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Trimestrale

Ubi Banca, terzo trimestre giù: pesa la cessione degli sportelli a Bper

L’utile netto del 3° trimestre 2020 si è attestato a 21,5 milioni rispetto ai 76,7 milioni del 2 trimestre 2020, influenzato dalla contabilizzazione nel trimestre dei contributi al Fondo di Tutela dei Depositi per 48,1 milioni netti e di maggiori costi legati all’Opas per circa 6 milioni netti.

Il Consiglio di Amministrazione di UBI Banca ha approvato nella giornata di martedì 3 novembre i risultati consolidati al 30 settembre 2020.

A seguito dell’esito positivo dell’OPAS di Intesa Sanpaolo, il risultato netto del terzo trimestre del 2020 include l’impatto dell’impairment totale del goodwill di UBI Banca (-1.413,9 milioni) e la stima della perdita sulla cessione di oltre 500 sportelli a BPER (-944,9 milioni), e si è quindi chiuso con una perdita pari a 2.314,8 milioni di euro che va raffrontarsi con un utile netto di 90,7 milioni conseguito nel secondo trimestre 2020.

Al netto delle componenti non ricorrenti, l’utile netto del 3trim2020 si è attestato a 21,5 milioni rispetto ai 76,7 milioni del 2trim2020, influenzato dalla contabilizzazione nel trimestre dei contributi al Fondo di Tutela dei Depositi per 48,1 milioni netti e di maggiori costi legati all’OPAS per circa 6 milioni netti.

Grazie alla buona capacità di reazione di Ubi dalle conseguenze, non ancora risolte, della pandemia che ha colpito l’Italia e il mondo, il terzo trimestre dell’anno ha confermato la resilienza dei proventi operativi, che si sono attestati a 880,2 milioni (in linea con il 2° trimestre 2020), grazie alla buona performance dei ricavi core (margine d’interesse più commissioni nette), in crescita del 5,7% rispetto al secondo trimestre 2020.

Nel terzo trimestre 2020 il margine di interesse si è infatti attestato a 421,3 milioni, in salita del 5,8% rispetto al 2° trimestre 2020, con le seguenti particolarità:
– il margine derivante dall’attività di intermediazione creditizia con la clientela è risultato pari a 365,3 milioni dai 358,7 milioni del 2° trimestre 2020 anche grazie alla tenuta dei volumi medi e del mark up su crediti verso la clientela;
– il contributo delle attività finanziarie è rimasto sostanzialmente stabile a 36,4 milioni rispetto ai 35,7 milioni del trimestre precedente.
– il risultato dell’attività sull’interbancario ammonta a 19,5 milioni rispetto ai 3,8 milioni registrati nel 2trim2020 riflettendo principalmente un maggiore contributo da TLTRO3.

Risulta positivo anche l’andamento delle commissioni nette che hanno totalizzato 426,3 milioni, in salita del 5,7% rispetto al secondo trimestre 2020.
All’interno dell’aggregato, il contributo dei servizi legati all’attività in titoli – gestione, intermediazione e consulenza – è incrementato a 242 milioni rispetto ai 228,4 del 2° trimestre 2020, con una
buona crescita nella componente ricorrente.

Sale anche l’apporto delle commissioni relative ai servizi bancari a 184,2 milioni rispetto ai 174,8 del 2° trimestre 2020, grazie a maggiori commissioni relative al comparto “monetica”, su incassi e pagamenti e di tenuta e gestione dei conti correnti.

Il risultato della finanza ha totalizzato 5,3 milioni rispetto ai 41,6 milioni del 2trim2020, in relazione a minori utili da negoziazione (-13,6 milioni) e dalla valutazione di attività e passività al fair value (-28,4 milioni).
Gli oneri operativi (che includono i contributi sistemici al Fondo di Risoluzione Unico e al Fondo di Tutela dei Depositi) si sono attestati a 661,1 milioni rispetto ai 585,2 milioni del 2trim2020 per effetto principalmente dell’impatto sulle “altre spese amministrative” di maggiori contributi sistemici (+54,3 milioni) e dei maggiori oneri collegati all’OPAS di ISP (+8,5 milioni).

Nel terzo trimestre dell’anno sono state iscritte rettifiche di valore nette per deterioramento crediti verso la clientela per 162,3 milioni di euro rispetto ai 180,8 milioni del 2trim2020. Il costo del credito trimestrale annualizzato si è attestato a 76 punti base (85 nel 2Q2020), determinando un incremento di 147 punti base della copertura dei crediti deteriorati totali rispetto a giugno 2020, incremento che ha interessato sia le sofferenze (+163 bp) che le inadempienze probabili (+91 pb).
Infine, le imposte sul reddito dell’operatività corrente stimate per il 3trim2020 ammontano a 29,8 milioni, definendo un tax rate del 34,1% (26,2% nel 2trim2020).

Risultati dei primi 9 mesi del 2020 rispetto ai primi 9 mesi del 2019

Il risultato netto dei primi nove mesi del 2020 include, quale conseguenza dell’esito positivo dell’Opas di Intesa Sanpaolo, l’impatto dell’impairment totale del goodwill di UBI Banca11 (-1.413,9 milioni) e la stima della perdita sulla cessione di oltre 500 sportelli a BPER (-944,9 milioni), e si è quindi chiuso con una perdita di -2.130,6 milioni12 che va a raffrontarsi con un utile netto di 195 milioni conseguito nei primi 9 mesi del 2019.

L’utile netto normalizzato, pari a 197,5 milioni, segna una riduzione di circa 50 milioni rispetto ai 247,4 milioni conseguiti nei primi 9 mesi del 2019, risentendo della contabilizzazione di maggiori
contributi versati al Fondo di Tutela dei Depositi e al Fondo di Risoluzione Unico (complessivamente 20 mln netti), dei costi riferiti all’OPAS (35 milioni netti) e delle spese straordinarie legate a Covid-19 (11 milioni netti). Al netto di questi elementi, l’utile normalizzato del 2020 sarebbe superiore a quello del 2019, confermando il buon risultato dello sforzo commerciale e operativo posto in essere da UBI Banca in un contesto economico fortemente influenzato dalle conseguenze della pandemia, tutt’ora in corso.

I primi 9 mesi del 2020 hanno fatto registrare proventi operativi pari a 2.675,8 milioni, sostanzialmente stabili (-0,5%) rispetto all’analogo periodo del 2019; la diminuzione del margine di interesse, legata anche alla riduzione degli interessi su attività deteriorate, è stata infatti più che compensata dalla crescita delle commissioni e dal risultato della finanza.
Nell’ambito dei proventi operativi, il margine d’interesse si è attestato a 1.224,8 milioni (1.313,1 nel 2019), condizionato anche da un minor contributo della componente IFRS9 relativa a crediti deteriorati e modifiche contrattuali (-45,6 milioni anno su anno); al netto delle componenti IFRS, il margine d’interesse limita la contrazione al 3,5%.

Nei primi nove mesi del 2019, il contributo delle commissioni nette ai proventi operativi ha superato l’apporto del margine d’interesse, confermando la tendenza manifestatasi a partire dall’ultimo trimestre del 2019.
Infatti, nonostante il rallentamento dell’attività economica, è proseguito il buon andamento delle commissioni nette, cresciute del 2,8% a 1.250 milioni; è salito il contributo dei servizi legati
all’attività in titoli – gestione, intermediazione e consulenza – (+5,9% a 713,4 milioni), mentre le commissioni relative ai servizi bancari, pari a 536,6 milioni, hanno evidenziato una buona tenuta
(-1%), nonostante la severa limitazione degli scambi economici nella fase di lockdown.

Il risultato della finanza ha totalizzato 100,4 milioni, in crescita rispetto ai 46,1 del 2019 principalmente grazie all’apporto dell’utile netto da cessione/riacquisto di attività e passività finanziarie,
positivo per +76,4 milioni, e dell’utile netto dell’attività di negoziazione, pari a 28,8 milioni.
L’andamento degli oneri operativi, attestatisi a 1.839,8 milioni (+3,2%), è stato influenzato da elementi non strettamente collegati alla gestione ordinaria degli stessi, contabilizzati tra le “altre spese amministrative”.

Infatti, nei primi nove mesi del 2020 sono stati contabilizzati contributi sistemici al Fondo di Risoluzione Unico e al Fondo di Tutela dei Depositi complessivamente pari a 131,2 milioni (+28,1
milioni circa rispetto ai 103,1 del 2019), e costi collegati all’emergenza Covid19 e all’OPAS di ISP per complessivi 68 milioni, non presenti nel 2019.
Escludendo i costi collegati all’emergenza Covid19 e all’OPAS di ISP, gli oneri operativi risulterebbero in discesa dello 0,7%.

Al netto dei contributi sistemici di cui sopra, quindi in termini comparabili con i criteri espositivi dei maggiori Gruppi italiani, gli oneri operativi segnano un incremento dell’1,7%, evidenziando
conseguentemente un decremento del 2,4% al netto dei costi collegati all’emergenza Covid19 e all’OPAS di ISP.

Nel dettaglio

– le spese per il personale ammontano nei primi 9 mesi del 2020 a 1.054,6 milioni, in riduzione dell’1,6% rispetto all’analogo periodo del 2019. Il miglioramento è da attribuirsi principalmente alla riduzione di organico – pari a 661 risorse medie rispetto al 2019 – derivante soprattutto dalle adesioni volontarie ai piani di esodo.
– le altre spese amministrative si sono attestate a 614,2 milioni rispetto ai 548,4 del 2019 e includono 131,2 milioni di contributi sistemici (103,1 milioni nel 2019). Nel raffronto, si evidenzia la
contabilizzazione nel 2020 delle maggiori spese legate all’emergenza Covid19 e all’OPAS di ISP di cui sopra. Al netto di tali componenti e dei contributi sistemici, le altre spese amministrative
scendono significativamente del 6,8% anno su anno.
– le rettifiche di valore su attività materiali e immateriali ammontano a 171 milioni rispetto ai 162,8 milioni del 2019.

Nei primi 9 mesi dell’anno sono state iscritte rettifiche di valore nette per deterioramento crediti verso la clientela per 498,7 milioni di euro, rispetto ai 530,3 milioni dei primi 9 mesi del 2019 che
includevano 112,1 milioni in relazione alla vendita di posizioni leasing e factoring in sofferenza.
Il costo del credito nei primi 9 mesi dell’anno si è attestato a 78 punti base annualizzati (79 pb annualizzati13 dei primi 9 mesi del 2019).
A seguito delle rettifiche effettuate da inizio anno, la copertura dei crediti deteriorati totali è incrementata di 299 punti base rispetto a dicembre 2019 (+207 punti base sulle sofferenze e +400 punti base sulle inadempienze probabili), pur in presenza di un portafoglio altamente garantito.
Infine, le imposte sul reddito dell’operatività corrente per i primi 9 mesi del 2020 sono risultate pari a 114,3 milioni, definendo un tax rate del 31,4%.

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