Il Comune di Bergamo anche quest’anno ha indetto una cerimonia per il conferimento delle civiche benemerenze, destinate a premiare persone, enti, società, istituzioni che si sono particolarmente distinti nei diversi campi e attività pubbliche e private e che hanno contribuito a elevare il prestigio della nostra città con disinteressata dedizione.
Le segnalazioni da parte dei cittadini sono scadute il 18 novembre e già iniziano ad infervorarsi le prime riunioni per far spettare il premio a quella o all’altra persona che, se le condizioni sanitarie lo permetteranno, verranno premiate con una grande cerimonia il 18 dicembre come segno di gratitudine da parte di tutta l’amministrazione comunale.
Una cosa è certa: quest’anno le premiazioni saranno fortemente legate al Covid. Tra i nomi che iniziano a girare ce ne sono due a cui la Lista Gori tiene particolarmente.
Bruna Galavotti, classe 1931 di Serina, è stata segnalata per la medaglia d’oro. Deceduta il 16 marzo 2020 causa Covid, è stata la prima donna medico in Neurologia a Bergamo ed è stata anche insignita della Medaglia d’Oro agli Ospedali Riuniti di Bergamo.
La sua candidatura viene motivata per la svolta che ha dato al mondo della medicina locale, per aver ricoperto ruoli professionali che mai prima a Bergamo erano stati affidati a una donna, promuovendo così il ruolo della donna in campo scientifico, professionale, culturale e sociale.
Dall’ospedale, alla casa circondariale cittadina. Nel carcere di Bergamo, infatti, dal 2009 esiste una redazione di detenuti e detenute che edita una rivista che si chiama “SPAZIO. Diario aperto dalla prigione”.
Buona parte del materiale pubblicato è frutto del laboratorio di scrittura tenuto da Adriana Lorenzi che esiste da 18 anni nello stesso carcere, rivolto ai detenuti e alle detenute come attività trattamentale, volte cioè alla rieducazione del detenute a favorire un percorso di ricostruzione di sé per favorire un possibile reinserimento nella comunità una volta scontata la pena.
La benemerenza alla redazione della rivista SPAZIO vuole quindi essere un riconoscimento del lavoro utile, lungo e tenace di tutti questi anni svolto dai suoi componenti e un segno tangibile della lotta per la parità dei diritti dei reclusi (non cittadini di serie B ma in grado di esprimere con questo lavoro una cittadinanza attiva), sia per far conoscere a tutta la cittadinanza l’opportunità rieducativa offerta della pena attraverso questi percorsi.
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