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Donizetti opera 2020

“Le nozze in Villa”, quando l’opera diventa magia fotogallery

La trasmissione in streaming non ha di certo annullato la meraviglia che Davide Marranchelli, regista, Anna Bonomelli e Linda Riccardi - responsabili rispettivamente di scene e costumi – sono stati in grado di fare sin dai primi secondi della rappresentazione.

A teatro tutto può succedere. Un giorno sei al centro del mondo, nella Roma dell’antico Impero, quello seguente ti ritrovi a passeggiare tra le callette di Venezia, di notte, dopo una festa in maschera. Di fatti, è l’unica forma di magia realmente esistente in questa terra. Come è certo che nella serata di domenica 22 novembre abbiamo assistito ad un potente incantesimo: dal Teatro Donizetti di Bergamo, è andata in scena, per la prima volta in tempi moderni, l’opera “Le nozze in Villa”, dramma buffo composto da Gaetano Donizetti .

La trasmissione in streaming non ha di certo annullato la meraviglia che Davide Marranchelli, regista, Anna Bonomelli e Linda Riccardi – responsabili rispettivamente di scene e costumi – sono stati in grado di fare sin dai primi secondi della rappresentazione. L’azione si svolge nella platea del teatro. Mentre l’orchestra si sta accordando, un occhio di bue illumina il cuore del teatro. Non ci sono poltrone, ma un prato perfetto, che improvvisamente diventa un campo da calcio. Palla al centro, l’orchestra in curva, uno degli attori tira il primo calcio di inizio. L’inaspettato momento sportivo viene interrotto dall’entrata del direttore d’orchestra, parecchio indispettito, che, dopo aver sequestrato il pallone incriminato, lo buca senza alcuna pietà. Scopriamo così che i ragazzi in scena non sono sportivi, ma i dipendenti tuttofare di una lussuosa villa per ricevimenti.

È con questo divertente sketch che inizia la storia de “Le nozze in villa”, un tesoro misterioso rimasto sepolto per oltre duecento anni. Dopo le prime due rappresentazioni nel 1819 e nel 1820, l’opera, che non riscosse parecchio successo, non è stata più rappresentata. Come se non bastasse, una parte è andata perduta. Si tratta del quintetto del secondo atto “Aura gentil che mormori”, che Francesco Micheli, direttore artistico del Donizetti Opera Festival, ha affidato alla premura di tre cavalieri della musica: Elio, Rocco Tanica ed Enrico Melozzi.

Elemento raffinato di questa messa in scena è stata senz’altro l’orchestra “Gli Originali”, composta da musicisti che si sono esibiti con strumenti dell’epoca, accordati secondo le usanze del tempo. Sul podio, Stefano Montanari, violinista e esperto di musica antica, che ha dimostrato di essere un artista multitasking, non solo direttore, ma all’occorrenza suonatore di clavicembalo e attore.

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