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L'analisi dal mercato

“A Bergamo nessun assalto ai negozi alimentari, seconda ondata più razionale”

Il direttore del mercato ortofrutticolo di Bergamo Andrea Chiodi, “Ciò che non si vende per lo stop della ristorazione si redistribuisce tra supermercati e ambulanti”.

L’ortomercato di Bergamo vale sul mercato locale 130mila tonnellate di frutta e verdura all’anno, come un’immaginaria fila di camion pieni di prodotti lunga dal casello di Bergamo a quello di Verona. Alla vigilia di nuove chiusure per fronteggiare l’emergenza sanitaria seppur, pare, differenziate regione per regione, abbiamo chiesto al direttore del mercato ortofrutticolo di Bergamo, Andrea Chiodi, come si stanno orientando i consumi e se, come in primavera, si stava manifestando l’assalto ai banchi di frutta e verdura.

Come si stanno muovendo le vendite alla vigilia di nuove restrizioni?

Per ora è tutto regolare. Il colpo vero l’abbiamo subìto in primavera: non ci aspettavamo un lockdown totale anzi, non sapevamo nemmeno cosa volesse dire e potesse comportare. La chiusura ci ha colto di sorpresa, con la merce sui banchi. La riapertura dell’estate per noi è stata comunque parziale con il turismo al palo e il drastico calo delle forniture di alberghi e ristoranti. Abbiamo razionalizzato e oggi siamo più reattivi.

I negozi di vicinato vi rimandano lo stesso messaggio di calma?

Sì, insieme agli ambulanti dei mercati rionali. Molti hanno fidelizzato la propria clientela durante il lockdown grazie alle consegne a domicilio e al servizio pronto e disponibile. In particolar modo gli ambulanti, che costretti al fermo dell’attività nel periodo dell’emergenza si sono reinventati nel servizio casa per casa e oggi raccolgono i frutti di quella loro intraprendenza: la clientela ha apprezzato e continua a dar loro fiducia.

Per i privati confermate la chiusura del sabato mattina?

Almeno nel prossimo futuro, sì. Siamo e restiamo aperti al pubblico dal lunedì al venerdì, registrando un centinaio di ingressi al giorno; questi accessi ci permettono di accogliere tutti in sicurezza, nel pieno rispetto delle norme anti covid19. Al sabato mattina, invece, le visite diventano migliaia, arrivano in 3-4 mila a caccia di offerte. Con questi numeri non è gestibile il distanziamento.

Quanto incide il lockdown parziale dei ristoranti?

Per molti operatori di quel settore la situazione è drammatica. Per quanto riguarda il mercato ortofrutticolo, fatto 100 il valore di quel segmento di mercato – che vale il 10% della nostra attività per un fatturato medio di circa 10 milioni di euro – il 50 per cento si redistribuisce tra la grande distribuzione e il mercato tradizionale.

Per fortuna, almeno per ora stanno funzionando le mense scolastiche

Per gli operatori della refezione scolastica e i grossisti che li servono l’apertura delle scuole è stata una buona notizia. Questo è un mercato molto delicato. Gli operatori devono essere certificati per la fornitura di una quota di prodotto biologico, una percentuale a filiera corta e produzione locale, un’alta qualità. Disporre di questi prodotti freschi è indispensabile per operare.

Considerando che molte aziende sono in smart working il volume delle mese aziendali si è ridotto. Come hanno reagito i grossisti?

Nessuna cessazione ma, per alcuni, differenziazione: dalla fornitura delle mense alla vendita all’ingrosso per fruttivendoli e ambulanti.

Cambiamenti nei consumi e stili di vita?

La scelta di preferire l’acquisto settimanale della cassetta di frutta e verdura di stagione, secondo la disponibilità, sta entrando nelle abitudini delle famiglie. Un buon modo per unire il rispetto della stagionalità e il prezzo. Una curiosità è l’andamento di due frutti esotici come l’ananas e l’avocado, entrati così diversamente nella nostra dieta. La prima, gradita dai clienti dei ristoranti e scelta dai ristoratori anche per la durata del prodotto in dispensa, cala drasticamente nelle vendite a causa della riduzione dell’attività locali; mentre il secondo, indispensabile alla produzione di sushi che veleggia nell’asporto, impenna.

Cosa le fa più paura della seconda ondata e relative possibili restrizioni?

Il mercato ortofrutticolo vende prodotti di prima necessità per cui i timori sono relativi. Certo, se fossero impediti ancora una volta i mercati rionali, gli ambulanti sarebbero i più colpiti. Al momento però non ci risultano ipotesi in tal senso.

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