• Abbonati
La panoramica

Carducci, Lorca, Dickinson, Trilussa: quando l’autunno diventa poesia

Da sempre questa stagione ispira i poeti, dalle strofe dei maggiori poeti italiani alle perle di una vera maestra del lirismo ottocentesco, Emily Dickinson che ricorre a immagini piene di dolcezza e sensibilità

L’autunno è la stagione poetica per eccellenza. Ai primi freddi si accompagnano colori, profumi e sapori unici, costellati da atmosfere particolarmente suggestive capaci di scaldare il cuore ed evocare tante emozioni.

Per questo da sempre questa stagione ispira tanti poeti, da quelli italiani a quelli stranieri come Emily Dickinson che ricorre a immagini piene di dolcezza e sensibilità.

Innanzitutto, non si può cominciare citando “San Martino” di Giosuè Carducci, poesia famosissima incentrata proprio su questo periodo dell’anno:

La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar

Giovanni Pascoli, invece, ha scritto “Foglie morte”:

Oh! che già il vento volta
e porta via le piogge!
Dentro la quercia folta
ruma le foglie roggie
che si staccano, e fru . . .
partono; un branco ad ogni
soffio che l’avviluppi.
Par che la quercia sogni
ora, gemendo, i gruppi
del novembre che fu.
Volano come uccelli,
morte nel bel sereno:
picchiano nei ramelli
del roseo pesco, pieno
de’ suoi cuccoli già.
E il roseo pesco oscilla
pieno di morte foglie:
quale s’appende e prilla,
quale da lui si toglie
con un sibilo, e va.
Ma quelle foglie morte
che il vento, come roccia,
spazza, non già di morte
parlano ai fiori in boccia,
ma sussurrano: – Orsù!
Dentro ogni cocco all’uscio
vedo dei gialli ugnoli:
tu che costì nel guscio
di più covar ti duoli,
che ti pèriti più?
Fuori le aluccie pure,
tu che costì sei vivo!
Il vento ruglia . . . eppure
esso non è cattivo.
Ruglia, brontola: ma…
contende a noi! Chè tutto
vuol che sia mondo l’orto
pei nuovi fiori, e il brutto,
il secco, il vecchio, il morto,
vuol che netti di qua.
Noi c’indugiammo dove
nascemmo, un po’, ma era
per ricoprir le nuove
gemme di primavera…
Così dicono, e fru…

Tra i versi più celebri, poi, c’è “Mattino d’autunno” di Federico García Lorca: in cinque versi il grande poeta andaluso riesce a trasmettere al lettore la sensazione di vedere di persona il sole che filtra tra le foglie ingiallite rendendole splendenti, di ammirare le trame tessute dai ragni e di godere la pace e il silenzio che regna intorno… Ecco il testo:

Che dolcezza infantile
nella mattinata tranquilla!
C’è il sole tra le foglie gialle
e i ragni tendono fra i rami
le loro strade di seta

Emily Dickinson, invece, si concentra sul cambio di stagione con una notevole forza espressiva ne “L’estate è finita”:

Sono più miti le mattine
e più scure diventano le noci
e le bacche hanno un viso più rotondo.
La rosa non è più nella città.
L’acero indossa una sciarpa più gaia.
La campagna una gonna scarlatta,
Ed anch’io, per non essere antiquata,
mi metterò un gioiello

Nel suo “È già il pallido autunno” Vincenzo Cardarelli, scrive di questa stagione di cui si poteva presagire l’arrivo nel vento d’agosto, nelle piogge di settembre, torrenziali e scroscianti ed un brivido (trasmette il senso di freddo) percorre la terra:

Come varia il colore
delle stagioni,
così gli umori e i pensieri degli uomini.

Tutto nel mondo è mutevole tempo.
Ed ecco, è già pallido,
sepolcrale autunno,
quando pur ieri imperava
la rigogliosa quasi eterna estate

È inconfondibile, poi, lo stile di Trilussa che ha scritto “Foglie gialle:

Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle,
come tante farfalle
spensierate?
Venite da lontano
o da vicino?
Da un bosco
o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso
che vi porta via?

Altro grande autore è Carlo Emilio Gadda, con il suo “Autunno”:

Tàcite imagini della tristezza
Dal plàtano al prato!
Quando la bruma si dissolve nel monte
E un pensiero carezza
E poi lascia desolato – la marmorea fronte;
Quando la torre, e il rattoppato maniero,
Non chiede, al vecchio architetto, più nulla:
Allora il feudo intero – fruttifica una susina
Bisestile, alla collina
Dolce e brulla.
Tace, dal canto, il prato.
Il pianoforte della marchesina
Al tocco magico delle sue dita
S’è addormentato:
E dopo sua dipartita – l’autunno
S’è scelto un nuovo alunno:
Il passero!, lingua di portinaia
Dal gelso all’aia:
E il cancello e lo stemma sormonta
La nenia del campanile – e racconta
I ritorni, all’aurata foresta:
Garibaldeggia per festa
Sopra il travaglio gentile
Perché alla bella il ragazzo piaccia,
Quello che lassù canta, quello che lassù pesta.
Il vecchio marchese ha inscenato una caccia
Con quindici veltri, e galoppa,
Diplomatico sconsolato
Sul suo nove anni reumatizzato.
Della volpe nessuna notizia, nessuna traccia!
Il cavallo ha un nome inglese: e il corno sfiatato
Assorda nella tana il ghiro
Che una nocciòla impingua!
Al docicesimo giro
La muta s’è messa un palmo di lingua
E, mòbile macchia, cicloneggia bianca
Nella deserta brughiera
Là, verso il passaggio a livello,
Dove arriva stanca,
Salendo, la vaporiera.
Passa il merci e il frenatore – più bello,
Lungo fragore! – vana bandiera!
Ha incantato la cantoniera.
Ecco il diretto galoppa – verso città lontane
E il cavallo inglese intoppa
Negli sterpi dannati e calpesta
I formicai vuoti e le tane.
Ma dal campanile canta l’ora di festa – canta
Tristezze vane!

Spostandosi tra i poeti maledetti, invece, s’incontra Paul Verlaine, autore di “Violini d’autunno”:

Singhiozzi lunghi
dai violini
dell’autunno
mordono il cuore
con monotono
languore.
Ecco ansimando
e smorto, quando
suona l’ora,
io mi ricordo
gli antichi giorni
e piango;
e me ne vado
nel vento ingrato
che mi porta
di qua e di là
come fa la
foglia morta.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
Più informazioni
leggi anche
Generico ottobre 2020
La panoramica
Guccini, Mina, Nomadi, De Gregori: i cantanti che si sono ispirati all’autunno
Scuola mascherine studenti (foto Pixabay)
Del sarpi
“Siete quelli che hanno imparato l’attesa lunga”: la poesia della prof per gli alunni
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI