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Bergamo segreta

A spasso con la paura: la Valle d’Inferno e la leggenda della fucina “spettrale”

Nuova puntata della rubrica domenicale di BGY che fa tappa in Valle Brembana

Il demonio ha caratterizzato per secoli l’immaginazione dei cittadini orobici.

A testimoniarlo sono i numerosi toponimi presenti lungo le nostre valli e conservati ancora intatti a distanza di secoli.

Un esempio è quello della Valle d’Inferno, vallata laterale che scende dal Pizzo dei Tre Signori sino a Ornica.

Caratterizzata da un pendio particolarmente ripido abitato da camosci e stambecchi, essa si contraddistingue per il paesaggio “spettrale” che nella parte superiore presenta numerosi massi come la celebre “Sfinge”.

Territorio adibito all’estrazione di ferro e alla produzione di chiodi, quest’ultimo ospitava numerose fucine che alimentarono una celebre leggenda.

Secondo la fantasia popolare, il più grande di questi forni era gestito da persone proveniente da altre zone, come la Valsassina, i quali si occupavano della raffinazione del minerale.

La tradizione sostiene che i rapporti fra quest’ultimi e i valligiani non erano certo dei migliori, motivo che spingeva i fabbri a gettare qualche ornichese nel fuoco in caso di mancanza di materiale utile per alimentarlo.

Si venne così a creare un vero e proprio clima di paura che spinse gli abitanti da una parte a identificare l’area come la “Valle d’Inferno”, dall’altra a reagire alle stesse brutalità.

Un giorno i capifamiglia di Ornica si riunirono in assemblea deliberando di inviare alcuni rappresentanti a Venezia per chiedere aiuto al governo lagunare.

La spedizione fu proficua tant’è che i delegati rientrarono in patria con un carro carico di archibugi e bombarde, prontamente posizionati in un fortino costruito in località Piazze e dirimpetto alla forno infernale.

L’arrivo degli artigiani nei pressi della struttura venne accolto da una raffica di spari che portò alla scomparsa di quest’ultimi e alla distruzione dell’impianto.

Oggi l’edificio non esiste più, tuttavia l’inquietante nome non ha mai smesso di far parlare di sè.

Fonti 

Wanda Taufer, Tarcisio Bottani; Leggende bergamasche illustrate; Bergamo; Corponove; 2010

Foto Wikipedia

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