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L'analisi

Suicidio giovanile: quando la combinazione tra sconfitta individuale ed eccessiva pressione sociale diventa fatale

In Italia il suicidio giovanile costituisce una vera e propria emergenza sociale ed è quindi necessario interrogarsi non solo sulle cause e i fattori di rischio, ma anche sulle strategie di prevenzione.

Un recente report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato il suicidio come la seconda causa di morte tra gli under 30 a livello globale. Per quanto concerne l’Italia, l’Istat ha stimato circa 200 casi all’anno di suicidio tra ragazzi sotto i 24 anni (il 5%) del totale.

Osservatorio di questo fenomeno in crescita è stato l’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma, che dal 2011 al 2018 ha registrato non solo un aumento di consulenze neuropsichiatriche, ma anche di richieste urgenti di pronto soccorso per tentati suicidi (da 12 casi nel 2011 a 237 nel 2018).

Quando si parla di suicidio è importante non fermarsi al “suicidio completato”, l’atto di autolesionismo intenzionale che ha portato al decesso, ma a tutto il comportamento suicida che comprende il tentato suicidio, un atto di autolesionismo che non ha portato al decesso ma a lesioni più o meno gravi e l’ideazione suicida costituita dalla pianificazione dell’atto e da tutti i pensieri negativi legati alla morte. In merito al comportamento suicida, una ricerca internazionale pubblicata sul Journal of Child Psychology and Psychiatry ha rilevato che il 27,6% degli adolescenti europei ha messo in atto almeno una volta nella vita comportamenti autolesionistici.

L’immagine dell’iceberg può aiutarci a comprendere meglio il fenomeno del suicidio. La punta, ciò che noi possiamo vedere, è formata dal suicidio compiuto e dai tentati suicidi, mentre nella parte sommersa troviamo l’ideazione suicida, un senso di malessere psicologico generale dato da un disturbo dell’umore come la depressione o il disturbo bipolare, da un’esperienza fortemente traumatica tale da sfociare nel disturbo post-traumatico da stress, dall’abuso di sostanze o da un disturbo della condotta. Il nostro iceberg è quindi il risultato della complessa interazione tra diversi fattori ed è per questo motivo che l’identificazione delle cause risulta essere difficile nella maggior parte dei casi.

In Italia, secondo le notizie di cronaca, le cause del suicidio giovanile appaiono essere: il fallimento negli studi (reale o presunto) ed essere vittima di bullismo, cyberbullismo o revenge porn. Ciò che accomuna queste situazioni diversissime tra loro è l’associazione tra la sconfitta individuale e l’eccessiva pressione sociale. Una combinazione in grado di innescare istinti suicidari che rappresentano per l’individuo l’unica valida strategia per affrontare il proprio dolore.

Considerando questi dati, nonostante l’argomento sia ancora un tabù, in Italia il suicidio giovanile costituisce una vera e propria emergenza sociale ed è quindi necessario interrogarsi non solo sulle cause e i fattori di rischio, ma anche sulle strategie di prevenzione e di sviluppo dei fattori di protezione.

Per quanto il comportamento suicida sia nella maggior parte dei casi inaspettato per familiari ed amici è necessario saper riconoscere alcuni segnali verbali e comportamentali quali: parlare ossessivamente della morte, esprimere un senso generale di insoddisfazione della propria vita, isolarsi progressivamente dalla famiglia e dagli amici, comparsa sul corpo di lesioni di varia natura.

La prima cosa da fare, se vi riconoscete o riconoscete qualcuno in questa descrizione, è parlarne con qualcuno: i propri genitori, un amico, un insegnante particolarmente caro o lo psicologo scolastico che vi aiuterà nella costruzione di un percorso terapeutico tenuto da un professionista presso uno studio privato o un consultorio sul vostro territorio.

Nella vita può capitare di affrontare esperienze particolarmente negative in grado di lasciarci a terra senza la forza di rialzarci, ma come disse il grande psicanalista Carl Jung: “Nella caduta ci sono già i germogli della risalita, fragili ma verdi. Vanno coltivati con premura”.

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