Una sinfonia. L’Atalanta balla come/con il Papu e fa ballare gli avversari, un poker al piccolo Torino o alla presunta grande Lazio.
Comunque, era una sfida tra due squadre di Champions: una veramente forte, quella allenata dal Gasp e un’altra aggrappata al suo bomber. Ma Immobile non riesce nemmeno a fare gol come il Gallo Belotti.
Sotto gli occhi del ct Mancini, lo spettacolo è ancora dell’orchestra Gasp, guidata da uno dei migliori centrocampisti, pardon tuttocampisti del mondo, il Papu Gomez. Che l’anno scorso sembrava defilato, si fa per dire, a dirigere l’orchestra e sfornare assist e ora invece in due giornate firma tre gol, uno di destro e l’altro, una meraviglia, di sinistro. E sale anche sul podio dei bomber nerazzurri di tutti i tempi, raggiungendo il terzo, Bassetto, a 57 reti.
Dicevamo di Mancini che si lustra gli occhi applaudendo le giocate nerazzurre, peccato che Gomez non gli possa servire perché l’ha già richiamato in nazionale l’Argentina. E nemmeno Gosens, che apre il festival delle reti ed è nazionale tedesco. O Hateboer, che non segnava mai in campionato e in un colpo solo ne fa uno più bello dell’altro, prima a Torino e poi a Roma. Lo rivedremo anche in campo a Bergamo, contro gli azzurri, assieme all’altro tulipano de Roon.
Ecco, la mossa a sorpresa della serata è proprio l’esclusione iniziale di de Roon, che a Torino era stato tra i migliori. Ma il Gasp evidentemente ha ancora sullo stomaco il 3-3 dell’anno scorso (rimonta laziale anche con due rigori di Immobile) e non vuole ripetere gli stessi errori. Anzi, gioca d’anticipo e prende in mezzo gli avversari, togliendo respiro con il lavoro di Freuler su Luis Alberto, di Malinovskyi che fa un po’ il mediano e un po’ il regista assieme a Pasalic e Gomez libero di fare quel che vuole, purchè i laziali non ci capiscano nulla.
Loro hanno Lazzari e chi lo ferma? L’Atalanta ha Gosens e Hateboer che presidiano le fasce e danno anche il la alla vittoria, con due gol da veri attaccanti.
Il resto del risultato è opera delle magie di Gomez, che sembra aver trovato l’elisir per stupire ogni volta di più, ma non dimentichiamo i combattenti della difesa, un Palomino che evita anche il secondo gol laziale sul 4-1, Toloi che trova anche il tempo per fare l’incursore, Djimsiti che lascia poi il posto a Romero. Bene anche lui, alla fine, dopo il debutto con brivido per un passaggio a Sportiello un po’ eccessivo.
Personalità, forza, soprattutto una tecnica che nel campionato italiano ha poche rivali, senza dover scomodare il sogno scudetto. L’Atalanta è questa, non certo e soltanto lo strapotere fisico o una squadra che vive sugli episodi, come sembra rimarcare a fine partita Simone Inzaghi, pur riconoscendo il valore dei suoi avversari.
Stavolta Gasp non ha motivo di arrabbiarsi, come nella finale di Coppa Italia o per la rimonta del 3-3, quelle sì decise dagli episodi. E dopo aver celebrato il suo numero 10, quel Papu “che dà il tocco di genialità in più”, Gasperini si riempie d’orgoglio perché “la squadra tecnicamente è migliorata molto” e quasi si commuove quando annuncia che “Ilicic si sta allenando con la squadra, adesso sono più fiducioso”.
Domenica l’Atalanta giocherà per la prima volta in casa, nel suo stadio rimesso a nuovo. Peccato soltanto che sarà solo per pochi intimi: i ragazzi meriterebbero davvero un’ovazione per lo spettacolo che stanno offrendo a una Serie A che, grazie a loro, non è solo monopolio di Juve e Inter. Ci sarà tempo più avanti, speriamo, anche per i tifosi: per sentire la musica della Champions (oggi, giovedì 1 ottobre, il sorteggio) e vederla dal vivo. Finalmente.
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