Al culmine di una serata di eccessi ha ucciso a pugni il fratello. Per questo motivo è stato condannato a 20 anni, in abbreviato, Mohamed Mouhal, marocchino di 37 anni, ritenuto responsabile dell’omicidio del fratello Hicham, 34 anni, la sera del 24 ottobre dello scorso anno a Rogno.
L’aggressione intorno alle 22 di una sera in cui i due fratelli, conosciuti nella zona del Sebino come bevitori assidui e consumatori di sostanze stupefacenti, avevano alzato un po’ troppo il gomito. A quell’ora i vicini avevano udito urla dall’abitazione di Mohamed al terzo piano di una palazzina fatiscente in via Roma 19.
Dopo la scazzottata il 37enne aveva cercato di ripulire la scena con degli stracci ed era andato a letto, lasciando il fratello ormai morto sul divano. A ritrovarlo privo di vita, il giorno seguente, era stato il padre Brahim, 63 anni, residente in un appartamento nelle vicinanze.
L’autopsia aveva rivelato la presenza di un politrauma nella zona del volto e del petto, compatibile con una serie di cazzotti che ne avevano causato il decesso.
Mouhal, assistito dall’avvocato Maria Grazia Capitanio di Brescia, era stato fermato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo dopo un lungo interrogatorio in cui erano emerse diverse contraddizioni.
Di fronte al giudice per le indagini preliminari Massimiliano Magliacani, durante l’interrogatorio di convalida, l’uomo aveva raccontato di aver rifilato un solo pugno a Hicham durante una lite per la vetrina di un armadio di casa sua che lui avrebbe rotto nel corso di una discussione telefonica, negando di averlo ucciso.
Dai tabulati però non erano risultate chiamate della vittima in quelle ore e sul suo corpo non erano state evidenziate lesioni compatibili con l’urto contro un vetro.
La pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Antonio Pansa, aveva chiesto 20 anni: la stessa pena inflitta giovedì dal gup Federica Gaudino.
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