Il 25 novembre di tutti gli anni il mondo il mondo si ferma, si tinge di rosso e su tutte le pagine dei media campeggia il titolo “giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne”.
Il 25 novembre di ogni anno si spera che i dati delle violenze siano calate rispetto all’anno precedente.
Il 25 novembre di ogni anno, invece, si mostra la dura verità: ogni anno aumentano e disegnano una tragica realtà.
L’Istat ha condotto un’analisi dei dati contenuti nel dataset del numero verde d’aiuto 1522 nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020. Il numero delle chiamate sia telefoniche sia via chat nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020 è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+119,6%), passando da 6.956 a 15.280.
Un tragico trend che si è dimostrato anche nei centri antiviolenza Aiuto Donna di Bergamo e provincia: nel 2020, 602 donne hanno contattato il telefono delle cinque sedi operative della bergamasca. Il crollo dei contatti durante il lockdown è stato allarmante in tutta la nostra provincia: le donne hanno realmente ricominciato a chiedere aiuto nel mese di maggio.
Per Eleonora Zaccarelli si tratta del primo 25 novembre come presidentessa del Consiglio delle Donne del Comune di Bergamo.
“Questo giorno è tristemente preceduto da terribili fatti di cronaca che, ancora una volta, dimostrano il brodo culturale più bieco da cui molti uomini in Italia non riescono a staccarsi. Mi riferisco al caso della maestra d’asilo licenziata a Torino e della ragazza stuprata da Genovese, messa in prima pagina nel modo più terribile”, dichiara Zaccarelli.
“Noi il 25 novembre ci concentriamo solo sugli omicidi nei confronti delle donne, ma sono solo la punta di un iceberg molto più grande e profondo. Quello che dovrebbe attirare la nostra attenzione sono quegli episodi più ‘blandi’. Ma lo sono solo da uno sguardo esterno, in realtà sono molto più gravi e tragici di quello che possono sembrare. Anche un apprezzamento non richiesto ed insistente, uno sguardo di troppo, una pacca scherzosa e una battuta sessualmente esplicita, anche se fatta con ironia, sono una forma di violenza. Perché dopo questi gesti all’apparenza non gravi, smettiamo di essere donne libere, ma diventiamo automaticamente un oggetto con cui giocare. E chi di noi può dire che non abbia subito, almeno una volta, questa violenza?”
Nelle violenze che ogni donna ogni giorno subisce, specialmente nei posti di lavoro, ruolo primario hanno gli uomini non responsabili della violenza, ma che silenziosi stanno a guardare.
“A quante di noi è capitato di ricevere un complimento non gradito, un pacca di troppo e di essere al centro di una conservazione sessualmente esplicita? A me, sicuramente. Come tante altre donne. Ma la cosa che mi ha sempre fatto più arrabbiare è che gli uomini partecipi alla conversazione non dicessero niente, forse per paura o per non uscire dal ‘branco’. Peggiorando così la situazione”.
In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Consiglio delle Donne ha diffuso una cartolina esplicativa con uno slogan: “Ogni donna ha diritto al sorriso”.
“Sì, perché il vero modo per prevenire non è solo lavorare sugli uomini, ma farlo, soprattutto, sulle donne. Bisogna rendere consapevoli le donne di quello che sono, dei diritti che hanno, della forza che possiedono e che meritano molto, ma molto, ma molto di più di un uomo che le ruba il sorriso. È la più grande missione che si è prefissato il Consiglio delle Donne, attivando tutta una serie di progetti legati all’ inclusione delle donne nella società che permetterà loro non solo di conoscere i servizi in città a loro dedicati in caso d’aiuto, ma di capire veramente quanto valgono”.
Siamo state amate e odiate,
adorate e rinnegate,
baciate e uccise,
solo perché donne.
Alda Merini
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