Nella giornata internazionale delle bambine Papa Francesco guarda al futuro e prega per le donne, auspicando per loro un ruolo più incisivo e da protagoniste anche dentro la Chiesa. Anzi, cominciando proprio da qui.
“Preghiamo perché i fedeli laici, specialmente le donne, partecipino maggiormente nelle istituzioni di responsabilità della Chiesa – ha detto papa Francesco al termine dell’Angelus domenicale -. Nessuno di noi è stato battezzato prete né vescovo, siamo stati tutti battezzati come laici, laici e laiche. Sono protagonisti della Chiesa”.
Uomini e donne, dunque. Quest’ultime mai più “messe da parte”. “Oggi c’è ancora bisogno di allargare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa e di una presenza laica, si intende, ma sottolineando l’aspetto femminile, perché in genere le donne vengono messe da parte – ha proseguito il Papa -. Dobbiamo promuovere l’integrazione delle donne nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti”. Poi ha concluso: “Senza cadere nei clericalismi, che annullano il carisma laicale e anche rovinano il volto di Santa Madre Chiesa”.
In poche frasi si concentra il manifesto (che è anche politico) di Francesco per le donne. In realtà è una notizia a metà. Che Papa Francesco senta come urgente la “questione femminile” nella Chiesa oltre che nel mondo è noto e supportato da dichiarazioni, prese di posizioni e segni. A tal proposito, uno dei primi gesti del papa argentino (era il 2013) fu quello di invitare due donne, due detenute, alla lavanda dei piedi del Giovedì Santo.
Un gesto estremamente significativo che ha consegnato alla Chiesa la necessità di incarnare il mistero pasquale nel mondo, nell’umanità ricongiunta negli uomini e nelle donne, rimandando all’eredità del Concilio Vaticano II di leggere e comprendere “i segni dei tempi”, le questioni dell’uomo dentro la storia e la cultura, alla luce della Parola di Dio.
Dal primo gesto in poi, molte sono state le dichiarazioni a supporto di tale visione: “la Chiesa non può essere se stessa senza la donna e il suo ruolo”, “la donna per la Chiesa è imprescindibile”, occorre “Accrescere gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa”, “elaborare una teologia approfondita del femminile”, introdurre le donne “là dove si esercita l’autorità dei diversi ambiti della Chiesa”. Questo si legge nell’Evangelii gaudium, la prima esortazione apostolica di papa Francesco del 2013.
Quindi il papa apre al sacerdozio femminile? Ni. “(…) Abbiamo bisogno di discernere. Non è tutto bianco o nero, neppure grigio. È tutto in cammino, tutto è in cammino, ma camminiamo sulla strada giusta, la strada della Rivelazione. Non possiamo camminare su un’altra strada”.
Così si è espresso papa Francesco, nel 2016, al termine del Sinodo sull’Amazzonia, annunciando di voler convocare una Commissione di studio sul diaconato femminile proprio per “studiare la questione”, per andare avanti nel comprendere quale sia il ruolo della donna nella Chiesa e “non sbagliare pensando che sia solo un lavoro funzionale”.
Una seconda convocazione della Commissione – dopo poco più che un nulla di fatto della prima – è seguita alla sua nuova nomina nell’aprile 2020.
Con coerenza, Papa Francesco ha mosso decisi passi avanti sul ruolo delle donne nelle stanze del potere vaticano.
L’ultimo atto, cronologicamente parlando, è del 6 agosto 2020 con la nomina nel Consiglio per l’economia di sei donne, laiche, scelte tra accademiche e manager di primo piano del mondo della finanza (Charlotte Kreuter-Kirchhof, Marija Kolak; Eva Castillo Sanz, María Concepción Osákar Garaicoechea, Leslie Jane Ferrar e Ruth Maria Kelly). La “quota azzurra” tra i laici è di Alberto Minali, ex amministratore delegato di Cattolica Assicurazioni (ed ex Generali).
Il primo, a gennaio 2020, con la nomina di Francesca Di Giovanni a sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, un ruolo chiave della diplomazia vaticana. La prima donna nella storia vaticana a ricoprire un incarico così apicale.
Altra donna di spicco è una religiosa, suor Alessandra Smerilli, salesiana, docente di Economia politica, nominata dal Papa nel 2019 consigliere di Stato.
Papa Francesco ha anche chiamato nel consiglio direttivo dell’Autorità di Informazione finanziaria (Aif), l’ente anti-riciclaggio, Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore vicario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nel modo della cultura, a capo ufficio della Biblioteca apostolica c’è Raffaella Vincenti, mentre alla guida della rivista dell’Osservatorio Romano “Donne Chiesa Mondo”, punto di riferimento culturale importante sullo sguardo di genere, c’è Rita Pinci.
In generale, la presenza femminile nel personale a servizio del Pontefice e della Santa Sede negli ultimi dieci anni è cresciuta. Nel 2010, con Benedetto XVI, erano impiegate in Vaticano 4.053 persone, di cui 697 donne, circa il 17%. Nel 2019 invece, la Santa Sede (la Curia di Roma) e la Città del Vaticano assommavano insieme 4.618 dipendenti, di cui il 22% (1.016) donne come riporta Vatican News.
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