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A roma

Addio a Gigi Proietti, se n’è andato nel giorno dell’80esimo compleanno

A Bergamo l’ultima volta nel 2015 per celebrare i 50 anni di carriera. Aveva portato al Creberg Teatro i suoi famosi “Cavalli di battaglia”

Se n’è andato nel giorno del suo ottantesimo compleanno. All’alba di lunedì 2 novembre la triste notizia per tutto il mondo dello spettacolo italiano, ma anche per tutto il Paese che l’amava. A Gigi Proietti il cuore ha fatto un brutto scherzo e il popolare attore si è spento in clinica a Roma dove era ricoverato in terapia intensiva da qualche giorno.

Già in passato, nel 2010, Proietti era stato ricoverato per una forte tachicardia.

Gigi Proietti era stato a Bergamo l’ultima volta nel 2015 per celebrare i 50 anni di carriera.  Aveva portato al Creberg Teatro i suoi  famosi “Cavalli di battaglia”, i pezzi migliori, gli intramontabili, quelli che solitamente il pubblico “pretende” di vedere e che fanno parte del bagaglio artistico di chiunque faccia spettacolo. Con lui sul palco  c’erano le due figlie, Susanna e Carlotta

Impossibile o quantomeno riduttivo riassumere in poche righe la parabola artistica e personale di Gigi Proietti, dai piccoli palcoscenici del teatro cantina degli anni ’60 , alle platee oceaniche del Teatro Tenda, dalle prime esperienze musicali come cantante da night alle incursioni fortunatissime nei Teatri d’Opera, dalla commedia musicale ai classici della drammaturgia.

Proietti è stato in tutti questi anni attore e musicista, autore e regista, produttore e direttore di Teatri, e non in ultima battuta maestro di attori. Per non parlare poi del cinema e della televisione.

È doveroso ricordare quanto Gigi Proietti, durante tutti questi anni abbia costruito e mantenuto un fortissimo e singolare rapporto con il suo pubblico. Il teatro ha luogo laddove la comunità si dà dei ruoli: chi ascolta e chi parla, chi guarda e chi agisce. E questo accordo è tanto convenzionale quanto misterioso.

Questo significa che la teatralità non può prescindere dalla realtà che la produce, dal territorio che la anima. Tutto ciò non è ovvio e tanto meno retorico. Lo sapeva bene Gigi Proietti e il suo pubblico ha sempre dimostrato di capirlo e di sentirlo.

Dal primo “A me gli occhi please” (1976) Proietti propose di fare uno spettacolo innovativo e che dopo produrrà innumerevoli tentativi d’imitazione:  un attore che disponeva solo dei propri mezzi espressivi, che si serviva della propria memoria e della propria tecnica, che costruiva una drammaturgia scenica mescolando frammenti di testo anche incompatibili, lasciandosi sorprendere ogni volta dalle infinite possibilità del palcoscenico. Tutto ciò conservando la voglia di partecipare al gran gioco del teatro.

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