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Cinema

La recensione

“Il talento del calabrone”: esplosivo thriller per le strade di Milano

Dopo aver ricevuto la chiamata di un insolito ascoltatore, il dj radiofonico Steph dovrà accontentare ogni sua richiesta per evitare che si compia un sanguinoso attentato

Titolo: Il talento del calabrone

Regia: Giacomo Cimini

Durata: 84’

Interpreti: Sergio Castellitto, Lorenzo Richelmy, Anna Foglietta, David Coco, Gianluca Gobbi

Programmazione: Amazon Prime Video

Valutazione: ***

Nella zona centrale di Milano svettano numerosi grattacieli e tra i piani alti di questi trova spazio il modernissimo studio di registrazione da cui Steph (Lorenzo Richelmy), giovane e carismatico dj dal sorriso magnetico, trasmette un gioco a premi per vincere due biglietti per un concerto.

Il programma, tra chiacchiere sulle vacanze estive ed intermezzi musicali, procede senza intoppi almeno fino a che in modo misterioso prende la linea Carlo (Sergio Castellitto), un uomo di mezza età che dopo una breve e confusa presentazione minaccia di suicidarsi. Il conduttore decide però di non dargli ascolto e dopo qualche frase di circostanza annuncia di star per riattaccare la linea, ma Carlo non è d’accordo. Da quella che sembra la sua auto l’uomo lancia infatti un comando che fa saltare la cima di un grattacielo di Milano visibile dal studio di registrazione di Steph facendo così capire al dj, e al resto della città, che le sue intenzioni sono tutt’altro che pacifiche.

Le regole del pericoloso e malato gioco che vuole fare l’uomo di mezza età sono semplici: 1º solo Steph potrà rivolgersi a lui, 2º la linea non dovrà mai essere staccata e 3º negli intermezzi musicali andranno messe solo ed esclusivamente le canzoni di musica classica che egli richiederà, senza sgarri o imprecisioni di alcun genere. Nello sfortunato caso in cui la polizia dovesse interrompere la loro chiacchierata o infrangere un’altra regola, Carlo è pronto a farsi saltare in aria in una zona casuale di Milano mediante una bomba all’ozono.

Da quel momento prenderà il via un affasciante e folle gioco di ruoli in cui non è mai dato sapere se Carlo rappresenti il male assoluto o l’unico individuo che ha compreso effettivamente come rispondere ai soprusi a cui la vita ci condanna ogni giorno.

talento calabrone

In quello che infatti figura a tutti gli effetti come un’unione alchemica tra il Joker di Cristopher Nolan e Gigsaw della saga “Saw”, il regista Giacomo Cimini descrive perfettamente il dramma umano che troppe persone subiscono ogni giorno della loro vita, decidendo così di gettare le armi ed arrendersi a quello che sembra un destino sempre più segnato; Carlo era uno di loro, né più né meno, ma dopo anni passati da fantasma decide di tornare nel modo più rumoroso possibile, perché in fondo ogni fantasma ha qualcosa di terreno che lo tiene legato a questo mondo.

Se da un lato del quadrato troviamo una scheggia impazzita e fuori dai normali schemi sociali, dall’altra troviamo Stefano, per tutti Dj Steph, speaker radiofonico belloccio e uomo immagine di radio 105, tanto da essere sui cartelloni di mezzo capoluogo lombardo per pubblicizzare il suo programma serale al grido di “Big time Milano, Big time Italia!”.

La scelta del giovane come principale interlocutore per la macabra danza di Carlo non è ovviamente casuale, così come non lo sarà nessun dettaglio o indizio seminato dall’uomo lungo tutto il decorso della storia, partendo dai riferimenti fisici all’antinomia di Russell ed arrivando al nome con cui egli vorrà essere identificato: “il Calabrone”.

“Il talento del calabrone” è un interessante thriller ad ambientazione milanese ma dal respiro internazionale che, pur presentando un budget estremamente limitato, riesce a creare un intreccio coinvolgente unito poi a tematiche e drammi umani su cui tutti noi abbiamo riflettuto almeno una volta nella vita. L’anima attorno a cui il film si costruisce è ovviamente Carlo, interpretato magistralmente dal veterano Sergio Castellitto che, pur non uscendo mai dalla sua auto, si rivela grande maestro nel farsi seguire dallo spettatori nei suoi magnifici viaggi mentali al limite tra il ricordo e la lucida follia. A fargli da spalla viene scelto il giovane ma già marinato Lorenzo Richelmy che, forte di un ruolo da coprotagonista spaccone ma insicuro, porterà in scena tutto ciò che Carlo detesta, creando in questo modo una polarità assoluta entro cui lo spettatore oscillerà per tutta la durata del film.

Unica pecca, forse dovuta a una sceneggiatura scritta con eccessiva leggerezza, è l’inverosimiglianza di molti gesti che Carlo compie che, senza scendere troppo nel dettaglio, lo faranno apparire più come un cattivone di stampo Marveliano intenzionato a conquistare il mondo con sistemi assurdi, oggettivamente impossibili per una persona normale, piuttosto che come un geniale antieroe shakespeariano.

Coraggioso esperimento tricolore, “Il talento del calabrone” ci mostra in modo solare come un film action possa avere una sua dignità anche se al posto di Time Square e dell’Empire State Building troviamo Piazza Castello e il palazzo della Ragione Lombardia.

Battuta migliore: “Che cosa vuoi? È presto per dirtelo”

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