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Cinema

La recensione

“Marriage story”: struggente dramma su un matrimonio in crisi

Prendete “Kramer contro Kramer”, aggiungete un pizzico di Scarlett Johansson, una spolveratina di Netflix, 10 g di Oscar alla “miglior attrice non protagonista” per Laura Dern

Titolo: Marriage Story

Regia: Noa Baumbach

Interpreti: Adam Driver, Scarlett Johansson, Laura Dern, Ray Liotta, Alan Alda

Durata: 136’

Programmazione: Netflix

Valutazione: *****

L’amore coniugale è uno dei legami più forti che, almeno a livello umano, possa esistere al mondo.

La Treccani, non a caso, definisce tale emozione come: “Sentimento di viva affezione verso una persona, che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia.”

Alla luce di questo non stupisce come nei secoli tale tema sia stato ampiamente utilizzato per scrivere libri, comporre poesie, creare opere teatrali e girare film. Questo argomento ha però un forte limite: l’edulcorazione eccessiva con cui troppo spesso le storie vengono raccontate.

La realtà, soprattutto quando ci sono di mezzo i sentimenti, non è (purtroppo o per fortuna) uno schema lineare per cui se da un punto A si arriva ad un punto B è per forza detto che ne segua uno C. La vita non va così, almeno nella grande maggioranza dei casi, ed è proprio in questo che il “vissero felici e contenti” pecca. È vero, ogni tanto è bello immergersi in una realtà addolcite in cui tutto è perfetto e colorato, ma cosa succede quando l’amore finisce? Quando il sentimento si trasforma in altro? Cosa accade quando quella persona che hai sempre amato diventa l’individuo che odi di più a questo mondo? Beh è chiaro, succede “Marriage Story” (Storia di un matrimonio) di Noa Baumbach.

La trama del film è semplice: Charlie, un regista teatrale, e Nicole, la moglie attrice, un tempo felicemente sposati, intraprendono un lungo ed estenuante divorzio, che li pone di fronte ai loro limiti e alle necessarie rinunce con cui dovranno fare i conti.

Il punto forte di questa pellicola è quindi, per cominciare, il suo tema: il dolore della separazione unito a tutto ciò che ne deriva. Senza né vincitori né vinti, ma solo con tanta desolazione e con un figlio, Henry, che in futuro dovrà fare i conti con un passato sofferto e traumatico.

Nei 136 minuti dell’opera, che per il peculiare tipo di dialoghi e scenari ricorda più uno sceneggiato teatrale, non farà altro che sbatterci in faccia come la realtà il più delle volte sia questo: amarsi profondamente per poi lasciarsi come se ciò che si provava non fosse mai esistito, forse a causa di problemi mai risolti e taciuti troppo a lungo, forse per desideri egoistici all’interno della coppia o, più banalmente, perché non era la cosa giusta da fare.

Se poi in mezzo ci si buttano anche degli avvocati assetati di denaro e di clienti da spennare, risentimenti, esplosioni d’ira, attacchi meschini e l’affidamento di un figlio è presto chiaro come mai “Marriage Story” rappresenti uno dei migliori drammi sentimentali degli ultimi 20.

Prendete “Kramer contro Kramer”, aggiungete un pizzico di Scarlett Johansson, una spolveratina di Netflix, 10 g di Oscar alla “miglior attrice non protagonista” per Laura Dern, agitate e mischiate tutto per circa 2 ore e 10.

Eccovi servito “Storia Di un Matrimonio”, un capolavoro agrodolce che colpisce al cuore.

Battuta migliore: “Divorziare con un figlio può essere la cosa piu difficile della tua vita. È come una morte senza cadavere.”

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