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A bordo campo

Nove morti al giorno sulle strade italiane; Lombardia regione Ue con più incidenti mortali

Nel 2019 si sono contati 172.183 incidenti con 241.384 feriti

La strada continua a presentare un conto molto elevato di incidenti con conseguenze che restano pesanti di decessi e di ferimenti.

Secondo i dati ISTAT riferiti al 2019, ogni giorno 9 persone perdono la vita in incidenti stradali e oltre 600 rimangono ferite, molte in maniera grave: addirittura un quinto si ritrova con esiti invalidanti.

E la Lombardia è la regione dell’UE con il numero più alto di incidenti stradali mortali. Lo si legge nell’Eurostat Regional Yearbook 2020. “In termini assoluti – indica il documento – i numeri più alti di incidenti stradali mortali sono stati registrati in modo prevedibile in alcuni delle regioni più popolate dell’UE. La Regione italiana della Lombardia ha avuto il maggior numero di morti per incidenti nel 2018 (483), seguita dal Rodano Alpi in Francia (361), dal Lazio (338) e dalla Catalogna in Spagna (326)”.

Secondo quanto riporta Eurostat, sono stati 44.625 gli incidenti stradali con feriti in Lombardia nel 2018. La Regione dell’Egeo Meridionale in Grecia è invece la prima in Europa per il tasso di incidenti stradali mortali in rapporto alla popolazione

Fraternità della Strada – Mondo X”, che da anni si occupa e preoccupa di promuovere e sviluppare un’educazione sempre più attenta e responsabile degli utenti della strada – a tutti i livelli dai bambini ai pedoni, a tutte le altre categorie – dice che “anche questa è una sorta di pandemia, che non si esaurisce però in un arco di tempo né può essere debellata con un vaccino: purtroppo si perpetua di anno in anno”. C’è un solo modo di farla regredire: e si chiama miglioramento della competenza da una parte e, in parallelo, rispetto della vita degli altri. E questo deve tradursi in un’assunzione di accortezza e coscienziosità.

Le cifre sono inchiodanti: nel 2019 sulle strade italiane sono avvenuti 172.183 incidenti con 3.173 morti e 241.384 feriti.

I rilevamenti statistici dimostrano poi che le strade urbane, che sopportano quotidianamente il più elevato flusso di traffico di veicoli, sono in testa per numero di sinistri con il 74,7% e di feriti, che hanno toccato il 69,9%. Quanto a numero di decessi è però la rete delle altre strade con l’indice più alto di mortalità (4,24%), superiore anche alle autostrade, dove il traffico è canalizzato, senza intersezioni e – aspetto non trascurabile monodirezionale. L’insidia più pericolosa sulle autostrade è la velocità: il tasso di mortalità resta elevato e tocca quota 3,42%.

Nelle graduatorie ISTAT 2019 le Regioni con il più alto tasso di incidenti, decessi e feriti sono la Lombardia con il 18,91% di incidenti e il 18,33% di infortunati; il Lazio con il 10,98% di incidenti e il 10,77% di infortunati; l’Emilia Romagna con il 9,74% e il 9,31%, la Toscana con il 9,02% e l’8,42%, quindi il Veneto con l’8,05% e il 7,83%. Le strade più sicure sono quelle della Valle d’Aosta, Molise e Basilicata che restano sotto la media dell’1%. Se si guarda alla statistica fra regioni ogni mille abitanti, in testa vengono Liguria (5,22%), Toscana (4,17%), Emilia Romagna (3,75%) per numero di incidenti.

Al di là di cifre, statistiche, percentuali, va censurato il comportamento di troppi conducenti di veicoli a motore che non rispettano – molti addirittura ignorano – la segnaletica stradale, i limiti di velocità e tutti i divieti che non vengono collocati lungo le strade come decorativi: sono dissuasivi, innanzi tutto, e implicano contravvenzioni e altre conseguenze (perdita di punti sulla patente, fino alla revoca della stessa e al sequestro dei veicolo) in caso di infrazione. Certo, i controlli restano malauguratamente al di sotto di ciò che la regolarità esigerebbe per la sicurezza, con parallelo aumento da parte di molti utenti della speranza (da leggere con “quasi certezza”) di farla franca, cioè di sgusciare nell’impunità.

Sentiamo ogni giorno cronache agghiaccianti di morti innocenti, soprattutto pedoni, mamme e bambini travolti da conducenti che poi si comportano da pirati. Spesso molti automobilisti investono e fuggono, alcuni per paura, ma molti perché sotto effetto di alcolici o sostanze stupefacenti.

A peggiorare i comportamenti contribuisce in gran parte un inaccettabile senso di impunità: i conducenti di veicoli a motore negli altri Paesi d’Europa non sono virtuosi per DNA o per superiore senso civico; no, a fare la differenza c’è soprattutto la certezza della pena (e non a caso si vede poi lo scatenamento di diversi automobilisti stranieri quando arrivano sulle strade della Penisola, con eccessi inqualificabili di velocità e guida spericolata, alla faccia della coerenza comportamentale).

Un’ultima annotazione va fatta per la troppa incoscienza – di uomini e donne, di ogni età – che al volante si concedono leggerezze gravissime, come scrivere messaggi sul telefonino, consultare lo stesso, leggere la posta elettronica. Poi, purtroppo, succede spesso l’irreparabile. Contro questa disinvoltura occorrerebbe un inasprimento dei controlli e delle pene.

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