I sindacati

Ripresa lenta dell’edilizia dopo la pandemia, “Serve un forte patto sociale per il rilancio”

Le tre sigle sindacali: è necessario un forte patto sociale che superi le posizioni di principio ed adegui i rapporti di lavoro, riconoscendo la giusta dignità a chi con il proprio lavoro, contribuisce e contribuirà attivamente a mantenere vivo il valore aggiunto delle produzioni in Italia

La bergamasca, terra di grandi maestranze nel campo edile, guarda all’autunno con meno preoccupazione vista la lenta ripresa, ma chiede misure urgenti e precise per rilanciare il settore, tutelare il giusto riconoscimento ai lavoratori e un tavolo provinciale contro possibili infiltrazioni mafiose negli appalti.

Lo sostengono Giuseppe Mancin della Feneal Uil, Simone Alloni della Filca Cisl e Luciana Fratus della Fillea Cgil che stendono un’analisi della situazione bergamasca. “Lenta, molto lenta, una ripresa dell’economia che tarda a manifestarsi, anche se il settore dell’edilizia che sta uscendo dall’anno orribile che ha segnato la provincia di Bergamo come nessun altro territorio inizia a segnare punti di inversione di tendenza sensibili”. I tre segretari generali di Fenal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil provinciali accolgono con cauto ottimismo i numeri che le centrali di Edilcassa e Cassa Edile hanno diramato.

Da questi dati si evince che le imprese hanno chiesto in maniera massiva le prime nove settimane previste dal DPCM Cura Italia con causale Emergenza Covid-19 nazionale. Dallo sblocco del lockdown, l’utilizzo della cassa si è ridimensionato, sottolineando però che le imprese che hanno continuato ad usufruire degli ammortizzatori hanno finito quelli inizialmente attivati dai primi DPCM e stanno utilizzando le proroghe previste dal Decreto di agosto.

È percepibile, soprattutto, il rallentamento della crisi.

“Per alcuni versi – affermano i tre sindacalisti -, la crisi sanitaria ha accentuato una situazione già in fase di rallentamento, nell’ultimo trimestre 2019, con dati che segnavano un calo del Pil di circa il 15%. Le aziende del manifatturiero, legate in maniera significativa alle esportazioni, oggi subiscono il rallentamento causato dall’emergenza sanitaria ancora molto sviluppata nei paesi dove esportano (America, Sud America e Paesi asiatici). Durante il periodo antecedente la ripresa lavorativa, molti sono stati i protocolli di sicurezza predisposti e condivisi con le RSU ed RLS, garantendo così attenzione diffusa al Covid-19 all’interno dei luoghi di lavoro”.

Prendendo a riferimento il periodo che va dal primo ottobre 2019 al 31 luglio 2020 (anno casse edili), si evince uno scostamento in percentuale pari al 13,87% in meno sulla massa salari ; -14,73% sulle ore lavorate; imprese calate del 2.85 e lavoratori del 2.86 rispetto allo stesso periodo 1 ottobre 2018/31 luglio 2019.

Il trend negativo è generato quasi esclusivamente dai due mesi di lockdown (marzo e aprile) dove si è registrato un calo medio tra il 60% ed il 70%. “Il settore in questi due mesi non si è completamente fermato, in quanto alcune lavorazioni sono state ritenute essenziali oppure inserite nel codice Ateco delle attività autorizzate a lavorare”. Basti pensare ai cantieri stradali.

Le misure adottate dal Governo per contrastare gli effetti economici generati dalla pandemia (Decreti Cura Italia, Rilancio e Semplificazioni) hanno aiutato imprese e lavoratori a gestire il periodo di lockdown e adesso a traghettare verso l’autunno. Su sollecito delle Organizzazioni sindacali, le modifiche recepite nell’ultimo testo del Decreto Semplificazioni, riduce la preoccupazione di una semplificazione non governata che ci possa far cadere nella trappola di comportamenti che non garantiscano i principi di legalità, dignità del lavoro e scarsa qualità, con conseguenze negative per tutto il settore.

È per questo che l’adeguamento normativo che introduce il DURC di congruità a garanzia del rapporto tra valore dell’opera e congruo numero di maestranze occupate, l’inserimento della clausola di assegnazione sui criteri dell’offerta economicamente più vantaggiosa e non per massimo ribasso, il confronto con le parti sindacali nelle grandi opere per incentivare la contrattazione d’anticipo, sono conquiste significative che ci permettono di partire per questo lungo percorso con il piede giusto.

“È doveroso sottolineare – concludono Mancini, Alloni e Fratus – che in questo momento storico, è necessario un forte patto sociale che superi le posizioni di principio ed adegui i rapporti di lavoro, riconoscendo la giusta dignità a chi con il proprio lavoro, contribuisce e contribuirà attivamente a mantenere vivo il valore aggiunto delle produzioni in Italia. Un pensiero che va rivolto alle lavoratrici e lavoratori delle industrie del legno, che con ormai 17 mesi di trattativa alle spalle , ad oggi non vedono ancora il rinnovo del proprio contratto collettivo nazionale scaduto. Nel mondo delle costruzioni sarà necessario per garantire e agganciare la ripresa, attivare tavoli di confronto con le istituzioni e con le stazioni appaltanti per una corretta applicazione dei CCNL e CCPL edili, favorire l’adozione diffusa del DURC per congruità e impegnarsi per sensibilizzare il settore all’utilizzo della contrattazione d’anticipo sia nelle opere pubbliche, sia in quelle private significative”.

SETTORE LEGNO
Con il Contratto nazionale del Legno industria ormai scaduto da 17 mesi, dal 31 marzo 2019, ed unico dei Contratti collettivi industria del settore costruzioni ad oggi ancora da rinnovare.
Il 5 agosto scorso si è svolto l’ultimo dei numerosi incontri con Federlegno, il primo incontro dopo lo sciopero nazionale avvenuto il 21 febbraio 2020 e la successiva dichiarazione di pandemia. Nonostante le buoni intenzioni da parte delle organizzazioni sindacali di trovare uno sblocco della trattativa, i rappresentanti della controparte hanno fatto saltare la trattativa con l’inevitabile proclamazione dello stato di agitazione sindacale ed il rispettivo blocco dello straordinario e della flessibilità. È doveroso sottolineare che in questo momento storico, è necessario un forte patto sociale che superi le posizioni di principio ed adegui i rapporti di lavoro, riconoscendo la giusta dignità a chi con il proprio lavoro, contribuisce e contribuirà attivamente a mantenere vivo il valore aggiunto delle produzioni in Italia.

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