Lugano ha dato l’addio a Gianni Macconi, figlio di emigranti bergamaschi, un uomo che ha legato il suo nome a molteplici iniziative soprattutto nell’abbigliamento, ma anche dinamico pioniere per molte iniziative, per rendere viva la città. Basterà dire che fu tra i soci fondatori della Federcommercio e degli “Amici Club del Centro” a Lugano.
Gianni Macconi se n’è andato all’età di 91 anni, dopo aver portato all’affermazione insieme con le sorelle l’attività avviata dal padre nel 1925. Gianni ha legato al negozio di moda “Macconi” ben 70 anni della sua esistenza. Gli esordi ad opera del padre richiesero intuizione e una non comune volontà. Fu il primo negozio di filati e bottoni. Lo sviluppo fu continuo e costante: alla base c’erano lungimiranza, fiuto e buon gusto nelle proposte che attiravano l’interesse dei numerosi passanti in un punto nevralgico della città, davanti al Palazzo di Giustizia e a fianco di un colosso bancario. I clienti vi trovavano eleganza e qualità abbinate alla convenienza. C’era sempre un numeroso andirivieni di persone d’ogni età, sotto gli occhi attenti di Gianni e della sorella Macconi. Furono Gianni e Franca a chiudere il lungo capitolo di laboriosa presenza nel 2014.
Figura di eccellenza e di sostegno in molti ambiti quella di Gianni, che si distinse anche nella difesa dell’Ospedale Italiano di Lugano, diventando presidente dell’Associazione omonima e della parallela Associazione Italiana di Lugano per anziani. L’annuncio funebre dice non a caso che «è morto nella “sua” casa, l’Ospedale Italiano», in ricordo e testimonianza del battagliero impegno vincente per evitare la fusione con l’Ospedale Civico e per la continuità di un nosocomio che è stato e rimane una bandiera per la regione di Lugano.
La presidente della Federcommercio, Lorenza Sommaruga ha scritto che quella di Gianni Macconi “è la storia di un amore incondizionato per il commercio, con lo spirito di un uomo che aveva molto da dare anche al di fuori del suo amato negozio”. Altro tratto riconosciuto: quello di essere un leader naturale “amato e rispettato dai collaboratori con i quali aveva saputo creare una grande famiglia”. E infine il significativo riconoscimento che questo commerciante illuminato “ha insegnato che non ci sono limiti per chi ama ciò che fa”.
Nella lunga storia dell’emigrazione scritta dalla gente della Valle Imagna, ogni singolo paese ha un suo posto con molti nomi che nei secoli si sono messi sulle strade di ogni dove, dall’Europa all’America, fino all’Australia, con qualche intrepido che si è spinto anche oltre. Quelli di Costa Imagna, in particolare, hanno fatto le valigie partendo verso un “altrove” spesso sconosciuto, più remoto rispetto alle abituali rotte, con tratti spesso rivelatori di una più spiccata intraprendenza nelle destinazioni di approdo.
Nella costellazione dei Macconi che da Costa Imagna si sono stabiliti sulla dorsale Mendrisio-Lugano brilla anche il nome di Gino Macconi, un artista, docente di storia dell’arte e di disegno, una personalità eclettica che si è espressa in molti campi. Fu anch’egli un anticipatore: lui nel comprendere e tradurre la necessità di fare memoria, dando il via al “Museo della civiltà contadina” a Stabio, che sotto la sua conduzione sviluppo numerose, qualificanti iniziative di ricognizione storica su usi, mestieri, tradizioni. Oltre ad essere pittore di riconosciuto valore egli stesso, con numerose prestigiose mostre, Gino Macconi fondò la Galleria d’arte Mosaico a Chiasso, con annessa libreria e fu molto attivo anche nelle Processioni Storiche che sono l’evento-cardine per importanza sul calendario di Mendrisio.
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