Nel primo semestre del 2020 nelle residenze sanitarie assistenziali bergamasche hanno perso la vita 2.255 persone, più 127% rispetto al 2019. Ma è nel mese di marzo che il dato è schizzato. L’Agenzia di tutela della salute ha trasmesso al portale Altreconomia i dati ufficiali, utili a ricostruire gli eventi e, forse, le responsabilità
Nelle Rsa di Bergamo solo a marzo sono morte 1.308 persone, una media di 42 al giorno. Il dato ufficiale e drammatico è stato comunicato il 21 settembre ad Altreconomia dall’Agenzia di tutela della salute dopo oltre cinque mesi dalla prima istanza di accesso civico finalizzata a far luce sugli effetti del Covid-19 nelle 65 residenze sanitarie assistenziali del territorio.
Quello dei decessi era il pezzo mancante. Si sapeva come era andata rispetto alle mancate forniture dei dispositivi di protezione agli oltre 6mila ospiti e al personale sociosanitario, con quasi tutto il mese di marzo rimasto scoperto.
Si conosceva nel dettaglio i gravi ritardi nei tamponi, con il primo vero ciclo di esami effettuato il 24 aprile 2020. Era stato ricostruito come in piena emergenza Covid-19 a Bergamo tra la metà di marzo e l’avvio della “fase due” fossero stati dimessi dagli ospedali e trasferiti presso 11 Rsa e strutture di cure intermedie oltre 260 pazienti già risultati positivi al virus.
Con gli ultimi dati sui decessi è possibile osservare gli esiti: nel primo semestre del 2020 nelle Rsa bergamasche hanno perso la vita in 2.255 (di cui 1.229 ultra 88enni). Erano stati 992 nel 2019 (di cui 510 over 88), a evidenziare un incremento complessivo del 127%.
Pur non potendo restituire la profondità e il dolore delle singole storie -storie di “scartati”, come ben li definisce Gianni Tognoni in questo commento, "i freddi numeri sono elementi decisivi per ricostruire snodi e, probabilmente, responsabilità".
Il primo esercizio necessario è l’osservazione della “curva” dei decessi nel primo semestre e il confronto con l’anno precedente. A gennaio 2020 le morti in Rsa a Bergamo sono state in termini assoluti in linea con l’andamento del 2019, addirittura al di sotto: 186 contro le 207 dello stesso periodo nel 2019 (-10,1%).
Stessa dinamica a febbraio: 203 morti nel 2019 contro le 158 del 2020 (-22,2%). A marzo -il mese della delibera regionale sui trasferimenti dagli ospedali verso le Rsa e delle conseguenze della mancata istituzione della “zona rossa” nei comuni di Nembro e Alzano Lombardo- è avvenuto qualcosa di sconvolgente. Se nel 2019 i morti in quei 31 giorni erano stati 163, nel 2020, stando ai dati forniti dall’Ats, il dato è schizzato a 1.308 (+702%).
Aprile è la coda: 389 decessi contro i 140 del 2019 (+118%). Lentamente a maggio la curva rientra e si assesta sui livelli dell’anno precedente, 122 contro 125 (-2,4%). A giugno 92 contro i 154 del 2019 (-40%).
Fa riflettere che si sia riusciti faticosamente ad arrivare a questi riscontri dopo oltre cinque mesi dalla prima richiesta di accesso civico inoltrata all’Ats di Bergamo. Ci è voluto un ricorso al Tar di Brescia -e l’impegno straordinario degli avvocati Ernesto Belisario e Francesca Ricciulli dello studio E-Lex- per smuovere la direzione sanitaria dell’Agenzia e quindi convincerla, a pochissimi giorni dall’udienza, a fornire l’ultima parte dei dati.
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