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L'appello

“Per Natale riaprano negozi e ristoranti, e i consumatori acquistino da loro”

Parlano Oscar Fusini di Ascom e Antonio Terzi di Confesercenti: "A Bergamo possiamo permetterci di allentare le misure, sarebbe una boccata d'ossigeno fondamentale per la categoria"

Allentare le restrizioni anche in alcuni territori delle zone rosse, portando alla riapertura dei negozi e a un ritorno alla (semi)normalità per bar e ristoranti. Sono alcune delle ipotesi allo studio dell’Esecutivo, con i governatori che puntano ad un graduale allentamento delle misure in vista del Natale. Possibilmente già dopo il 4 dicembre, data in cui cessa l’efficacia dell’ultimo Dpcm.

“In realtà noi ci auguriamo che un allentamento delle restrizioni arrivi anche dal 27 novembre – spiega Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo -.Alcune zone della Lombardia, dati alla mano, dovrebbero essere liberate. E anche una sola settimana d’anticipo rispetto alla fine del Dpcm sarebbe fondamentale per la sopravvivenza di alcune realtà. I negozi che fanno abbigliamento, calzature e gioielleria hanno bisogno di aprire al più presto. Allentare le misure subito vorrebbe dire dare un mese di tempo alla gente per scegliere e comprare. Farlo più tardi, magari dieci giorni prima del Natale, significherebbe rischiare di creare assembramenti evitabilissimi”.

“Per quanto riguarda bar e ristoranti apriamo un capitolo a parte: lì dentro non si prende il Covid, è stato dimostrato. Non possiamo aspettare che la curva si appiattisca per far tornare a lavorare queste categorie. Non a caso a maggio – continua Fusini – bar e ristoranti sono stati riaperti due settimane prima rispetto alle altre attività”.

“Oggi abbiamo interi settori, come abbigliamento e calzature, che con l’avvento del Covid hanno consegnato l’intero mercato a una parte dei competitor. Questo non va bene. Serve poi un approccio etico da parte del consumatore, la gente deve capire che acquistare tutto online, su certe piattaforme, significa far perdere sempre più posti di lavoro ai bergamaschi e agli italiani. Certe aziende non pagano le imposte come tutti gli altri – conclude amaro Fusini -, chi acquista deve sapere da chi lo sta facendo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda del direttore di Ascom anche Antonio Terzi, presidente di Confesercenti Bergamo: “Non siamo nella situazione di marzo e non siamo in emergenza come in altre province lombarde: passate queste prime tre settimane di Dpcm chiediamo una valutazione più approfondita – è l’appello di Terzi -. A dicembre è scontato che ci sarà una domanda molto forte da parte dei consumatori, tante aziende proveranno a compensare le perdite con gli acquisti che la gente potrà fare a dicembre: almeno nella nostra zona della Regione, dobbiamo riaprire. E questo è un tema chiaro a tutti e non una semplice rivendicazione di una categoria”.

“Il tema delle regole – continua Terzi – è fondamentale e va di pari passo con quello dell’innovazione dell’e-commerce: è giusto che un’azienda cresca, ma tutti devono rispettare le regole altrimenti si gioca la stessa partita con armi diverse. Se questa concorrenza fosse un evento sportivo potremmo dire che stiamo gareggiando contro Usain Bolt che già è il più forte, e in più parte con 50 metri di vantaggio. Non è accettabile”.

“Il cittadino, poi, deve essere consapevole di tutto ciò che gira dietro a un sistema. La Francia sta facendo una battaglia sacrosanta, certificando dati alla mano che certe aziende di e-commerce creano lavoro ma ne distruggono altro. Serve un’educazione all’acquisto – conclude Terzi -, il consumatore deve sviluppare una sensibilità sociale”.

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