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Da villa d’ogna

Una sorella al Circolo Polare Artico

In un modo di mobilità e opportunità internazionali, ogni anno molti ragazzi italiani si trasferiscono all’estero per un futuro migliore. Cosa vuol dire restare in Italia e vedere tua sorella andare in un paese lontano? Lo racconta Camilla

Nel nostro magico mondo globalizzato, quello dell’Erasmus e della mobilità che ho studiato e ri-studiato su tutti i libri, sono sicura che questa non è altro che la storia di una ragazza che, come tante altre, ha scelto di scappare dall’Italia semplicemente perché ne ha avuto l’occasione. È bello leggere sui libri e sui giornali che il mondo di oggi ci dà tante possibilità, che ci sono infinite opportunità di scambio culturale e soggiorni all’estero per i più giovani… così il mondo ti sembra davvero a portata di mano.

La situazione è un po’ diversa quando è tua sorella, tornata da un anno in Germania a cui già non pensavi di sopravvivere, a dirti che si è innamorata. Che vuole ripartire e non tornare più.

Mi sono resa conto in questi anni di aver rimosso dalla memoria gran parte del periodo in cui Laura ha deciso di andare a vivere in Finlandia. Ricordo la tensione in casa, la mamma che non voleva saperne, il papà che non parlava, mia sorella che poverina finiva addirittura all’ospedale per il panico. Ricordo che per un periodo non sono riuscita a piangere. E tutti che mi chiedevano “Ma non sei triste?” E io ero triste. Triste e arrabbiata. Così tanto che a piangere non ci riuscivo proprio e dicevo a tutti che ero contenta di avere finalmente la camera tutta per me.

Perché io sotto sotto lo sapevo che il suo posto non era mai stato questo, in mezzo a queste quattro montagne così strette, dove in pochi riuscivano a capire il suo valore. Sapevo che stava realizzando il suo sogno, che nessuno se lo meritava tanto quanto lei. E soprattutto, sapevo che non potevo farci niente. Che avevo 16 anni e il mondo mi sembrava davvero cattivo perché lei stava andando via.

Ci è voluto tanto tempo, anche solo per capire che forse non era proprio una cosa così semplice da affrontare. Ci è voluto tempo, per fare i conti con una casa dove a tavola mancava un posto, con un vuoto che ogni membro della famiglia ha dovuto trovare il modo di colmare. Mia mamma per un anno ha riempito la casa di borse di fettuccia fatte a mano. Non sto scherzando, ce n’erano ovunque. Mio papà, dopo un silenzio stampa di qualche mese, ha iniziato a cercare ogni singolo motivo per cui la Finlandia fosse migliore dell’Italia e ha fatto in modo che chiunque incontrasse per strada sapesse che sua figlia era in un posto bellissimo, altro che Villa d’Ogna. Io solo ora riesco ad ammettere che non aveva tutti i torti. A me del Welfare non poteva proprio fregarmene di meno. L’unica cosa che mi interessava era che là faceva freddo e la gente si suicidava perché per tanti mesi stava al buio.

Ci è voluto tempo, ma crescendo ho imparato ad apprezzare quello che posso di questa situazione, che se da un lato è così scomoda, dall’altro ha cambiato completamente la nostra vita familiare anche in senso positivo.

Apprezzo che Laura si sia realizzata a livello lavorativo in un modo che qui non sarebbe mai stato possibile. Apprezzo il fatto che ho la possibilità di vivere di persona una cultura molto diversa dalla nostra e di vedere posti davvero mozzafiato. Apprezzo che mia sorella abbia avuto il coraggio di andare via e di prendersi il suo futuro, come lo voleva lei. Per questo sarà sempre il mio esempio più grande nonostante tutto.

Soprattutto, apprezzo il fatto che ho una foto con Babbo Natale. E non penso di dover dire altro.

Laura senni Finlandia

Ho imparato ad apprezzare questa cosa nuova che è diventato per noi “essere sorelle”.

Quando eravamo piccole essere sorelle voleva dire pranzare insieme dopo scuola, raccontarci le puntate di Paso Adelante e regalarci cd masterizzati con tanto di copertine ridicole fatte a mano. Adesso, essere sorelle vuol dire mandarci le novità su whatsapp e stare ore su skype, trovarci ogni volta in una città diversa, visitare musei e andare ai concerti di quei gruppi che da piccole ascoltavamo insieme.

Come ha scritto una volta Laura, in un blog che stupidamente abbiamo abbandonato, “life happens to separate people sometimes, but they will always find a way to be together again”.

Ci vuole tempo per accettare che la vita ogni tanto divide le persone, ma vi assicuro che si può trovare il modo di volersi bene e di sentirsi vicini anche se ci sono 3000 chilometri di mezzo.

Laura senni Finlandia

*Camilla Senni, classe 1997, born and raised in Val Seriana. Laureata in Scienze della Comunicazione, frequenta ora l’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo, dove cerca di capire cosa significa “portare avanti la propria ricerca artistica” e “avere una poetica” come quelli veri. A tal fine sperimenta con più mezzi, lavorando principalmente con immagini e parole su tematiche legate alle nuove tecnologie, alle relazioni umane e al rapporto tra uomo e paesaggio.

La potete trovare qui: https://camillasenni.wixsite.com/website

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