Gentile Redazione,
Oggi mentre mi spostavo in monopattino in centro Bergamo tre auto, in momenti diversi, mi hanno suonato nervosamente e, dopo l’insulto di rito, mi hanno superato senza curarsi troppo degli spazi. Una in particolare mi ha quasi investito superandomi a sinistra e poi svoltando a destra (un classico intramontabile).
Ovviamente le ho raggiunte tutte al semaforo successivo, dal momento che un’auto in centro non supera i 30 km/h di media (a prescindere da quanto uno sgasi e inchiodi) e ho bussato al finestrino di ognuna. Gli interpellati, dai quarant’anni in su, probabilmente abituati a sfogarsi sbrigativamente con i ragazzini, seguitavano tutti ripetere la stessa cosa: “I monopattini devono stare sul marciapiede, non possono circolare sulla strada”.
Io non so se di mezzo ci sia stato qualche commento frainteso in televisione o addirittura qualche fake news sui giornali, fatto sta che i monopattini sono sostanzialmente equiparati alle biciclette: non solo quindi possono stare sulla strada, ma devono. È vietato che circolino sul marciapiede, riservato appunto ai pedoni. Mi spiego tuttavia solo ora perché in così tanti ci vadano, evidentemente non sentendosi sicuri sulla strada e suscitando di conseguenza il legittimo disappunto di chi passeggia.
Da luglio ho usato moltissimo il monopattino, preferendolo ad auto e moto praticamente ogni volta che mi muovo in centro. È comodo, veloce e consente anche di godersi il tragitto, non costringendo chi lo guida a restare imbottigliato in colonna o a cercare costantemente parcheggio. Occupa poco spazio sulla carreggiata (riducendo il traffico) e non inquina, almeno non direttamente.
Si è parlato tanto di come spesso questi nuovi mezzi siano stati usati impropriamente, ma si è parlato poco di come tanta gente guidasse male anche prima di servirsene. La sosta vietata, magari nello spazio riservato ai disabili, non è certo nata con i monopattini, così come passare col rosso o tagliare la strada. Semplicemente chi lo fa in auto e in bici lo fa anche in monopattino.
Quest’ultimo però è sempre in torto a prescindere in quanto novità e come tutte, dalla bicicletta all’automobile, è guardata male. Soprattutto in Italia, dove la massima aspirazione deve essere andare al lavoro per comprarsi il suv con cui andare al lavoro.
Mi spiace rimarcarlo, ma in questo contesto i peggio ricettivi sono ancora una volta tanti cinquantenni, persone che nella società odierna potrebbero tranquillamente essere ancora dinamiche e propositive (perché a cinquant’anni nel 2020 non si è ancora abbastanza vecchi per fare i vecchi), ma che invece, per qualche arcano motivo, scelgono forzosamente un modello di società basato sul cosplay di quando erano giovani, rifiutando qualsiasi innovazione e vivendo d’inerzia in una ricostruzione assolutamente arbitraria dei bei vecchi tempi.
Sarà che i miei genitori, 61 e 55 anni, sono fortunatamente ancora attivi e di mentalità aperta, ma io perché tanti boomer debbano costantemente odiare qualsiasi cosa diversa da loro stessi non lo capirò mai. È inutile lagnarsi dei ragazzini se questi sono gli adulti, se questi sono gli esempi da cui quei ragazzini prendono spunto.
Invecchiare capiterà a tutti e non dev’essere bello, ma invecchiare male è sicuramente peggio.
Jacopo
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