Tutto è partito da un volantino circolato nel pomeriggio sui social network, con segnate una data, un orario e un luogo: giovedì 5 novembre, alle 21, in piazza Matteotti, davanti alla sede del Comune di Bergamo. Spiegato c’era pure il motivo: “Ci ritroviamo per protestare pacificamente contro questo assurdo Dpcm”. E un messaggio: “Noi non chiudiamo”.
Sono all’incirca 300 le persone che hanno raccolto l’invito, scese in piazza a manifestare il loro malcontento tra bandiere tricolori e al grido “libertà”. La maggior parte appartengono alle categorie economiche colpite dalle chiusure: titolari di Partite Iva, ristoratori, baristi, negozianti, ma anche semplici cittadini.
Verso le 22, il corteo si è spostato da Palafrizzoni. Ha imboccato viale Vittorio Emanuele ed è salito in Città Alta, spingendosi sin davanti all’abitazione del sindaco Giorgio Gori. Fuori le forze dell’ordine, in mezzo a striscioni, fumogeni e canti dell’inno di Mameli. Tra i 300, anche dei militanti di CasaPound. Una volta scattato il coprifuoco, la situazione è progressivamente rientrata.
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