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Report settimanale

Covid: la seconda ondata è arrivata, ma a Bergamo è sotto controllo

L’impennata di contagi, la crescita dei ricoverati e il lento ma costante aumento dei decessi, certificano che l’inversione della curva iniziata dieci settimane fa è ormai consolidata

La tanto paventata seconda ondata è infine arrivata: l’impennata di contagi, la crescita dei ricoverati e il lento ma costante aumento dei decessi, certificano che l’inversione della curva iniziata dieci settimane fa è ormai consolidata.

Nel nostro monitoraggio settimanale, osserviamo un netto incremento nel trend dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente che passano da 16.225 a 31984 (+97%) a fronte di un numero di poco superiore di casi testati (+10%).

Le morti sono aumentate da 151 a 203 (+34%) negli ultimi sette giorni. Sul fronte degli ospedali, vi è una crescita esponenziale dei pazienti ricoverati con sintomi, ora 4821 (+1334, +38%), e delle persone che necessitano di assistenza in terapia intensiva, diventati 452 e crescendo quasi del 40% in una sola settimana (+129).

Se prendiamo come riferimento i dati del 29 luglio, dove si ebbe il minimo di pazienti in T.I. (38), vediamo che il dato si è più che decuplicato.

Sempre a cavallo fra fine luglio e inizio agosto, in Italia si avevano poche centinaia di nuovi casi al giorno, ora siamo intorno ai 5.000.

È un dato impietoso, dovuto in parte al maggior numero di tamponi effettuati (triplicati), ma se analizziamo anche il rapporto positivi-tamponi passato dallo 0,8% al 5,4%, notiamo che da un lato si cerca di più il virus ma dall’altro che il numero di positivi è più che quintuplicato.

Va evidenziato che alcune Regioni sono oltre la media nazionale: si tratta di Liguria (11,5%), Sardegna (8,16%), Valle d’Aosta (7,5%), Campania (6,85%), Lombardia (6,61%), Sicilia 6,58%), Piemonte (6,31%), Friuli V.G. (5,72%).

I pazienti ricoverati con sintomi sono aumentati da 3487 a 4.821; un dato che non lascia al momento intravedere sovraccarichi dei servizi ospedalieri nazionali, ma iniziano ad emergere differenze regionali rilevanti.

In particolare, ben 8 Regioni registrano tassi di ospedalizzazione per 100.000 abitanti superiori alla media nazionale: Sicilia (11,5%), Lazio (13,9), Liguria (13), Campania (9,2), Puglia (8,9%), Sardegna (8,8), Piemonte e Basilicata (7,9%). In quasi tutte le regioni l’indice Rt è superiore all’1, quindi oltre la soglia d’allarme.

Al momento sono stati riportati complessivamente circa 4.000 focolai attivi (nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati poco più di 3.000). La maggior parte di questi focolai continua a verificarsi in ambito domiciliare (77,6%). Continua a scendere la percentuale dei focolai rilevati nell’ambito di attività ricreative (4,1% vs 4,5% la settimana precedente).

A Bergamo e in Lombardia

La notra regione supera da alcuni giorni la soglia dei mille positivi quotidiani, portando il rapporto positivi/tamponi fra il 6 e il 7% (la percentuale si abbassa come sempre nel fine settimana per poi risalire) e il totale a 113.934. I decessi sono in totale 16988 e i guariti/dimessi 83353. 50 i malati in Terapia Intensiva (erano 30 quindici giorni orsono). Sempre sotto controllo, invece, la curva a Bergamo: anche se si è leggermente alzata nell’ultimo periodo preso in esame, non raggiunge però i livelli di altre province lombarde (in particolare Milano, Monza e Brescia). In totale si riscontrano 16.147 positivi, di cui 236 nell’ultima settimana.

Il nuovo Dpcm

È stato firmato, nel frattempo, il nuovo Dpcm contenente le nuove misure restrittive per il contenimento dell’epidemia di coronavirus che saranno in vigore per i prossimi trenta giorni. I provvedimenti sono ormai noti, ma li riassumiamo perché comunque rilevanti.

Mascherine

L’articolo 1 del Dpcm stabilisce che “è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché obbligo di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi, e comunque con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonché delle linee guida per il consumo di cibi e bevande”. Dall’obbligo è escluso chi fa attività sportiva, i bambini sotto i 6 anni, i soggetti con patologie e disabilità incompatibili con l’uso della mascherina. Viene inoltre “fortemente raccomandato” l’utilizzo dei dispositivi “anche all’interno delle abitazioni private in presenza di persone non conviventi”.

Feste

La novità, rispetto ai precedenti Dpcm, è che sono vietate le feste in tutti i luoghi al chiuso e all’aperto. Anche nelle abitazioni private è “comunque fortemente raccomandato di evitare feste e di ricevere, per feste, cene o altre occasioni, persone non conviventi in numero superiore a 6”. Confermata la chiusura di sale da ballo e discoteche, all’aperto o al chiuso, mentre sono permesse fiere e congressi.

Matrimoni e cerimonie

Restano consentite, con le regole fissate dai protocolli già in vigore, le cerimonie civili o religiose come i matrimoni. Le feste conseguenti alle cerimonie possono invece svolgersi con la partecipazione massima di 30 persone nel rispetto dei protocolli e delle linee guida vigenti.

Gite scolastiche

Il Dpcm interviene anche sulle gite degli studenti: sono sospesi nel decreto i viaggi d’istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche programmate dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, fatte salve le attività inerenti i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, nonché le attività di tirocinio.

Cinema e concerti

Resta per gli spettacoli il limite di 200 partecipanti al chiuso e di 1000 all’aperto, con il vincolo di un metro tra un posto e l’altro e di assegnazione dei posti a sedere. Sono sospesi gli eventi che implichino assembramenti se non è possibile mantenere le distanze. Le regioni e le province autonome possono stabilire, d’intesa con il Ministro della Salute, un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi. Sono comunque fatte salve le ordinanze già adottate dalle regioni e dalle province autonome.

Stadi

Per le competizioni sportive è consentita la presenza di pubblico, “con una percentuale massima di riempimento del 15% rispetto alla capienza totale e comunque non oltre il numero massimo di 1000 spettatori all’aperto e 200 al chiuso”. Va garantita la distanza di un metro e la misurazione della febbre all’ingresso. Le regioni e le province autonome, in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori, possono stabilire, d’intesa con il ministro della salute, un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi e degli impianti; con riferimento al numero massimo di spettatori per gli eventi e le competizioni sportive non all’aperto, sono in ogni caso fatte salve le ordinanze già adottate dalle regioni e dalle province autonome.

Sport

Sono vietate tutte le gare, le competizioni e tutte le attività connesse agli sport di contatto aventi carattere amatoriale. Gli sport di contatto sono consentiti “da parte delle società professionistiche a livello sia agonistico che di base, dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP), nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi”.

Ristoranti e bar

Dovranno chiudere alle 24 ma dalle 21 sarà vietato consumare in piedi, quindi potranno continuare a servire i clienti solo i locali che abbiano tavoli al chiuso o all’aperto.
Altro punto è la proroga dello stato di emergenza al 31 gennaio 2021, oggetto del decreto-legge a cui il Dpcm stesso è incardinato.

Europa e resto del mondo

Assomiglia sempre più a uno tsunami la seconda ondata di Coronavirus che si sta abbattendo su tutto il pianeta. Di giorno in giorno, ogni nuovo record di contagi viene stracciato dal dato successivo: poche ore dopo aver superato la soglia dei 37 milioni di casi nel mondo, se ne contano già oltre 37 milioni e500 mila. Una accelerazione che ha portato a una crescita del 7,5% in soli 14 giorni.

In rapporto alla popolazione è sempre il Sud America il continente più colpito, mentre l’Europa ha superato il Nord America. 1.077.000 sono invece i morti, in crescita di 80.000 unità in sole due settimane. Preoccupa quindi lo stato di salute dell’Europa, dove la diffusione del Covid 19 galoppa al ritmo di oltre 120 mila casi a giorno.

Insieme a Spagna e Francia, i Paesi europei più colpiti dalla pandemia in questo momento, anche il Regno Unito è in allarme: “Siamo a un punto di non ritorno”, ha avvertito il professor Jonathan Van-Tam, vicedirettore sanitario per l’Inghilterra, prevedendo un aumento esponenziale dei contagi. Già ora gli ospedali hanno più pazienti affetti da coronavirus di quanti ne avessero a marzo e, continuando di questo passo, la situazione potrebbe diventare ingestibile. Tutti i paesi europei hanno varato nuove misure restrittive e alcuni lockdown locali.

“Il 10% della popolazione mondiale potrebbe essere stata infettata dal virus”. A dirlo è Michael Ryan, capo delle emergenze dell’Oms, nel corso di una riunione del consiglio esecutivo, dedicata proprio all’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio tutto il mondo. Si parla addirittura di 760 milioni di contagiati su 7,6 miliardi di persone in tutto il mondo. “Inizia un periodo difficile, la malattia continua a diffondersi, la maggioranza della popolazione rimane a rischio” ha concluso Ryan.
Si tratta di stime che fotografano un virus molto contagioso, che non risparmia nessuno, basti guardare ai dati di Stati Uniti, 7.800.000 i contagi totali, l’India (7.100.000) e il Brasile (5.100.000).

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