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Controcorrente

Willy e non solo: dobbiamo smettere di politicizzare qualsiasi cosa

L’omicidio del 21enne Willy Monteiro Duarte ci deve far riflettere su quanto certe tragedie andrebbero affrontare con rispetto e silenzio, non con fini politici

Lo scorso 5 settembre a Colleferro, nelle vicinanze di Roma, è accaduta una tragedia. Willy Monteiro Duarte, ragazzo appena 21enne, è stato brutalmente assassinato a calci e pugni da individui loschi e senza scrupoli.

I principali indiziati, accusati ora di omicidio volontario, sono suoi compaesani e tra questi due in particolare stanno facendo notizia: si tratta dei fratelli Bianchi, Luca e Gabriele, già noti alle forze dell’ordine e con vari precedenti alle spalle.

Tale tragedia, tanto disumana quanto insensata, ha scatenato i social network e, ancora peggio, la stampa facendo emergere un sequela infinita di luoghi comuni, analisi superficiali e una politicizzazione di stampo dittatoriale.

Anziché analizzare il contesto in cui tale efferato omicidio sia avvenuto, anziché interrogarsi sul perché certe realtà in Italia siano ancora ridotte al gangsterismo più becero e alla guerra tra clan, si è preferita rifarsi ad una narrazione più comoda che tutti, con nomi diversi, abbiamo sentito decine di volte.

Ciò che infatti ho volutamente omesso fino ad ora sono due aspetti: la pelle di Willy Monteiro non era bianca e i fratelli Bianchi erano vicini ad ambienti neofascisti.

Sia ben chiaro, tali movimenti sono una delle piaghe più gravi del nostro Paese e andrebbero sconfitti con ogni mezzo possibile, ma davvero questa volta serviva parlarne?

I fratelli Bianchi, se dovessero essere condannati, dovrebbero essere trattati per quello che sono: assassini. E niente più.

Perché nel nostro Paese si cerca sempre di cogliere il lato epico e romantico dell’episodio piuttosto che capire veramente da cosa esso sia nato?

Perché non ci sembra strano che dei ragazzi abbiano pestato a morte un’altra giovane anima finché non sentiamo che “gli aggressori erano neofascisti e la vittima era un esile e bravo lavoratore di Capoverde” o, invertendo le parti, che “i ragazzi africani hanno picchiato un diligente giovane italiano”?

Tutto ormai deve sempre essere definitivo: o bianco o nero con nessun “grigio” , o sei con noi (sinistra o destra a seconda dei casi) o sei contro di noi e per questo vai demonizzato.

wiolly monteiro

Tale visione, a conti fatti tanto superficiale quanto utile per acchiappare click e like da un’ampia gamma di individui, è stata oltretutto aggravata dallo sport praticato dai due indiziati: le MMA.

Le Mixed Martial Arts sono uno sport da combattimento a contatto pieno il cui regolamento consente l’utilizzo di tutte le tecniche sportive delle arti marziali (Muay Thai, Judo) e delle discipline di lotta (grappling, pugilato, kickboxing ed altre).

Come si era visto anni fa per il rock, per i videogiochi e più di recente per la trap, tale disciplina è stata demonizzata e additata come addestratrice di letali killer, quando in realtà si tratta di uno sport come un altro che pur richiedendo il contatto fisico necessita anche di autocontrollo, rispetto per l’avversario e molta più correttezza di quanto necessitino altri sport seguiti da milioni di persone in tutto il mondo.

Ma in fondo a chi interessa un’analisi di così tante righe? Molto meglio la lineare “MMA = assassini tatuati e fascisti” e il gioco è fatto, il dibattito torna sempre a girare intorno al macrocosmo politico ed il povero Willy sarà solo l’ennesimo “utile idiota” sfruttato come mezzo per prendere qualche voto in più.

Prima di lanciarci in veementi analisi da sociologi dell’ultima ora, spegniamo il Wi-Fi, prendiamo un bel respiro, contiamo fino a 10 e magari cerchiamo di fare silenzio se non si trova nulla di intelligente da dire: è probabile che almeno metà dei problemi dell’Italia sparirebbero.

Se in un Paese si preferisce frugare tra i like degli indiziati per capire a che partito appartenessero, piuttosto che impegnarsi a comprendere cosa abbia portato realmente a un tale delitto, forse i veri criminali siamo noi.

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