In seguito al Dpcm ministeriale del presidente del Consiglio Giuseppe Conte della serata di domenica 18 ottobre, tutte le aree coinvolte nel decreto hanno dovuto mettersi al lavoro nel rendere in atto le indicazioni. Dagli uffici commerciali, alle aziende fino alle scuole e le università.
Al lavoro anche l’Università degli Studi di Bergamo, avvantaggiata nelle azioni da compiere post Dpcm per scelte precedenti, prudenti e prese per tempo. “Mesi fa noi avevamo deciso di ricominciare le lezioni il 5 ottobre con in presenza non più di 50 studenti: infatti, un corso che presenta meno o uguale numero di 50 studenti è sia in presenza che a distanza. Se il corso ha più di 50 studenti, invece, viene fatto solo a distanza. In questi poco meno di venti giorni è filato tutto liscio, compresa la prenotazione da parte degli studenti del posto in aula tramite app”, ci ha spiegato il rettore Remo Morzenti Pellegrini.
E, se nelle prime settimane il numero gli studenti in presenza si aggirava attorno al 20% degli iscritti totali, dalla scorsa settimana la percentuale è ancora più diminuita. “Questo significa che sin dalla riapertura abbiamo fatto il possibile per non sovraccaricare i trasporti. Perciò, le ultime indicazioni ministeriali ci trovano preparati, in linea e in sicurezza. Per ora non abbiamo neanche un caso di Covid tra studenti e docenti. Per diminuire ancora di più le presenze chiederò anche di fare i ricevimenti a distanza”.
Con l’Unibg come modello per gli atenei lombardi, Morzenti Pellegrini, come presidente della Conferenza dei rettori lombardi, ha comunicato con i suoi colleghi della Lombardia, invitandoli ad alleggerire la presenza degli studenti, proponendo anche soluzioni, così da non appesantire i trasporti: l’invito, in particolare, è destinato all’Università di Milano dove già sono stati rilevati dei casi di contagio.
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