, dove Stromberg col Benfica nel 1983-84 in Coppa Campioni… “Non era andata bene, avevamo perso 1-0. Ma questo dell’Atalanta è un risultato importantissimo, pensate che il Liverpool in casa sua non perdeva dal 2014 col Real Madrid di Ancelotti, Anfield è uno stadio dove non vince nessuno”.

E adesso? “Adesso ce la giochiamo con l’Ajax”, conclude Stromberg, “senza rischiare niente e con coraggio come a Liverpool. Grande, grande vittoria”.

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