• Abbonati
Noi e l'ue

Dopo il no di Polonia e Ungheria: stato di diritto e bilancio europeo

In questi giorni si discute dell'atteggiamento di Polonia e Ungheria che hanno annunciato il voto contrario al bilancio europeo. Il professor Antonello Pezzini da Bruxelles ci spiega quali sono le motivazioni che hanno spinto questi due Stati a questa scelta e che cosa comporta per l'Italia

Il problema dello Stato di diritto entra con irruenza nel tema dei finanziamenti europei e cerca di bloccare i fondi che l’Europa ha deciso di assegnare agli Stati membri per superare la grave crisi economica generata dalla pandemia.

Perché avviene questo corto circuito e come possiamo superare questo momento difficile?

Cerco di spiegarlo allargando un po’ il tema. Il Fondo del Recovery and Resilience Facility (Fondo per la Ripresa e la Resilienza), con una dotazione finanziaria di 672,5 miliardi di euro, costituisce lo strumento principale del pacchetto per la ripresa, del valore complessivo di 750 miliardi di euro, ed è stato concepito per aiutare l’Europa a uscire dalla crisi, più forte, più rispettosa del clima, più digitale e più unita.

Come è noto, il dispositivo è finalizzato a sostenere gli investimenti pubblici e le riforme e devono contribuire alla coesione economica, sociale e territoriale all’interno dell’UE, garantendo, nel contempo, che le economie intraprendano, con valori comuni, le transizioni verde e digitale, e diventino più sostenibili e resilienti. Il processo di controllo dei progetti predisposti dagli Stati, per ottenere questi finanziamenti, dei quali 312,5 miliardi di euro in sovvenzioni (cioè a fondo perduto), viene effettuato, congiuntamente, dalla Commissione e dal Parlamento europeo. Inoltre, tutto l’ammontare del Fondo entra nel Quadro finanziario pluriennale e si aggiunge alla cifra di circa 1.200 miliardi di euro, attribuita alla Commissione, su sollecitazione del Parlamento, per la programmazione degli interventi nei prossimi sette anni.

In sostanza, quindi, la Commissione, con il controllo del Parlamento, potrà gestire fino al 2027 duemila miliardi di euro (due bilioni). Ma manca un solo, unico, passaggio. Tutta la cifra, secondo il Trattato, deve essere approvata all’unanimità degli Stati membri (27). Due Stati: Polonia e Ungheria hanno preannunciato il loro voto contrario. Per capire le loro motivazioni, dobbiamo allargare la visione alle motivazioni dello Stato di diritto.

Lo Stato di diritto è sancito dall’articolo 2 del trattato sull’Unione europea, come uno dei valori comuni a tutti gli Stati membri. Nello Stato di diritto tutti i pubblici poteri agiscono sempre entro i limiti fissati dalla legge, conformemente ai valori della democrazia e dei diritti fondamentali, e sotto il controllo di organi giurisdizionali indipendenti e imparziali. Nel concetto di Stato di diritto rientrano principi come:
la legalità, in base alla quale il processo legislativo deve essere trasparente, responsabile, democratico e pluralistico;
la certezza del diritto;
il divieto di esercizio arbitrario del potere esecutivo;
una tutela giurisdizionale effettiva da parte di organi giurisdizionali indipendenti e imparziali
un controllo giurisdizionale effettivo, anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali;
la separazione dei poteri;
l’uguaglianza davanti alla legge.

Questi principi sono stati riconosciuti dalla Corte di giustizia dell’Unione europea e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Inoltre, il Consiglio d’Europa ha elaborato norme e formulato pareri e raccomandazioni, che forniscono orientamenti consolidati, per promuovere e sostenere lo Stato di diritto all’interno degli Stati.

I valori essenziali sono identici in tutti gli Stati membri dell’UE, nonostante le diverse identità nazionali, i diversi ordinamenti e le diverse tradizioni giuridiche (in Ue convivono le Tradizioni giuridiche latine e anglosassoni). Il rispetto dello Stato di diritto è fondamentale per garantire la fiducia delle imprese e dei cittadini nelle istituzioni pubbliche, e i suoi principi sono sostenuti dai cittadini di tutti gli Stati membri.

L’osservanza dei principi giuridici è essenziale anche per l’attuazione delle norme e delle politiche dell’UE ed è centrale per un’Unione che difenda l’eguaglianza, le pari opportunità, e l’equità sociale. Difendere lo Stato di diritto significa avere un forte rispetto dei doveri e dei diritti in tutti i settori, ma in particolare nella giustizia, nei media, nella lotta contro la corruzione e poter avere un sano equilibrio tra quelli che in democrazia vengono definiti i “pesi e i contrappesi” delle istituzioni (checks and balances), cioè i limiti che ogni Istituzione deve rispettare, secondo sani principi legati a doveri, che sono moralmente superiori ai diritti e che qualificano la solidità di una democrazia.

Il quadro per lo Stato di diritto è stato definito dalla Commissione nel 2014 (Comunicazione della Commissione, Un nuovo quadro dell’UE per rafforzare lo Stato di diritto dell’COM(2014) 158) e il suo ruolo è stato riconosciuto dalla Corte di Giustizia europea (causa C-619/18, Commissione/Polonia, ordinanza del 17 dicembre 2018).

Quando si avverte un pericolo allo Stato di diritto, l’intervento si articola in un processo di dialogo, in più fasi, tra la Commissione o il Parlamento europeo e lo Stato membro, arricchito da pareri e raccomandazioni. L’obiettivo è quello di prevenire l’emergere di una minaccia forte allo Stato di diritto, che, se si verificasse, richiederebbe la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato UE.

Fino ad ora le procedure per invocare un forte rischio di violazione grave, a norma dell’articolo 7, sono state avviate in due soli casi: nel dicembre 2017, dalla Commissione nei confronti della Polonia, e nel settembre 2018, dal Parlamento europeo, nei confronti dell‘Ungheria. Già nel 2006 la Corte aveva stabilito che il concetto di “indipendenza” della magistratura è un concetto fondamentale, e ciò implica che i giudici debbano essere protetti da qualsiasi intervento esterno, che potrebbe compromettere la loro indipendenza di giudizio. In alcune sentenze la Corte di giustizia europea ha stabilito che gli Stati membri sono tenuti, in virtù del diritto dell’Unione, a garantire che i loro tribunali siano un’espressione concreta dello Stato di diritto, e che l’indipendenza dei giudici nazionali è essenziale per garantire tale tutela. In altre sentenze, la Corte ha definito in modo più dettagliato i requisiti delle garanzie di indipendenza e imparzialità, sottolineando la loro importanza per il corretto funzionamento della democrazia. In alcune occasioni la Corte ha adottato misure provvisorie per sospendere alcune riforme nazionali, lesive del rispetto dei diritti e della democrazia.

Malgrado ciò, la Polonia e l’Ungheria non hanno dimostrato progressi significativi nel rispetto dei principi dello Stato di diritto. Per salvaguardare i valori, ai quali il Trattato unisce gli Stati, in questo percorso comune di libertà e di progresso, il Parlamento, a larghissima maggioranza, ha deliberato di concedere, nei prossimi anni, gli aiuti finanziari previsti dai programmi europei, solo agli Stati che dimostrino di rispettare i valori di libertà e di democrazia, previsti dall’articolo 2 del Trattato, e giudicati dalla Corte di giustizia europea. È evidente quindi, che gli interventi varati da questi due Stati, nei confronti della Magistratura dei loro Paesi, non potrebbero consentire loro, se non ritrattati, di accedere ai finanziamenti europei. Da qui la loro ritorsione, almeno momentanea, nella decisione di non votare il bilancio europeo 2021/2027.

Il problema verrà superato, ma ci porta a riflettere sulla situazione di alcuni Paesi, che desiderano partecipare ad una Unione europea, definita “alla carta”, cioè dalla quale si può solo prendere ciò che interessa, senza voler dare ciò che è necessario, per realizzare una democrazia matura, non legata a interessi di potere. La responsabilità di far rispettare lo Stato di diritto a livello nazionale spetta in primo luogo agli Stati membri. Tra i settori rilevanti, sui quali concentrare gli interventi e le riforme, possiamo sottolineare: i sistemi nazionali di bilanciamento dei poteri; l’indipendenza della magistratura; la qualità della pubblica amministrazione; le politiche anticorruzione; la trasparenza e la giusta velocità del processo legislativo; e il miglioramento dell’attività legislativa.

Su questi temi dovrebbe essere valutata la capacità di organizzazione di una classe politica, se vuole evitare una deriva populista, che umilia la ricchezza etica e sociale della democrazia.

*Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è membro del CDA di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica.  Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
Antonello Pezzini
L'intervista
Pezzini: “I fondi dell’Europa all’Italia? Per una rivoluzione green: non sprechiamoli”
pezzini
L'intervista
Il professor Pezzini: “Cari giovani l’Europa ci fa vivere nel salotto buono”
Europa
L'ue e noi
Next Generation EU, rafforzare la coesione e la resilienza
Bandiera europea
L'ue e noi
Criteri previsti dal Piano europeo per la crescita e la resilienza
Photo by sergio souza on Unsplash
L'ue e noi
Il rifiuto diventa risorsa con l’economia circolare
Generico ottobre 2020
L'ue e noi
Cambiamenti climatici, cattura e stoccaggio del carbonio in Europa
Generico settembre 2020
Il piano dell'ue
Ambiente, sociale, governance (ESG): criteri per valutare gli investimenti sostenibili
Generico settembre 2020
L'analisi
Il clima e la legge europea
parlamento europeo foto di Marius Oprea on Unsplash
L'ue e noi
Il nuovo piano europeo che rivede la formazione nell’era digitale
piano contro il cancro - tumore - foto da unsplash
L'ue e noi
Piano d’azione europeo per vincere il cancro
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI