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Scuola

L’allarme dei pediatri: “Norme inapplicabili”, Carretta, Poli e Messina in campo

È di queste ore l’allarme che il sindacato dei medici Pedriatri. Si parla di norme inapplicabili, inadeguate e farraginose.

Sul tema sono intervenuti gli Assessori bergamaschi Loredana Poli, all’Istruzione e Marcella Messina con la delega alle Politiche Sociali, insieme al Consigliere Regionale di Azione Niccolò Carretta che dichiara: “Sulla scuola non si scappa, spero che si sta facendo il possibile, ma mi sembra che i diversi appelli provenienti dai tanti mondi chiamati in causa cadano nel vuoto. Oggi è la volta dei pediatri che, tramite il sindacato Simpef e il segretario nazionale Rinaldo Missaglia, intervengono duramente sulla stampa. Concordo con i pediatri che la norma che prevede l’impedimento di visita di pazienti sospetti sia sbagliata e dannosa, così come la certificazione per il rientro a scuola senza una vera e propria diagnosi. Regione Lombardia intervenga correggendo quel che può e si faccia parte attiva presso il Governo per fare più chiarezza, ormai manca sempre meno e il tempo è scaduto”.

L’Assessore all’Istruzione del Comune di Bergamo Loredana Poli commenta: “anche in questo caso Regione Lombardia e le ATS hanno deciso di formulare i protocolli per l’avvio delle attività scolastiche senza interfacciarsi con la prima linea chiamata a impegnarsi nella prevenzione del contagio, cioè i medici di base e i pediatri di libera scelta. Le loro indicazioni operative e l’individuazione delle criticità, che possono diventare anche insormontabili in fase di contagi diffusi di normali malattie virali invernali, è essenziale per riuscire a mettere a punto una macchina funzionale alla minimizzazione delle assenze da scuola”.

L’Assessore alle Politiche Sociali Marcella Messina conclude: “La scuola rappresenta una macchina che se non è in grado di funzionare adeguatamente, metterà in ginocchio anche il sistema sociale. Non poter accedere immediatamente ai tamponi e ai test da parte dei pediatri vuol dire bloccare non solo un bambino, ma un’intera famiglia con genitori che molto spesso lavorano e che hanno relazioni o che magari lavorano all’interno di servizi essenziali, bloccando una catena a sostegno della cittadinanza più fragile e debole. Bisogna fare massima attenzione al sistema che si compone di un’area famigliare, ma anche lavorativa e occupazionale che rischia di stopparsi improvvisamente”.

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