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“Corona virus”, in un libro di poesie e disegni le emozioni suscitate dall’epidemia

Dall'incontro fra la scrittura in versi e la drammaticità di questo tempo è nato il libro "Corona virus" (Lubrina Bramani Editore), con poesie di Mario Rondi e illustrazioni di Silvia Manfredini

La poesia è dotata di una forza comunicativa straordinaria. Ha una grande capacità evocativa: riesce a esprimere sensazioni arrivando direttamente al cuore di chi la legge e regala emozioni. Il periodo che stiamo vivendo, segnato dall’emergenza Coronavirus, è costellato da tanti stati d’animo, che spaziano fra la paura, l’angoscia, la solitudine e l’insicurezza per il presente e il prossimo futuro, ma anche tanta tenerezza e un anelito di speranza.

Dall’incontro fra la scrittura in versi e la drammaticità di questo tempo è nato il libro “Corona virus” (Lubrina Bramani Editore), con poesie del poeta e scrittore bergamasco Mario Rondi. Il volume raccoglie 17 componimenti intitolati Pandemia, Il ballo, La Comare Burlona, Canto, Amore, Chiamata, Il bacio, La velina, La colomba, L’Angelo, Pianto, Il moscerino, Morte ridendo, Il fiore, Amore al corona-virus, Bambini e L’aquilone.

“Già il titolo Corona-Virus – si legge nella presentazione di Vincenzo Guarracino – è tutt’altro che rassicurante, poi a scorrere, anche solo a rapido colpo d’occhio, il numero dei testi, 17, c’è poco da stare allegri e non è che la situazione migliori granchè a leggere certi titoli (Pandemia, La Comare Burlona, Pianto, Morte ridendo, Amore al corona-virus)… C’è subito fin dai primi versi uno strascico di morte, una sensazione di pericolo incombente che contamina illusioni e prospettive e determina un bisogno impotente di fuggire da un destino che tutti indistintamente flagella, umani, animali e perfino vegetali (…). Da restare veramente senza fiato, poi, dinnanzi allo spettacolo onirico e surreale di quell’Angelo della morte, che sfreccia a sirena spiegata nella notte su una macabra ambulanza, attraversando la città come un carro dei monatti in piena regola”.

“Per fortuna – prosegue la presentazione di Guarracino – che qua e là nei testi, fin dal primo, con tutto che si intitola Pandemia, un qualche spiraglio di luce sembra aprirsi, proprio nel baratro tra seconda terzina e il distico conclusivo, almeno un pizzico di speranza, e più avanti, in Pianto, sempre nella stessa posizione metrica si inarca ancora la santa speranza di sperare: certo, non è molto ma quanto basta per non sentirsi già del tutto spacciati, per illudersi di contare di restarci, come un Aquilone, ancorati alla terra ancora un poco”.

A completare ed arricchire il quadro, i disegni dell’illustratrice Silvia Manfredini, che accompagnano e secondano con tratto leggero e incisivo, di volta in volta dolente o graffiante la scena evocata dalle parole del poeta, a cominciare dall’immagine di copertina, davvero suggestiva, col fantasma che – come lo Sterminatore di un celebre film di Luis Bunuel del ’62 – volteggia sul desolante paesaggio urbano, dove unica nota di colore è il rosso della croce dell’ambulanza. Ed è particolarmente evocativa è l’ultima tavola abbinata alla poesia L’Aquilone, foriero di un segno di speranza col suo “volo generoso”, nel ricordo di un celebre testo di Pascoli.

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