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L’intervento

Ongaro: “Nel 1970 a Bergamo la scissione Pci-Manifesto, lì conobbi Rossana Rossanda”

Non ha mai smesso la battaglia per la libertà di pensiero come valore fondamentale

Un comunismo libertario.

Questa l’idea per cui Rossana Rossanda ha combattuto, pensato e scritto da sempre nella sua vita politica, da subito, dal tempo della sua iscrizione al Partito Comunista Italiano dopo la Resistenza, insieme a Pietro Ingrao.

Ho conosciuto Rossana Rossanda a Bergamo nel 1970 quando, dopo la fondazione de il Manifesto e la radiazione dei suoi dirigenti, Lucio Magri, Aldo Natoli, Luigi Pintor, Luciana Castellina, Eliseo Milani da parte del comitato centrale, il comitato federale di Bergamo votò a grandissima maggioranza la separazione dal Pci, la prima scissione formale.

Nel documento della scissione, di cui mi fu affidata la redazione, erano raccolti i principi che avevano ispirato il movimento del Manifesto: la maturità del comunismo nell’Occidente, la libertà individuale come fondamento imprescindibile del comunismo, la democrazia come sua forma politica.

Il Sessantotto e la Primavera di Praga erano gli eventi storici da cui nasceva quella scelta, eventi sostanzialmente disconosciuti dal Pci.

Il partito che si fa Stato era per Rossanda il principio di ogni degenerazione autoritaria che soffocava ogni libertà di pensiero e di azione.

Nel 1972, di ritorno dal viaggio in Cina della delegazione del Manifesto, organizzata a Bergamo e la cui guida affidammo ad Aldo Natoli, ebbi un contrasto con Rossanda. Preso dall’entusiasmo tutto ideologico per la “Rivoluzione culturale” giustificavo perfino i “campi di rieducazione”.

Ricordo un colloquio con lei che condannava duramente quelle strutture autoritarie, comprese le mitiche “Comuni popolari” imposte dal partito, che erano in realtà la perpetuazione dello stalinismo dentro la rivoluzione culturale.

Aveva ragione Rossana Rossanda, come la storia ha dimostrato: quella lezione mi è rimasta nella mente.

Lei non ha mai smesso la battaglia per la libertà di pensiero come valore fondamentale e fu anche la sua battaglia dentro il Manifesto affinché il giornale non diventasse mai un organo di partito, ma restasse sempre un luogo di libera discussione.

Una grande comunista libertaria.

*Avvocato, a lungo consigliere comunale a Bergamo

 

 

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