“Rispetto alle persone contagiate sale il numero degli asintomatici, diminuisce in percentuale il numero di persone ricoverate ma c’è l’alta probabilità che molte regioni superino le soglie delle terapie intensive e mediche”, ha detto il premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa serale di mercoledì 4 novembre in cui ha illustrato le misure del nuovo dpcm.
“Se introducessimo misure uniche in tutta italia produrremmo un duplice effetto negativo, non adottare misure veramente efficaci dove c’è maggior rischio e imporremo misure irragionevolmente restrittive dove la situazione è meno grave. Per questo motivo abbiamo deciso di dividere l’Italia in tre zone gialla, arancione e rossa a seconda della gravità”. Sono le parole di Giuseppe Conte, presidente del Consiglio che è intervenuto mercoledì sera, 4 novembre, per annunciare le nuove misure del Dpcm che entreranno in vigore da venerdì 6 novembre fino al 3 dicembre. “Lo abbiamo deciso il governo per consentire a tutti di disporre del tempo utile per organizzare le proprie attività”. “Non ci sono aree verdi, la pandemia è ovunque” ha proseguito il presidente del Consiglio.
“Dal 19 al 25 ottobre il numero di casi quasi raddoppiato rispetto alla settimana precedente. Sale il numero asintomatici e diminuisce il numero di chi va in terapia intensiva – ha sottolineato Conte -. Oggi disponiamo di un piano di monitoraggio molto articolato che di basa su 21 parametri”.
“L’autocertificazione è collegata ai divieti. Nelle zone rosse quando si esce di casa va l’autocertificazione, così come tra Regioni e Comuni”, ha spiegato il presidente del Consiglio.
Scarica qui l’autocertificazione.
Area Gialla, criticità bassa
Abruzzo, Basilica, Campania, Emilia Romagna, Friuli, Lazio, Liguria, Toscana, Molise, Marche, Sardegna e Friuli Venezia Giulia.
In queste Regioni vigono le misure restrittive più “morbide” previste dal Dpcm. In ristoranti e i bar sono aperti fino alle 18, i negozi restano aperti fino a orario di chiusura. I centri commerciali sono chiusi nei weekend. È possibile spostarsi all’interno della Regione e da una Regione gialla all’altra.
Area Arancione, criticità medio alta
Puglia e Sicilia
I ristoranti e e bar restano chiusi per tutta la giornata. I negozi restano aperti. La Dad è prevista solo alle superiori. La circolazione all’interno di un Comune è permessa ma non lo è abbandonare il proprio Comune di residenza, domicilio o abitazione. È vietato entrare o uscire dalla Regione.
Area Rossa, criticità alta
Lombardia, Calabria, Piemonte e Valle d’Aosta. Le misure entreranno in vigore da venerdì 6 novembre.
L’uscita di casa va motivata, sono chiusi bar, ristoranti, negozi, la Dad è prevista dalla seconda media in poi. È vietato spostarsi da un Comune all’altro, nonché uscire od entrare nella Regione. Torna l’autocertificazione anche per gli spostamenti all’interno di una città.
ECCO CHE COSA SI PUO’ FARE IN LOMBARDIA
- vietato ogni spostamento anche all’interno del proprio comune (salvo necessità lavorativa o urgenza);
- vietati gli spostamenti tra Comuni e tra Regioni;
- chiusi bar ristoranti ecc.. 7 giorni su 7;
- asporto si, fino alle 22,00;
- sì al domicilio senza restrizioni;
- chiusi negozi tranne supermercati beni alimentari e necessità;
- aperte edicole, tabacchi, farmacie, lavanderie, parrucchieri;
- chiusi i centri estetici;
- didattica a distanza dalla seconda media (Università compresa);
- stop competizioni sportive salvo quelle di carattere internazionale e nazionale;
- si attività motoria nei pressi della propria abitazione;
- chiusi musei, cinema, sale slot, palestre ecc.
- mezzi pubblici al 50%.
FONTANA: INACETTABILE, DATI DI DIECI GIORNI FA PER LA ZONA ROSSA
“Facciamo chiarezza. È entrato in vigore il nuovo DPCM che regolamenta le azioni per il contenimento del Covid, territorio per territorio, sulla base di 21 indicatori tecnici analizzati dal Comitato Tecnico Scientifico nazionale”. Inizia così il post pubblicato sulla sua pagina Facebook dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
“Ora – specifica il governatore – è un’ordinanza del Ministero della Salute, non dell’Amministrazione regionale, che, sempre sulla base della valutazione dei dati da parte del CTS, deve stabilire in quale Fascia si trovi ogni Regione: Gialla, Arancione o Rossa, con i conseguenti diversi livelli restrittivi”.
“Fino a questo momento – chiarisce Fontana – non ci è stato comunicato niente dal Governo e non sappiamo in quale ‘Fascia’ la Lombardia si collochi. Da nostre informazioni, l’ultima
valutazione della Cabina di Monitoraggio del CTS con l’analisi dei 21 parametri risale a circa 10 giorni fa. Ciò è inaccettabile”.
“Le valutazioni – aggiunge il presidente della Regione – devono essere fatte sulla base di dati aggiornati ad oggi, tenendo conto delle restrizioni già adottate in Lombardia, dei sacrifici
già fatti dai lombardi in questi 10 giorni per contenere la diffusione del virus e dai quali registriamo un primo miglioramento. Sto insistendo perché, prima che si stabilisca dove la Lombardia si collochi, i dati devono essere aggiornati”.
COVID, GALLONE E FONTANA: “BERGAMO E PROVINCIA NON SIANO ZONA ROSSA”
“La regione Lombardia, che conta all’incirca dieci milioni di abitanti, e che verrà con ogni probabilità considerata zona rossa dal decreto del ministro della Sanità, non può essere trattata al pari di altre regioni che contano 400/500 mila abitanti – dichiarano i parlamentari bergamaschi di Forza Italia, Alessandra Gallone e Gregorio Fontana -. Per esempio, la provincia di Bergamo, circa 1,2 milioni di abitanti, sarebbe zona rossa solo perché fa parte della Lombardia, e non importa se il virus sul quel territorio è molto meno presente rispetto ad altre regioni che non saranno ricomprese nella zona rossa. E’ pertanto necessario differenziare i vari territori all’interno della vasta regione lombarda. La città di Bergamo e la sua provincia devono essere per l’appunto escluse dalla zona rossa, diversamente non solo si commetterebbe una grave e oggettiva ingiustizia ma si determinerebbero effetti disastrosi per un tessuto produttivo già molto provato e per l’economia del territorio e per i suoi abitanti. Auspichiamo che il ministro Speranza valuti attentamente la situazione e accolga questo nostro pressante invito fondato sull’evidenza dei dati epidemiologici”.
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