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La lanterna magica di guido

“The social dilemma”: la nuova droga del XXI secolo

Documentario targato Netflix che ci porterà dietro le quinte dei più grandi social network del mondo, mostrando senza filtri ogni loro lato nascosto

Sono anni particolari i nostri: l’ambiente ci chiede pietà, l’opinione pubblica non è mai stata così polarizzata, le automobili stanno iniziando a guidarsi da sole e, forse più di tutto, non siamo mai stati così informati sulla vita delle altre persone. Grazie ai social network, siano essi Facebook, Instagram, Twitter o simili, riusciamo ad essere aggiornati gratuitamente ed in tempo zero sulla vacanza al mare della nostra ex, su quell’esame di diritto privato che il nostro migliore amico stava preparando o più generalmente su qualsiasi cosa stiano facendo i nostri contatti, conosciuti e non.

Secondo stime recenti la popolazione mondiale registrata sui social avrebbe sfondato il tetto dei 2 miliardi e mezzo e questo, nel bene e (soprattuto) nel male, ha cambiato radicalmente la vita di ognuno di noi.

“The Social Dilemma”, documentario targato Netflix ad opera del regista Jeff Orlowski, si propone al pubblico come una spina nel fianco per tutte quelle aziende che in modo indisturbato vendono da anni i loro utenti a chiunque sia disposto a proporre la cifra più alta.

“Se non lo paghi, il prodotto sei tu” viene asserito in merito all’inizio della pellicola e proprio attorno a questo argomento orbiterà tutta la struttura narrativa: tra i vari intervistati che si susseguiranno nei 94’ troveremo infatti decine di esperti del settore ed ex dipendenti delle più grandi industrie del settore, partendo dall‘inventore del like su Facebook ed arrivando al designer della mail di Google, che ribadiranno con forza quanto pericolosa sia la direzione intrapresa da certe piattaforme.

Algoritmi in grado di decidere quali contenuti mostrare in bacheca agli utenti e quali nascondere, di aizzare l’opinione pubblica contro persone o aziende sulla base di teorie strampalate e di proporci sempre lo stesso tipo di video “in base a quello che ti piace” rappresentano passi in avanti per la società o clamoroso fiaschi? Perché è vero, grazie ai social milioni di persone interagiscono tra loro per conoscersi o ritrovarsi dopo anni di lontananza e interi business sono nati attorno a queste nuove piattaforme ma è davvero oro tutto quello che luccica?

Tutto questo vale le centinaia di migliaia di persone dipendenti dalla tecnologia a livelli del tutto tossici? Vale un tasso di depressione ed ansia negli gli adolescenti tra i più alti della storia?

Se poi a questi effetti al limite del distopico si aggiunge che molti social non si fanno scrupoli a mettere all’asta i propri utenti e ciò che essi vedono ogni giorno scrollando la bacheca, spesso senza neppure creare un filtro per giudicare cosa sia giusto mostrare e cosa no, capiamo bene che non siamo mai stati così vicini all’implosione della società per come la conosciamo.

È bene ribadirlo: n’è valsa la pena?

Una risposta univoca a tale quesito probabilmente non esiste, soprattutto per questioni così profonde e sensibili, e di certo non è intenzione di Orlowski proporre una visione a senso unico della vicenda. Certo è però che “The social dilemma” si rivela come un interessantissima voce fuori dal coro in grado di presentare quel lato sordido e nascosto ai più dei social, grazie anche ai contributi di chi un tempo ne ha fatto parte ed ora, coraggiosamente, ha deciso di parlare.

Battuta migliore: “Molte persone pensano che Google sia solo un motore di ricerca e Facebook un posto per vedere cosa stanno facendo i miei amici. Ciò che non capiscono è che ci sono intere squadre di igegneri il cui lavoro è usare la tua psicologia contro di voi”

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