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L'intervista

Covid, Roberta Villa: “I contagi stanno salendo, non bisogna abbassare la guardia”

Abbiamo chiesto alla giornalista e divulgatrice scientifica bergamasca Roberta Villa, laureata in medicina e chirurgia, di tracciare il punto della situazione

“La curva dei contagi e i ricoveri in terapia intensiva sono in aumento: non bisogna abbassare la guardia”. Così la giornalista e divulgatrice scientifica bergamasca Roberta Villa, laureata in medicina e chirurgia, invita a mantenere alta l’attenzione sulla diffusione del Coronavirus.

Con la ripresa delle scuole l’incremento era prevedibile, non bisogna cadere in allarmismi ma comportarsi con razionalità. Abbiamo intervistato Roberta Villa per saperne di più e avere alcuni consigli.

Come sta andando la riapertura delle scuole?

Come ci aspettavamo. Una ripresa dei contagi era inevitabile non solo per la riapertura delle scuole ma per tutto ciò che ruota attorno all’ambiente scolastico come il maggior utilizzo dei mezzi pubblici e la crescita dei contatti tra le persone. I casi stanno leggermente aumentando: crescono i contagi giornalieri e i ricoveri in terapia intensiva. Questo incremento non ha le caratteristiche di quello che si è verificato la scorsa primavera, non è una punta esponenziale nè un’ondata ma se quest’estate avevamo una media giornaliera di 100 casi, in questi giorni si sono stabilizzati sopra ai mille. Al di là del numero dei nuovi casi che può dipendere da diversi fattori come i tamponi che vengono effettuati e le modalità scelte per eseguire i test, l’aumento dei ricoverati in terapia intensiva mostra che pian piano si sta verificando una ripresa. Non possiamo ancora dire con certezza come proseguirà ma di certo dobbiamo tenere la guardia molto alta.

Diversi Paesi si trovano in grave difficoltà: in Italia siamo attrezzati a gestire la situazione o rischiamo nuove impennate di contagi?

Innanzitutto, si deve evitare che si verifichino nuove impennate. Bisogna cercare il più possibile di tenere la curva dei contagi entro limiti gestibili dal servizio sanitario. Non possiamo bloccare la circolazione del virus ma possiamo mantenerla a livelli compatibili con l’assistenza. In questo momento il sistema sanitario nazionale è in grado di far fronte ai casi, ma in certi ospedali e in alcune circostanze cominciano a verificarsi situazioni di stress. E’ ovvio che se le risorse disponibili in termini di posti letto, reparti e personale sono impegnati a curare pazienti Covid saranno meno reperibili per la cura di altre malattie: dobbiamo tenerlo sotto controllo proprio per continuare a occuparci delle altre patologie che si è dovuto necessariamente mettere da parte durante l’emergenza.

Per ora la situazione è sotto controllo? Siamo lontani da nuovi lockdown?

La curva dei contagi è in aumento e se non la rallentiamo è solo questione di tempo. Nuovi lockdown a livello nazionale sono abbastanza esclusi perchè i danni sarebbero maggiori dei vantaggi, mentre troverei ragionevole che nel momento in cui si creassero situazioni di particolare allarme in una certa zona si optasse per chiusure ad-hoc, magari non con la severità del lockdown che abbiamo vissuto in primavera che, a volte, ha raggiunto limiti di assurdità ma la chiusura di certe attività maggiormente a rischio purtroppo potrebbe capitare di nuovo. In Lombardia sono stati implementati i posti letto ma non si possono aumentare all’infinito perchè serve personale specializzato e queste competenze si acquisiscono col tempo, quindi bisogna tenere i contagi sotto controllo.

In questi giorni si sta parlando dei contagi in famiglia: cosa consiglia ai nostri lettori?

Ogni famiglia deve valutare la propria situazione soppesando i rischi e i benefici delle scelte effettuate. Per esempio chi convive con un anziano o un soggetto a rischio si trova in un contesto diverso rispetto ai giovani. Tutto quello che facciamo per tenere protette le persone più fragili – che non sono solo i novantenni perchè anche i cinquantenni e i sessantenni rischiano più di un ventenne – è tutto di guadagnato. Non vuol dire che i nonni non devono vedere i nipoti ma bisogna ridurre i rischi il più possibile: se si ha la possibilità di farlo, è meglio avere una giovane baby sitter che vada a prendere i bambini a scuola e occuparsene fino al ritorno dei genitori, mentre i nonni li vedranno nel week-end magari all’aria aperta, tenendo la distanza o con le mascherine. Se non fosse possibile, bisogna ridurre i rischi lavandosi spesso le mani ed evitando di sbaciucchiarli. E va ricordato che più si sta all’aperto – finchè il tempo lo consente – più i rischi sono ridotti e se ci si trova in casa bisogna far circolare l’aria, tenere le finestre aperte e quando si è a tavola è meglio tenere l’anziano lontano dal nipote perchè il contagio avviene per un contatto abbastanza stretto.

Per concludere, come sta proseguendo l’iter dei vaccini?

In base alle informazioni disponibili, è irrealistico ipotizzare che si possano avere a novembre. Non ci sono dati per affermarlo e, comunque, anche se arrivassero a gennaio, febbraio o giugno, non saranno per tutti e non ci permetteranno di tornare immediatamente alla vita di prima: ridurranno il rischio di malattia grave ma con ogni probabilità non saranno in grado di bloccare la circolazione del virus e dovremo continuare ad avere attenzione per molto tempo.

E ci sono farmaci efficaci?

Quelli di cui si parla maggiormente, come gli anticorpi monoclonali o alcuni antivirali, possono ridurre la mortalità delle persone con forme gravi ma per il momento di farmaci abbastanza economici per essere distribuiti dappertutto e soprattutto che blocchino la circolazione del virus – non solo la sua evoluzione nelle forme più gravi – per ora non c’è nulla. L’unica arma che abbiamo a disposizione, purtroppo, è mantenere un certo distanziamento. Non significa non vedere nessuno: ai miei figli, per esempio, dico di scegliere un gruppetto di persone – i loro amici più cari, le persone a cui tengono di più e con cui hanno una relazione come se fossero conviventi – mentre con gli altri è meglio osservare una maggiore distanza. Bisogna creare delle bolle di vicinanza che siano delimitate.

L‘antinfluenzale è consigliato a tutti?

È un problema grosso su cui c’è molta confusione. C’è stata una campagna piuttosto martellante che da mesi sostiene che tutti debbano vaccinarsi ma le regioni non hanno un numero sufficiente di dosi. In particolare, in Lombardia siamo in difficoltà, infatti nelle farmacie stanno arrivando piccole quantità di vaccini e ai medici di famiglia pochissimi perchè la maggior parte viene destinata alle persone più a rischio. Ma c’è anche una buona notizia: con le misure in atto per il distanziamento sociale e l’attenzione all’igiene anche i virus influenzali si diffonderanno meno e probabilmente avremo pochi casi come è successo nel sud del mondo.

Per gli over 65 è consigliato il vaccino anti-pneumococco?

Il pneumococco è un batterio, quindi vaccinandosi non si verifica il meccanismo che potrebbe determinare un’interferenza tra i virus influenzali e il Covid. Secondo me, come è stato raccomandato, è bene che gli over 65 effettuino questo vaccino ma come tutti gli altri anni, e non dà nessuna protezione nei confronti di Covid.

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