Titolo: Sto pensando di finirla qui
Regia: Charlie Kaufman
Durata: 134’
Interpreti: Jesse Plemons, Jessie Buckley, Toni Collette, David Thewlis, Guy Boyd
Valutazione: *****
Programmazione: Netflix
Per i cinefili più appassionati il nome di Charlie Kaufman è sempre stato sinonimo di due elementi: amore e sequenze oniriche dal retrogusto amaro.
“Se mi lasci ti cancello” (Ethernal Sunshine of the Spotless Mind) film del 2004 con Jim Carrey e Kate Winslet, rappresenta non a caso il suo capolavoro più riuscito, tanto enigmatico in alcuni punti quanto straziante e commovente in altri.
Anche “Sto pensando di finirla qui” infatti, pur partendo da presupposti completamente diversi, rappresenta un coraggiosissimo tentativo di unire in modo alchemico l’amore, la depressione, i rimpianti, la speranza (perduta e non) ed il sentimento di rifiuto nei confronti della società insaporendo il tutto con una serie di sequenze enigmatiche che, via via che si avanza nella storia, diverranno sempre più chiare e comprensibili.
La trama, almeno apparentemente, è semplice: la giovane Lucy viene portata dal fidanzato Jake a conoscere i genitori di lui, che abitano in una fattoria isolata. Durante il viaggio Lucy rimugina tra sé e sé la sua intenzione di “farla finita” aggiungendo a ciò una lunga serie di riflessioni sulla sua vita e su quanto questa la renda insoddisfatta. Una volta arrivata dai suoceri, nonostante il loro carattere aperto e cortese, la permanenza di Lucy assume dei tratti sempre più spiacevoli e criptici.
“Sto pensando di finirla qui” altro non è che un vasto ed articolato labirinto narrativo in cui, grazie ad un senso di disagio in crescita costante e ad una sceneggiatura formidabile, lo spettatore si perderà per cercare di dare un senso a tutti quei pezzi che Kaufman gli fornirà in modo caotico per poi, nel finale, ribaltare completamente la prospettiva con cui la storia è stata narrata.
Lo spettatore viene continuamente distratto e depistato da decine di piccoli dettagli tra cui però trovano spazio anche elementi fondamentali per avere un’idea completa della vicenda; a questo proposito particolari come un quadro sullo sfondo, un vestito in lavatrice o una porta consumata dal tempo diventeranno parte integrante di un grande caleidoscopio emotivo ad ampio spettro, lasciando così lo spettatore sfiancato, incupito ma parimenti appagato dall’essere arrivato a capo di una matassa tanto complessa.
A metà tra il flusso di coscienza a mo’ di Joyce ed il pessimismo cosmico Leopardiano, “Sto pensando di finirla qui” è sicuramente la pellicola arthouse più sorprendente degli ultimi anni in cui un regista premio Oscar riesce a creare un microcosmo in bilico tra il crollo e la redenzione e nel quale, per di più, lo spazio ed il tempo si sbriciolano per poi ricompattarsi in un’epilogo deprimente e soffocante.
Battuta migliore: “Alle persone piace pensare di essere come punti che si muovono attraverso il tempo, ma io credo che probabilmente sia il contrario. Noi siamo fermi e il tempo passa attraverso di noi soffiando come un vento freddo, rubandoci il nostro calore, lasciandoci screpolati e congelati”
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