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Lunedì pomeriggio

Riaperto l’ospedale alla Fiera di Bergamo: l’arrivo dei primi pazienti Covid fotogallery

Asst Papa Giovanni XXIII, artigiani e alpini di nuovo insieme. La dg Stasi “Un lavoro veloce, sicuro e in rete, forti delle conoscenze acquisite nella fase 1”

“È stato riaperto lunedì (2 novembre) il presidio medico avanzato in Fiera a Bergamo, con l’arrivo dei primi 4 pazienti. La riattivazione dei posti di terapia intensiva è stata realizzata grazie a un lavoro di squadra, coordinato dalla cabina di regia regionale che, ancora una volta, a distanza di 7 mesi, vede in prima linea l’Ospedale Papa Giovanni XXXIII, le imprese artigiane di Confartigianato Bergamo, i ragazzi della curva nord dell’Atalanta, A.N.A. onlus, che ringrazio a nome di tutta la Giunta regionale e dei Lombardi “. Lo ha annunciato il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana.

Le attività, coordinate dall’Asst-pg23, vedono l’impegno di medici, infermieri e tecnici, tutti al lavoro insieme, in uno spazio allestito grazie alle numerose imprese e agli artigiani che hanno risposto alla chiamata in azione di Confartigianato Bergamo e alla sempre fondamentale disponibilità dell’Associazione nazionale Alpini.

Un lavoro di squadra che lunedì 2 novembre permette di riattivare il presidio con i primi 4 posti letto di terapia intensiva e semi intensiva per procedere progressivamente con l’attivazione di ulteriori posti letto in base alle esigenze, fino ad un massimo, per ora, di 48. 24 (2 moduli da 12) saranno gestiti dal Papa Giovanni e 24 (2 moduli da 12) dagli Spedali Civili di Brescia, con personale medico e infermieristico proveniente da tutti gli ospedali pubblici e privati delle province di Bergamo, Brescia e Mantova.

Significativo il percorso Formazione “CoViD-19: Riattivazione PMA Fiera. Orientamento – Ambientamento – Confidenza d’uso del personale” che a partire dal fine settimana precedente all’apertura sarà mantenuto costante per permettere al personale che entrerà in squadra in Fiera di essere preparato rispetto alla struttura, le dinamiche, le apparecchiature, l’organizzazione, gli applicativi informatici, col fine di uniformare i comportamenti del personale delle varie strutture sanitarie convolte.

La Direzione sanitaria è affidata all’ASST Papa Giovanni XXIII nella persona di Oliviero Valoti, con un’articolazione organizzativa che prevede diverse responsabilità, alla Direzione medica e alla Direzione delle Professioni sanitarie. Al suo fianco il coordinatore infermieristico Luigi Daleffe, il dottor Francesco Ferri, coordinatore clinico dei due moduli a capo dell’ASST Papa Giovanni, Giuliana Vitali, coordinatrice del personale infermieristico e tecnico operante negli stessi due moduli.

L’Asst Papa Giovanni mette a disposizione 9 medici anestesisti e 24 infermieri e operatori di supporto, tecnici di radiologia, fisioterapisti, farmacia. Un rilevante impegno organizzativo che si aggiunge al ruolo di ospedale hub per il Covid e di tutte le patologie tempo dipendenti che restano in capo al Papa Giovanni.

Le attività legate ai tamponi verranno spostate al padiglione A. Le attività vaccinali dal 2 novembre tornano al PreSST di Borgo Palazzo, a parte quelle antinfluenzali, al via il 4 novembre. La sanificazione del padiglione B sarà l’ultimo atto prima di accogliere il primo paziente atteso per le 13.00. L’Associazione Nazionale Alpini continua invece a gestire gli aspetti di logistica e sicurezza.

Sottolinea il direttore generale Maria Beatrice Stasi: “Il presidio in Fiera oggi si avvale dell’esperienza già fatta, abbiamo imparato che è importante essere sempre un passo davanti al virus. Il vero cambiamento rispetto al presidio allestito a marzo è che in questa fase saremo al lavoro senza avvalerci di volontari ma con risorse di cui possiamo disporre grazie ad un uso integrato di tutta la rete ospedaliera lombarda. Ad aprile abbiamo curato 120 pazienti alcuni intensivi e altri bisognosi di ricovero ordinario. Oggi in Fiera tratteremo solo pazienti che hanno bisogno della terapia intensiva”.

Idraulici, elettricisti, imbianchini e posatori, montatori di parete, falegnami di Confartigianato Bergamo hanno lavorato per 8 giorni senza sosta per riattivare l’ospedale Covid in Fiera nei tempi previsto da Regione Lombardia, garantendo strutture adeguate a supporto della nuova emergenza sanitaria. Alla chiamata del presidente Giacinto Giambellini hanno subito risposto una cinquantina di aziende, per un totale di 100-110 addetti. Hanno lavorato a turnazione sulle 24 ore, rendendosi disponibili a completare i lavori nel minor tempo possibile con la stessa totale disponibilità e preziosa professionalità già dimostrata a marzo.

L’Associazione Nazionale Alpini ha deciso già a febbraio di schierare il suo Ospedale da Campo, la più grande struttura di questo tipo in Europa, nell’area dell’Ente Fiera di Bergamo, per contribuire a fronteggiare l’epidemia. Sono state utilizzate strutture sia dell’Ospedale Maggiore sia dell’Ospedale Leggero. Centinaia i volontari di Sanità Alpina e Protezione Civile Ana che hanno operato ed operano nella struttura, fornendo anche l’indispensabile supporto logistico per il funzionamento della struttura e gli alloggiamenti del personale.

“La Sanità alpina ANA – ha dichiarato il responsabile degli Alpini di Bergamo Sergio Rizzini – è impegnata dal 4 febbraio, prima nel controllo degli aeroporti e poi progettando e costruendo l’Ospedale degli Alpini in Fiera a Bergamo; impegno mantenuto in tutti questi mesi fornendo supporto logistico perché l’ospedale restasse operativo, grazie anche al prezioso aiuto della Protezione Civile Ana e dei Volontari Antincendio Ana.

Quando a inizio marzo ho proposto di realizzare l’Ospedale degli Alpini in Fiera ho dovuto convincere, visto il contenuto innovativo del progetto, Regione e Dipartimento di PC nazionale, che poi però ci hanno supportato, autorizzando la realizzazione. Un impegno che abbiamo fortemente voluto mantenere a ottobre grazie alla collaborazione di Regione e Prefettura di Bergamo e che oggi si concretizza nel presidio che torna ad operare in configurazione Covid, dopo aver operato per 7 mesi a favore della comunità bergamasca”.

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