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Cinema

La recensione

“Chicago 7”: storia di uno dei processi politici più famosi della storia

Nel 1969 sette leader di vari movimenti pacifisti vennero processati a seguito dei sanguinosi disordini avvenuti nell’agosto dell’anno precedente, durante alcune proteste contro la guerra in Vietnam

Titolo: Chicago 7

Regia: Aaron Sorkin

Interpreti: Eddie Redmayne, Joseph Gordon-Levitt, Sacha Baron Cohen, Jeremy Strong, Michael Keaton

Durata: 129’

Programmazione: Netflix

Valutazione: ****

La fine degli anni ‘60 non fu un periodo facile né a livello politico né a livello sociale, qualunque sia la parte del mondo presa in considerazione: la guerra fredda era ancora al centro delle cronache mondiali, in Italia si vociferava di un golpe ad opera dei militari, gli Stati Uniti erano impegnati in un conflitto sanguinoso con il Vietnam e il clima politico raggiunse livelli di polarizzazione tale da creare svariati problemi.

Spesso bastava infatti che due persone appartenessero a correnti politiche differenti per dare motivo ad entrambe di odiarsi e scontrarsi, con esiti troppo spesso tragici.

Lampante in tal senso furono le partecipatissime proteste, con fini teoricamente pacifici, che nell’agosto del 1968 travolsero la convention del partito democratico statunitense a cui seguirono poi scontri violentissimi con la polizia e la guardia nazionale.

Ci furono morti, feriti, tanti manganelli e litri di gas lacrimogeni lanciati sulla folla, creando così l’atmosfera perfetta per uno tra i più grandi ed importanti processi della storia degli USA.

Da un lato troviamo migliaia di attivisti di sinistra capitanati da 7 individui che verrano accusati in blocco di cospirare contro lo Stato: Bobby Seale, (Yahya Abdul-Mateen II) leader delle “Pantere Nere”, Tom Hayden (Eddie Redmayne) e John Froines (Daniel Flaherty), coordinatori del fronte democratico americano, Abbie Hoffman (Sacha Baron Cohen) e Jeremy Rubin (Jeremy Strong), compagni di lotta ed esponenti della controcultura americana (gli Hippies) e i pacifisti Lee Weiner (Noah Robbins) e David Dellinger (John Carroll Lynch), tutti difesi dall’avvocato William Kunstler (Mark Rylance).

Dall’altro troviamo invece il parzialissimo giudice Julius Hoffman e l’accusa capitanata dal pubblico ministero Richard Schulz (Joseph Gordon-Lewitt), fedele al sistema e motivato più dal suo rispetto verso le istituzioni piuttosto che dalla reale convinzione che gli imputati siano colpevoli.

chicago 7

Sin dall’inizio del processo è subito chiaro allo spettatore come ciò che sta per vedere sarà uno scontro duro e logorante dai tratti politici più che giudiziari, divenendo ben presto un’accusa verso gli ideali dei ragazzi e della loro protesta piuttosto che verso i reali atti criminosi compiuti dalla folla. Trovando un gancio con il presente “Chicago 7” è una pellicola che attinge a piene mani dai movimenti di protesta che nei mesi precedenti hanno sconvolto gli Stati Uniti, generando forti tensioni sociali e creando una spaccatura manichea all’interno della società: o sei con noi o sei con loro, e se quest’ultimo fosse il caso allora sei anche contro di me. O sei Democratico o sei Repubblicano, o sei un liberal di sinistra e supporti i “seven” o sei un tradizionalista che li accusa di alto tradimento e che vorrebbe vederli marcire in carcere. Una volta chiarita tale nettissima divisione Aaron Sorkin, premio Oscar nel 2011 per la sceneggiatura non originale di “The Social Network, regista e sceneggiatore del film, si lancerà in una cronaca incalzante e serratissima degli eventi principali che hanno contraddistinto i circa sei mesi di processo, senza mai lasciare nulla al caso. L’ambientazione prevalente sarà quella delle aule di tribunale di Chicago e all’interno di questa è notevole la volontà di utilizzare lo spazio e la disposizione di ogni individuo in modo da far capire inconsciamente allo spettatore come quello di destra fosse un gruppo saldo e unito, al contrario invece di quello di sinistra, dove era possibile trovare contemporaneamente ragazzi pacifisti, ideologi di centro ed estremisti violenti con il vizio di trasmettere i propri ideali con atti violenti.

La difesa però, anche se così profondamente eterogenea, era accomunata dal nobile obbiettivo di far cessare una guerra che testardamente andava avanti da troppo tempo e che ogni giorno costava la vita a centinaia di giovani americani poco più che maggiorenni.

Formato da un cast stellare e pronto a fare incetta di Oscar, “Chicago 7” è una pellicola che ci fa capire quanto in 50 anni, tutto sommato, non sia cambiato nulla.

Battuta migliore: “Tutto il mondo ci guarda!”

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