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Verso il voto

Referendum, la Giunta Gori bis compatta: “No” al taglio dei parlamentari

Oltre al primo cittadino, tutti i nove assessori voteranno contro la riduzione del numero dei parlamentari.

Riapertura delle scuole e referendum del 20 e del 21 settembre: sono queste le due priorità settembrine di Bergamo. Dopo aver fatto in modo che i due mondi non si toccassero, spostando le sedi di seggio dalle scuole agli spazi comunali come Palazzo Frizzoni, Musei e Centri giovanili, ora tutto è pronto per il voto.

E, mentre i parlamentari bergamaschi tendono al sì per il referendum costituzionale confermativo del taglio dei parlamentari, la Giunta Gori bis è compatta sul fronte del no, dimostrando, come per la campagna elettorale di maggio 2019, l’unità della compagine goriana.

Partendo dal Sindaco, tra i primi firmatari del gruppo “Noi NO Bergamo” e unico nome della Giunta alla lettera destinata al segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti per chiedere libertà di voto.

“Sono per il NO, con piena convinzione – spiega il primo cittadino - Perché questa non è una riforma, è uno spot populista, un cedimento all’antipolitica grillina. Riducendo i parlamentari da 915 a 600 l’Italia diventerà il Paese europeo con il peggior rapporto tra numero di cittadini ed eletti, allontanando ancora di più gli uni dagli altri; verrà spazzato via il principio di rappresentatività territoriale, a danno principalmente delle aree interne e meno popolate; i parlamentari saranno scelti in liste bloccate ancora più corte e totalmente nelle mani dei leader nazionali; la rappresentanza degli italiani all’estero si ridurrà ad un deputato ogni 688.000 cittadini e ad un senatore ogni 1.375.000, con un’evidente discriminazione determinata dalla residenza; il parlamento sarà più debole nei confronti del governo e basterà il trasformismo di pochi senatori per determinare cambi di equilibri e di maggioranze; il funzionamento delle commissioni sarà pregiudicato dall’esiguo numero di parlamentari. Il mio partito, il Pd, ha votato per tre volte NO al taglio promosso dal Movimento 5Stelle, e ha infine cambiato orientamento solo perché questa è stata la condizione dettata dai 5Stelle per far nascere il governo Conte bis, con la condizione di una serie di importanti correttivi, tra cui la nuova legge elettorale proporzionale. Questi correttivi sono solo parzialmente arrivati. E quindi, a maggior ragione, credo sia importante votare NO”.

Insieme a lui, tra le firme al comitato, il vicesindaco Sergio Gandi, l’Assessore ai lavori pubblici Marco Brembilla (“Sono sempre stato per il no, il vero problema da affrontare è avere una legge elettorale decente”), l’Assessora all’istruzione Loredana Poli (“È una riforma così parziale che non configura il senso complessivo e non si capisce verso quale modello la riforma vuole tendere”), l’Assessora al verde pubblico Marzia Marchesi (“Voto no convintamente perché o si fa una riforma radicale oppure ridurre il numero non cambia nulla, anzi, rischia di essere pericolosa”) e l’Assessore all’Innovazione e Presidente dell’Ufficio elettorale, Giacomo Angeloni.

Il resto della Giunta, pur non avendo firmato il Manifesto dei “5 NO”, segue il trend dei colleghi.

Dalle due Assessore Nadia Ghisalberti e Marcella Messina, rispettivamente al lavoro per la Cultura e le Politiche Sociali, entrambe convinte che si tratti di un referendum “sbagliato nel momento sbagliato. Ridurre o no il numero dei parlamentari al di fuori di una più completa riforma istituzionale non ha senso, né garantisce un miglior funzionamento del Parlamento”, spiega Ghisalberti, e che non affronta il vero problema della nostra rappresentanza: “Non è di natura quantitativa. Si tratta invece di una questione legata alla qualità, alla modalità di selezione che dovrebbe intercettare e dialogare molto di più con la società civile. Per questo vorrei una legge elettorale che potesse garantire il diritto agli elettori di scegliersi i propri rappresentanti”, conclude Messina.

Ai rimanenti Assessori all’urbanistica Francesco Valesini (“Avendo avuto modo di misurare in questi anni gli effetti negativi sugli enti locali di molta antipolitica, sono contrario ad un cambiamento fondato su identici presupposti”) e alla Mobilità Stefano Zenoni (“Mi pare una riforma molto parziale che non tiene conto dei meccanismi che tengono in piedi una democrazia. In più, l’idea di poter risparmiare soldi diminuendo le persone l’abbiamo già visto, come per i consiglieri comunali passati da 40 a 32 e gli assessori arrivati a 9 da 12. E, in molti casi, si è visto che è stata danneggiata la qualità del lavoro per un presunto risparmio”).

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