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Seconda ondata covid

Test rapidi, primi arrivi: via al censimento sulla disponibilità dei medici

Prime scorte in Bergamasca: circa 4mila. Ats chiede ai medici di famiglia di confermare l'adesione per eseguire tamponi in ambulatorio o altre sedi

Tamponi rapidi, qualcosa inizia a muoversi. Ats Bergamo ha avviato un ‘censimento’ tra i medici di famiglia per sondare la loro disponibilità ad eseguirli direttamente nei loro ambulatori o in altre strutture. Si tratta di test antigenici basati sulla rilevazione di proteine virali (antigeni) presenti nelle secrezioni respiratorie. Il prelievo avviene con dei bastoncini infilati nelle narici e nella faringe. La risposta arriva in media entro 20 minuti e l’esito non richiede strumenti di laboratorio. Il test ha una sensibilità dell’80-85%, inferiore al tampone “classico”: in pratica riconosce circa 80-85 infetti su 100.

Nel censimento viene chiesto ai medici se confermano l’adesione all’iniziativa, o se per svariati motivi intendono delegarla. Sono invece esenti dall’attività tutti quei medici che rientrano in categorie “a rischio”, per cui è prevista la possibilità di non aderire al progetto (dottoresse in gravidanza e medici con patologia o fragilità). In caso di risposta affermativa, viene chiesto loro dove preferirebbero eseguire i tamponi: se in ambulatorio, in una sede esterna oppure entrambe le possibilità.

Gli accordi firmati a Roma prevedono che la prestazione sia obbligatoria. Sempre per l’accordo nazionale, i tamponi sono a carico della sanità regionale e ai medici vanno 18 euro per ogni tampone eseguito nel loro studio e 12 euro per quelli fatti altrove. “Un conto sono gli accordi nazionali, un altro quelli regionali o aziendali – commenta Claudio Tersalvi, direttore sanitario Ats Bergamo -. Attendiamo un paio di giorni per raccogliere le prime risposte dai medici, mentre stiamo già predispondendo la fase organizzativa”.

Gli studi privati – lamentano i medici di base – sono per lo più inadatti a una pratica così delicata: tanti non hanno la possibilità di creare ingressi separati, non hanno spazi per garantire il distanziamento o adeguata areazione dei locali. Questione di sicurezza per se stessi e per i pazienti, senza contare il fatto che molti condomini insorgerebbero contro il viavai di potenziali positivi. Ecco perché l’idea è quella di privilegiare l’utilizzo di sedi esterne, senz’altro più ampie e attrezzate, con l’utilizzo di medici a rotazione e infermieri.

I primi test rapidi per Bergamo sono già arrivati. “Circa quattromila – specifica Tersalvi -. L’obiettivo è quello di partire il prima possibile. Ad ora abbiamo 105 siti aperti per le vaccinazioni in 84 paesi della provincia. Il primo lavoro sarà quello di verificare e valutare nuovamente la disponibilità dei siti messi a disposizione dai Comuni, poi dovremo capire come distribuire adeguatamente i kit di tamponi e dare istruzioni al personale che verrà chiamato in causa”.

I tempi restano un’incognita, anche se nella più rosea delle aspettative i primissimi test rapidi potrebbero essere effettuati entro la fine di novembre. “I medici di famiglia – conclude Tersalvi – stanno già facendo un grande lavoro con la campagna di vaccinazione antinfluenzale, che per ora resta la priorità”.

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