L’imprenditore bergamasco Francesco Barachetti, originario di Casnigo, è stato arrestato e posto ai domiciliari nell’inchiesta sul caso Lombardia Film Commission. La notizia è stata riportata dall’Ansa.
La misura cautelare è stata eseguita dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf nell’indagine dell’aggiunto Eugenio Fusco e del pubblico ministero Stefano Civardi. L’ipotesi di reato nei suoi confronti è concorso in peculato ed emissione di false fatture nella vicenda della vendita del capannone di Cormano a prezzo gonfiato.
Barachetti, 43 anni, secondo gli atti dell’indagine, risulta vicino alla Lega. Già arrestati, tra gli altri, nei mesi scorsi i bergamaschi Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, entrambi revisori contabili per il Carroccio in Parlamento.
La posizione di Barachetti è “fra le più compromesse”, nell’ambito dell’indagine sulla Lombardia Film Commission e sui presunti fondi occulti alla Lega. Lo scrive il gip di Milano, Giulio Fanales, nell’ordinanza con cui dispone (per pericolo di reiterazione del reato) i domiciliari per l’imprenditore bergamasco, considerato vicino al partito di Salvini. A parlare di lui nelle intercettazioni raccolte nelle 69 pagine dell’ordinanza era Michele Scillieri, commercialista nello studio del quale (in via delle Stelline a Milano) è stata posta la sede della Lega per Salvini Premier.
Il dialogo di Scillieri – riporta l’agenzia Agi – andava avanti in questo modo: “Questo qui (Barachetti, ndr) ha fatto lavori per la Lega per due milioni di Euro in un anno e mezzo. Era un idraulico che aggiustava i tubi delle caldaie. Ma come mai? Com’è che Di Rubba ha messo su un autosalone di macchine di lusso proprio lì accanto a Barachetti, che ha comprato un edificio dove ha fatto la sede grandiosa della sua società? Ma da dove arrivano i soldi? Ma come mai la società di noleggio auto ha fatturato quasi un milione di Euro alla Lega in un anno?”.
Il gip sottolinea non solo “l’ingordigia” dell’imprenditore, ma anche il fatto che sia in grado di rapportarsi !alla pari con il presidente della fondazione di diritto pubblico”, ossia Di Rubba, allora numero uno della Lombardia Film Commission. E “più in generale, con esponenti del mondo delle professioni che vantano entrature politiche di prim’ordine, tanto da avanzare nei loro confronti, mediante minaccia, pretese sempre crescenti in merito alla spartizione del profitto illecito”.
Infine, secondo il giudice per le indagini preliminari, rappresenta una fonte di pericolo il fatto che “Barachetti abbia sicuro canale internazionale, utile a convogliare, in tutto o in parte, verso un paese extra Unione Europea, la Russia, le somme di derivazione pubblicistica oggetto d’impossessamento”. Il riferimento è a parte di quei fondi pubblici stanziati dalla Regione per la partecipata di promozione cinematografica per l’acquisto del capannone di Cormano, che poi sono finiti – secondo le indagini – in parte nelle tasche dei tre contabili legati al Carroccio: Manzoni, Di Rubba e Scillieri.
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