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Botta di sedrina

Autisti aggrediti da migranti? Sab, no comment. I carabinieri: mai intervenuti

Il caso sollevato dalla Lega, che per i richiedenti asilo propone un trasporto alternativo a studenti e valligiani. Settecento firme contro il centro accoglienza: sindaco chiede incontro al Vescovo

Settecento firme sono difficili da ignorare, a maggior ragione in una piccola frazione come Botta di Sedrina. Sono quelle raccolte dalla sezione locale della Lega, con un obiettivo preciso: chiudere la casa di accoglienza San Giuseppe, dove sono ospitati all’incirca 90 richiedenti asilo.

Di certo, tutte quelle firme non può ignorarle il sindaco Stefano Micheli, a capo di una lista civica. Nei giorni scorsi ha scritto una lettera al Vescovo di Bergamo, Monsignor Francesco Beschi, per chiedere un incontro che riunisca al tavolo la cooperativa che gestisce il centro, la Diocesi, le due parrocchie di Sedrina, la Prefettura e ovviamente l’amministrazione. “Fino a pochi anni fa i richiedenti asilo erano addirittura 160, in una frazione che conta tra gli 800 e i 900 abitanti – spiega il sindaco -. Un numero elevato che ha generato insofferenza, considerato che nelle linee guida del ministero si parlava di tre migranti ogni mille abitanti”.

Micheli chiede a gran voce maggiore supporto e nuove progettualità in tema di accoglienza dei richiedenti asilo, compresa la disponibilità dei comuni limitrofi ad impiegarli in lavori di pubblica utilità. “Banalmente, anche vederli bighellonare per il paese infastidisce molte persone – fa notare il sindaco -. È vero che la struttura che li ospita si trova a Sedrina, ma non per questo dobbiamo farci carico di tutte le difficoltà. Così com’è gestita – aggiunge – l’accoglienza non funziona: non ci sono progettualità concrete ne momenti di relazione col territorio, per non parlare del silenzio assordante delle istituzioni e delle parrocchie”.

Botta
La frazione di Botta di Sedrina, in Valle Brembana

La petizione del Carroccio ha inevitabilmente riacceso i fari sul tema, che si trascina da ormai sei anni. “Da tempo – sostiene la sezione leghista di Sedrina – i cittadini di Botta e della valle subiscono una serie di disagi”, causati dai richiedenti asilo a loro giudizio “poco controllati” dai gestori della cooperativa. Parlano di cittadini “esasperati” e disordini vari alla fermata dei bus, talvolta ripresi col telefonino e pubblicati sui social (coincidenza, uno dei video in questione era stato girato da un loro consigliere). Tant’è che, in vista dell’inizio della scuola, hanno proposto di far utilizzare ai migranti il trasporto pubblico locale solo in determinati orari, così da non affollare e togliere posto a cittadini e studenti (“visti i già noti problemi di assembramento, anche in periodi pre-covid causati dagli ospiti sui mezzi pubblici – hanno spiegato – abbiamo chiesto al prefetto di far utilizzare dai richiedenti asilo il trasporto pubblico in orari diversi da quelli che trasportano gli alunni degli orari scolastici”).

Una proposta che ha suscitato diverse critiche e che la Sab – la società che gestisce il trasporto pubblico in provincia – preferisce non commentare. Nessun commento anche sulle presunte aggressioni subite dagli autisti (“non poi così rare”, assicura il deputato Daniele Belotti) da parte dei richiedenti asilo di Botta. Quel che è certo, è che dal 2014 i Carabinieri di Zogno – competenti territorialmente – sono intervenuti una sola volta per problemi di ordine pubblico che hanno visto protagonisti gli ospiti della Casa San Giuseppe. E non per un’aggressione sul bus, tutt’altro. Era il 21 ottobre 2018, e un piccolo gruppo stava protestando in seguito all’estremo gesto di un ospite che si era tolto la vita: aveva solo 24 anni e una drammatica esperienza di vita alle spalle.

Sulla vicenda delle 714 firme è intervenuto anche don Roberto Mocchi, parroco di Botta che benedì proprio la nuova sede della Lega, in paese, alla presenza di Matteo Salvini. “Piaccia o no, tutte quelle firme sono il segno di una certa insofferenza” ha commentato pochi giorni fa a Bergamonews, senza sbilanciarsi  troppo sul contenuto della petizione. “La democrazia è fatta anche di queste cose – taglia corto – il problema è che queste realtà (il riferimento è alla Casa San Giuseppe, ndr) sono troppo fuori dalla comunità. Le difficoltà vanno affrontate – conclude – ma con il dialogo, senza facili slogan o strumentalizzazioni di parte”.

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