In un settore molto delicato, quello della produzione di mascherine anti-Covid, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo hanno dato esecuzione a un’ordinanza che dispone gli arresti domiciliari di due persone di origine cinese, accusate di aver impiegato lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno.
Il provvedimento, a firma del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bergamo, Massimiliano Magliacani, su richiesta del sostituto Procuratore della Repubblica Silvia Marchina, è stato emesso sulla base delle indagini condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bergamo.
L’attività investigativa è iniziata nel mese di aprile 2020, durante i servizi connessi all’emergenza Covid-19. In tale quadro, sono stati pianificati, anche in orario notturno, diversi controlli in aziende che operano nel settore del confezionamento di abbigliamento, finalizzati a verificare il rispetto delle norme sulla produzione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale.
Nel corso di un accesso in una ditta individuale di Bergamo, i Finanzieri hanno individuato sei persone di etnia cinese, cinque donne e un uomo, sprovvisti di permesso di soggiorno che pernottavano all’interno di stanze ricavate nei locali aziendali. Gli immediati riscontri sul posto hanno permesso di risalire a un’ulteriore azienda di Treviolo, gestita da un altro cinese, che aveva collaborato al confezionamento delle mascherine chirurgiche oggetto di controllo. Qui, è stata identificata una donna di nazionalità asiatica, sprovvista di permesso di soggiorno, anche lei pernottava in una delle diverse stanze ricavate all’interno dei locali aziendali. L’esito dei controlli è stato comunicato alla locale Questura che ha emesso provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale nei confronti dei sette in quanto irregolari sul territorio dello Stato.
Durante lo scorso mese di luglio, nuovi controlli alla ditta di Treviolo e in un’altra società con sede operativa in Cavernago facente capo agli stessi indagati, dove sono state identificate 38 persone di etnia cinese. Due di loro sono risultate prive di documenti identificativi, mentre per altre sette si sono resi necessari i controlli a mezzo di rilevamenti foto dattiloscopici e presso l’Ufficio Immigrazione della locale Questura.
Le indagini dei militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bergamo hanno anche consentito di accertare che all’interno delle due ditte, attraverso interventi infrastrutturali realizzati in spregio della normativa edilizia e di quella della sicurezza sui luoghi di lavoro, venivano accolte e alloggiate, in condizioni di sovraffollamento, diverse persone, tutte di origine cinese, impiegate in attività lavorative in violazione delle norme lavoristiche, fiscali, previdenziali e contributive. Sono 24 i lavoratori in nero scoperti.
È stato richiesta dunque al Gip l’applicazione di misure cautelari nei confronti dei titolari delle due ditte sorpresi a impiegare cittadini stranieri privi del permesso di soggiorno. Si tratta di due imprenditori, nati nella Repubblica Popolare Cinese, rispettivamente di 44 e 48 anni, domiciliati in Cavernago e Treviolo, colpiti dagli arresti domiciliari e da un provvedimento interdittivo, della durata di sei mesi, che inibisce loro di esercitare l’attività d’impresa. Nella sua ordinanza, il Gip sottolinea come gli indagati abbiano continuato “l’attività d’impresa avvalendosi di lavoratori stranieri subordinati privi di permesso di soggiorno”, nonostante i controlli della Guardia di Finanza e per fini di profitto.
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