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La reazione

Protesta sotto casa, Gori: “Capisco le preoccupazioni, non ho deciso io la zona rossa”

"Chi però si è mescolato a quel corteo con il solo scopo di strumentalizzarlo sa bene quali siano le competenze dei diversi livelli istituzionali"

All’indomani della manifestazione di giovedì sera che è arrivata fino a sotto casa sua, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori commenta quanto accaduto e spiega la sua posizione in merito alla situazione attuale e alle restrizioni imposte dal Governo:

“Alcune centinaia di persone – ristoratori, commercianti e partite iva, insieme a gruppi organizzati di estrema destra, negazionisti e alcuni esponenti della Lega – hanno manifestato ieri sera davanti al Comune di Bergamo per protestare contro le chiusure decise dal governo. Un corteo è poi arrivato sotto casa mia e qui i manifestanti sono rimasti per più di un’ora, sorvegliati dalla polizia, scandendo slogan, con bandiere, striscioni e fumogeni.

Non voglio esagerare la portata dell’episodio, per quanto non piacevole. Riconosco il diritto di chiunque a manifestare e anzi capisco perfettamente la preoccupazione – in alcuni casi la disperazione – di chi vive della propria attività e teme in queste ore che la nuova chiusura possa darle il colpo di grazia. Ho sostenuto la richiesta di ristori immediati da parte del governo e m’impegnerò, come già abbiamo fatto nei mesi scorsi con i contributi erogati dal Programma Rinascimento, perché l’amministrazione comunale sia al fianco di questi lavoratori nei prossimi mesi.

Un sindaco non c’entra però nulla con la decisione di indicare come “rossa” una certa area territoriale. Decide il governo e lo fa a tutela della salute delle persone, sulla base di una serie di parametri epidemiologici e del grado di saturazione delle strutture sanitarie (ieri in Lombardia il Covid ha fatto altre 139 vittime). Io peraltro, già ieri, ho scritto al ministro Speranza e al presidente Fontana insieme ai sindaci di Brescia, Cremona e Mantova per conoscere questi dati e capire se ci siano le condizioni – previste nel DPCM – per “esentare” da alcune misure le province in cui la situazione sia oggettivamente meno grave: vedremo nei prossimi giorni.

Un sindaco non c’entra niente ma è facile che alcuni cittadini non lo sappiano e che comunque vedano il sindaco come l’espressione più vicina dello Stato, aldilà delle sue effettive competenze, e che a lui indirizzino il loro malessere e la loro protesta. Succede e succederà. In più, rispetto a marzo, c’è in giro più stanchezza e più sfiducia, non si sono visti potenziamenti significativi del sistema sanitario, aiuti e ristori si sovrappongono senza chiare priorità (e comunque lasciano sempre fuori qualcuno, mentre i furbi sgomitano); è più difficile intravedere una prospettiva.

Chi però si è mescolato a quel corteo con il solo scopo di strumentalizzarlo sa bene quali siano le competenze dei diversi livelli istituzionali. In un momento come questo, con tanta gente angosciata per il proprio futuro, buttare benzina sul fuoco, indicare un bersaglio solo per interesse di parte, è a mio parere grave e piuttosto pericoloso. Perché nessuno può dirsi sicuro di governare quella protesta, una volta che l’ha scatenata. É perciò un invito alla responsabilità, il mio, rivolto alle forze politiche e alle rappresentanze associative che si rendono conto della delicatezza di questo momento, soprattutto per una città ferita come la nostra. Dove è facile che il dolore diventi rabbia, e tanti sforzi per coltivare la coesione sociale vadano rapidamente in fumo. Ognuno faccia la sua parte. E nel frattempo grazie ai tanti che in queste ore mi hanno espresso la loro affettuosa solidarietà”.

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