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I sindaci e la ministra Azzolina a Fontana: “No alla chiusura delle scuole superiori”

L'ordinanza di Fontana che contiene la decisione è stata firmata dai sindaci a dire il vero, ma loro sostengono che la versione approvata era un'altra, con prescrizioni meno rigide.

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori (leggi), gli altri colleghi lombardi… e adesso anche la ministra ell’Istruzione Lucia Azzolina. Tutti contro il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Peché? Per la decisione di chiudere a partire da lunedì tutte le lezioni in presenza delle scuole superiori a favore della didattica a distanza con l’obiettivo di rallentare l’epidemia di coronavirus. L’ordinanza di Fontana che contiene la decisione è stata firmata dai sindaci a dire il vero, ma loro sostengono che la versione approvata era un’altra, con prescrizioni meno rigide.

E la ministra Azzolina invia una lettera al governatore lombardo: “In una fase così complessa per la Nazione, desidero invitarla a lavorare insieme a tutte le istituzioni coinvolte, per trovare soluzioni differenti da quella adottata, nel rispetto del diritto alla salute dei cittadini e del diritto allo studio dei nostri studenti e delle nostre studentesse. Il Dpcm del 18 ottobre 2020 ha previsto indicazioni molto chiare per la gestione delle misure da adottare con riferimento alle istituzioni scolastiche, prevedendo in primo luogo la prosecuzione, in ogni caso, in presenza, delle attività didattiche ed educative della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione”.

Anche i Giovani del Partito Democratico di Bergamo intervengono sulla decisione: “Noi non ci stiamo a vedere gli Studenti delle superiori trattati in questo modo, con Regione Lombardia che chiude le Scuole Superiori così, dal nulla e senza alcun preavviso. Chiediamo spiegazioni e chiediamo una modifica dell’ordinanza Regionale. Fa rabbia vedere mesi di lavoro, sforzi, sacrifici, da parte di tutto il comparto Scuola, resi completamente vani da questa ordinanza.

A quanto pare le Scuole Superiori vengono chiuse per due ragioni, non derivanti da loro stesse, ma a causa di: •Mezzi pubblici affollati •Crollo del sistema di screening dei contagi

Entrambi compiti in larga parte preposti all’ente Regione Lombardia.

Chi doveva prevedere un aumento dei pullman e dei fondi al TPL, ovvero Regione Lombardia, non l’ha fatto.

Chi doveva garantire un aumento dei presidi territoriali e gli “anticorpi” per gestire al meglio i contagi dell’autunno non l’ha fatto.

A questo si aggiunge l’assimilazione dei compagni di classe a “congiunti” sui mezzi di trasporto, di cui molto si è parlato questa estate. A poco (e troppo tardi) sono valse anche le proposte dei Sindacati per integrare i mezzi di trasporto privati nel trasporto pubblico.

Chi ci rimette sono le studentesse e gli studenti delle superiori, provati già da mesi difficili, nel periodo più complesso ma bello della loro crescita personale.
Rischiamo di avere danni sociali e formativi enormi, perché la Didattica a distanza è utile soltanto se non è esclusiva.

Bastava prevedere ulteriori ampliamenti della didattica a distanza, ma è una follia chiudere di nuovo tutto quanto. Lo è per gli studenti, lo è per famiglie, per i docenti e per il personale ATA, tutte persone le cui vite sono state già abbastanza segnate dalla pandemia.
Le nostre Scuole non sono dei lazzaretti.

Come Federazione provinciale dei Giovani Democratici ci attiveremo in tutti i modi e le sedi opportune per far sì che Regione Lombardia modifichi e migliori decisamente questa ordinanza”.

 

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