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Le proteste

Nuova legge sull’aborto: in Polonia la rivoluzione è donna

Il Paese è stato travolto da numerose rivolte a seguito di una controversa legge che impedirebbe l’aborto in caso di malformazione del feto, eppure in pochi ne parlano.

Il 22 ottobre il tribunale costituzionale polacco ha approvato una legge per cui il diritto all’aborto, già ampiamente ostacolato e soggetto a restrizioni severe, verrà ulteriormente limitato.

Se infatti prima era possibile accedervi solo a seguito di uno stupro, in caso di pericolo di morte per la madre o per un’eventuale malformazione del feto, da giovedì, quest’ultima possibilità, non sarà più possibile per nessuna donna polacca. Tale sentenza va a modificare una legge del 1993 che già 30 anni fa aveva lasciato molto malcontento nella popolazione visto che la suddetta normativa rappresentava comunque una delle più severe e stringenti di tutta l’Europa.

Com’era facile immaginarsi le proteste non sono tardate e da più di una settimana nel Paese è in corso il “Strajk Kobiet”, lo sciopero delle donne, creando non pochi problemi al Governo capitanato dal primo ministro Mateusz Morawiecki e riscuotendo plausi e consensi anche negli ambienti più improbabili. Numerosissimi datori di lavoro, in un momento tanto difficile per l’economia mondiale, hanno concesso infatti alle proprie dipendenti alcuni giorni di ferie totalmente retribuite o hanno direttamente chiuso la loro attività per consentire loro di protestare contro il Governo e persino i più celebri movimenti neofascisti polacchi sono scesi in piazza al fianco delle donne sbraitando cori come: “siamo contro i gay, ma non contro le donne”.

Beh dai, apprezziamo lo sforzo.

proteste in polonia

Le piazze di molte città, Varsavia e Poznan su tutte, sono gremite di persone di ogni sesso e classe sociale, pacifiche e rispettose (quasi sempre) delle norme anticovid per preservare l’equilibrio sanitario di un Paese già estremamente fiaccato dal virus e gli slogan vanno dagli ironici “Mi fa male l’utero quando vi guardo” ai più austeri “La Polonia non diverrà la visione di un folle” e “Rovesceremo questo governo” ma di contro l’esecutivo procede a spron battuto. Addirittura Jaroslaw Kaczynski, leader del PiS, partito conservatore di destra a capo del Parlamento, ha chiesto pubblicamente che “i veri polacchi a difendano le chiese da questi criminali addestrati militarmente per distruggere la Polonia”.

Puntualizziamo come i “criminali addestrati” siano per lo più giovani donne coraggiose il cui unico obbiettivo è riavere un diritto che dovrebbe essere garantito in ogni angolo del pianeta.

Le proteste non sono però solo rivolte alla sentenza in sé, ma sono anche indirizzate verso la chiesa cattolica che nella nazione possiede ancora un fortissimo ascendente sulla politica e nell’approvazione di leggi più o meno controverse e questo ne è un esempio.

Sentenze come questa vanno oltretutto a ricadere sulle classi più povere della società che, non potendo più rivolgersi al servizio sanitario nazionale, dovranno affidarsi a cliniche private e clandestine, se fosse mai possibile trovare il denaro per pagarle, mettendo così a serio rischio la loro vita, e non è finita qui. Al pari infatti di come avviene in Italia per l’eutanasia in Svizzera, così anche in Polonia sono innumerevoli le donne, tra le 100.000 e le 200.000 ogni anno, che sono costrette a varcare i confini del Paese per abortire in sicurezza e serenità, dando così un’idea di quanto tali norme rappresentino, in un’Europa sempre più improntata al laicismo e alla libertà personale, un enorme passo indietro di una società già fortemente fiaccata dall’atteggiamento di un Governo apparentemente più intenzionato a giurare sulla Bibbia che sulla Costituzione.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è schierata a favore delle manifestanti affermando che “nella Ue sui diritti delle donne non si arretra” e tutti noi, come cittadini europei, dovremmo appoggiarla, ricordandoci sempre che mentre noi ci lamentiamo di un’ipotetica dittatura sanitaria delle mascherine e dei DPCM, a un migliaio di chilometri da noi, una vera e subdola dittatura è effettivamente in atto.

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